“E io , me ne fregio! ” : Petrolini dixit . L’arte dissacrante di un parodista deformatoreIn evidenza
Roma . Novembre 2012 . Piazza Guglielmo Pepe . Teatro Jovinelli . Viavai di camion e di scatoloni all’ entrata. Dai depositi adiacenti all’antico tempio della risata , una squadra di nerboruti facchini preleva del materiale scenico ( attrezzature , costumi , cimeli ) da
Roma . Novembre 2012 . Piazza Guglielmo Pepe . Teatro Jovinelli . Viavai di camion e di scatoloni all’ entrata. Dai depositi adiacenti all’antico tempio della risata , una squadra di nerboruti facchini preleva del materiale scenico ( attrezzature , costumi , cimeli ) da trasportare a Villa Torlonia per un ‘esposizione dedicata al varietà e allo spettacolo di rivista del Novecento . Il caposquadra , richiamando due dei suoi “uomini di fatica” , ordina loro , a gran voce, di portarsi al magazzino “Petrolini” : il primo locale , sito al numero ventiquattro del settore A . I volonterosi lavoratori , entrati velocemente in azione , giungono trafelati a luogo indicatogli , ma una ridda di voci indistinte , provenienti dall’interno dell’enorme stanza- ripostiglio , li blocca sulla soglia. Quando , entrambi , avvicinano un orecchio alla porta per ascoltare meglio il dialogo concitato : il tempo si arresta , catapultandoli nella sconosciuta e surreale dimensione degli oggetti d’arte animati . Un attorucolo bellimbusto in frac , guanti bianchi e ciuffo nero a strapiombo sulla fronte , nascondendo dietro una dizione fiorentina la cadenza tipica della Capitale , canta con atteggiamento compiaciuto e schifiltoso , un inno alla sua persona : ” Gastone son del cinema il padrone / Gastone ho le donne a profusione e ne faccio collezione / Gastone , Gastone. Sono sempre ricercato per le filme più bislacche perchè son ben calzato / perchè porto ben il fracche con la riga al pantalone /Gastone , Gastone . Tante mi ripeton sei elegante / ogni cuor si accende ed arde perchè c’ho gli occhi belli , le fossette alla Bonnard e i gesti alla Borrelli / misterioso come Ghione / Gastone , Gastone … . Da un angolo , però, fa capolino e si sbraccia un antico romano e , così , apostrofa il lambiccato gentiluomo : “Ahooo ! , ma la voi fa ‘ finita , c’ hai rintronato ! ; questo non è un consiglio , è un ordine ; quello di un imperatore … parola de Nerone !”. Al suo fianco , pallide figure con il nome inciso su di un cartellino appeso al collo, ( Fortunello , Giggi er bullo , Sor Capanna), annuiscono con ritrosìa . L’ imperatore Nerone , allora, riprende la conversazione con maggiore sicumera : “A Gastò ! , tu hai capito che sta a succedere ? ; ce stanno a sfrattà !. Dice che andiamo in mostra , c’ espongono a Villa Torlonia . La verità è un ‘altra! ; ‘sto deposito costa troppo e i padroni del teatro se lo vendono! . Chissà , dopo,dove ce butteranno ? ; forse , ce chiuderanno in una cassa e ce lanceranno in fondo al Tevere! . Eh , Gastò ! …. te ricordi , quando Petrolini ce faceva parlà ?; ogni sera , in sala, era una festa ! ; canti , balli , tanta gente , una marea …… eh , Gastò ? . Te ricordi che Italia era ? ; era l’Italia che, fatta , attendeva di fare gl’Italiani ; l ‘Italia della “Belle epoque “, che si ubriacava convinta di conquistare il progresso , di sottomettere , di civilizzare i popoli “inferiori” ; che andava in guerra per diventare uno Stato forte , in espansione ; che , sul Piave, schiaffeggiava il prepotente nemico austriaco . Quant’era bravo Petrolini ! ; sui palcoscenici di mezzo mondo ci prestava l’anima e , noi, gli restituivamo il favore ,facendogli fare bella figura a botta di monologhi e battute ,tipo : – Bisogna prendere il denaro dove si trova ; presso i poveri . Hanno poco , ma sono in tanti oppure – Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto! ; venivano giù le quinte dei teatri e si ribaltavano le sedie comprese di spettatori!….. . Che vita , quella di Ettore Petrolini ! ; ma tu , Gastò , lo sai chi era Ettore Petrolini ? , la conosci la sua storia ? ” . Gastone , facendo comparire sulle sue labbra una smorfia di diniego , controvoglia, risponde : ” Francamente , ignoro ! ” . Nerone , quindi , riprende : ” Ah !, annamo bene ! ; sei di Roma e non conosci la storia di un concittadino tuo ?, di colui che ti ha creato , che ci ha creati ? . Mò te la racconto io , la sua storia ; così t’ acculturi , somarone ! . Ettore Petrolini nacque a Roma il 13 Gennaio del 1884 : figlio di un fabbro ferraio di Ronciglione e nipote di un falegname di Via Giulia (via popolare della Caput mundi ) , si definiva ” un popolano del migliore lignaggio”. Fin da bambino, manifestò il suo interesse per lo spettacolo , scappando di casa per recarsi presso i teatrini itineranti e i baracconi di Piazza Guglielmo Pepe. A tredici anni , poveretto, si cacciò nei guai e finì in riformatorio; a quindici anni , però, decise di abbandonare la famiglia per intraprendere la carriera teatrale. Debuttò nel 1900 in un teatro del rione Trastevere : il “Pietro Cossa” e , contemporaneamente, fu ingaggiato dall ‘ impresario Angelo Tabanelli per recitare in una compagnia di provincia , la “Compagnia di Campagnano ” . Scelto lo pseudonimo di “Ettore Loris ” , iniziò la sua gavetta nei teatri popolari e nei caffè concerto : Gambrinus e Morteo . A ‘ Gastò ! , senti un po’ come Petrolini descrisse quel periodo : – Io provengo e, lo dico con orgoglio , da una piazza di pubblici spettacoli , Piazza Guglielmo Pepe e , dai piccoli caffè concerto dove, in fondo a quei bottegoni , c’era sempre un palcoscenico arrangiato alla meglio . Poche tavole , molti chiodi e quattro quinte , fondale di carta , con quasi sempre dipinto il Vesuvio (in eruzione , naturalmente) . Il teatro di Campagnano , invece, era un vecchio granaio municipale ove, la sera stessa del mio arrivo , debuttai con la macchietta : il bell’ Arturo. Al refrain, misi un piede sull’estremità di una tavola dell’ improvvisato palcoscenico fatto di tavolacce male inchiodate e che posavano su due cavalletti . Il mio peso fece sollevare una tavola e andai a finire di sotto con una elegantissima lussazione a un piede . Il pubblico , regolarmente , si divertì e chiese il bis , mentre io piangevo dal dolore e dalla rabbia . Fu l’ inizio del mio destino . Mi accorsi che ero veramente votato all’arte comica. Fu una vita selvaggia e guitta , educata a tutti i trucchi e a tutti i funambolismi davanti al pubblico , che magnava le fusajie ( i lupini) e poi tirava le cocce ( le bucce) sul palcoscenico ,al lume di certe lampene ( lampade) , mentre er fumo spargeva dappertutto un odore da bottega de friggitore – . Nel 1903 , a diciannove anni , incontrò al Gambrinus , dove era stata scritturata come cantante insieme alla sorella Tina : Ines Colapietro che divenne la sua compagna e la sua spalla nel duo comico “Loris/ Petrolini ” fino all’estate del 1911 . Nel 1907 , durante la loro prima tournèe teatrale , a Genova , Ines ed Ettore incontrarono l’impresario Charles Sèguin che li assoldò per una serie di spettacoli in Argentina , Uruguay e Brasile . A Rio de Janeiro , Ettore, in seguito ad un attacco di appendicite , fu lontano dalle scene per un mese , ma al ritorno , le sue esibizioni entusiasmarono a tal punto il pubblico che i suoi stessi colleghi , pur di non farlo tornare in Italia , rinunciarono alla loro paga in suo favore . A tournèe finita , rimase ancora qualche mese in America Latina prima di ritornare a Roma. In quel periodo , dall ‘ improvvisazione puramente istintiva ,nell’ambito della rivista e del varietà, passò alla studiata e consequenziale elaborazione di macchiette e caricature , realizzando in tal modo , un vero e proprio repertorio di personaggi : “Giggi er bullo “( tratto dal dramma di Gastone Monaldi ) , il “Sor capanna” ( sberleffo ad un suo grande maestro) , “Fortunello ” e i nostri progenitori , il ” Bell’Arturo ” e l ‘ “Antico romano ” ,attraverso i quali indirizzò la sua critica efferata al cinema muto ,ai suoi languidi e inespressivi protagonisti e alla recitazione iperbolica ed enfatica dei grandi attori drammatici . A tal proposito , affermò : – Nel periodo della musoneria italiana in cui un buon attore non era considerato tale se non si prestava alle parti lacrimose , io passai come un buffone distinto. Mi venivano a sentire per esclamare , Quant’è scemo ! . Io, ho importato la parodia . Ho abolito le definizioni di “comico ” oppure di “comico macchiettista ” e comparvero per me i primi aggettivi di “parodista ” o di “comico grottesco “e di “originale”, “fantastico” , “bizzarro ” ecc.. . Imitare non è arte perchè ,se così fosse , ci sarebbe arte anche nella scimmia e nel pappagallo . L’arte sta nel deformare – . Nel 1910 , il fondatore del Teatro Jovinelli ,Giuseppe , lo chiamò per inaugurare , insieme al commediografo e attore napoletano Raffaele Viviani , il suo nuovo , elegante teatro : in due anni riempì la scena e la platea, fino a quando, nel 1915, formò una propria compagnia , la “Compagnia di grandi spettacoli di varietà Petrolini ” con la quale rappresentò alcune riviste ( ” Venite a sentire” e ” Zero meno zero” ) scritte da lui in collaborazione con Luciano Folgore . Attirò ,poi, l’attenzione dei membri del neonato movimento d’avanguardia del Futurismo volto ad esaltare il progresso, la modernità e la velocità delle macchine e , a sovvertire e a rovesciare , con la violenza dello schiaffo e del pugno , la retorica della cultura romantica e della società convenzionale . ll capostipite di quest’ avanguardia ,Filippo Tommaso Marinetti , così commentò l’ invenzione del suo Fortunello : – Il più difficilmente analizzabile dei capolavori petroliniani – e, Petrolini , per tutta risposta , non risparmiò gli stessi futuristi , cimentandosi in una composizione di ” stornelli maltusiani” e , partecipando a delle serate /evento , nelle quali interpretò “sintesi ” elaborate dallo stesso Marinetti , dal Corra e dal Settimelli . Tale scambio intellettuale, culminò nel 1918 , con la stesura di un atto unico, realizzato insieme allo scrittore Francesco Cangiullo : “Radioscopia di un duetto . Simultaneità del teatro di varietà ” , trasformato l’anno seguente, dal regista Mario Bonnard , in un film dal titolo ” Mentre il pubblico ride” , suo esordio cinematografico accanto all’attrice Niny Dinelli . Intanto , noti drammaturghi quali : Roberto Bracco , Luigi Antonelli , Ugo Ojetti e Fausto Maria Martini , scrissero o riadattarono per la sua comicità delle commedie e , lui stesso , da solo , adattò , con successo ,il testo pirandelliano ” Lumie di Sicilia ” . Per il cinema , tra il 1920 e il 1930 , fu ” Nerone ” , nel lungometraggio del regista Alessandro Blasetti e girò con Carlo Campogalliani i film ” Cortile ” ,tratto da una commedia di Fausto Maria Martini e, “Medico per forza”, al fianco delle attrici Tilde Mercandalli e Letizia Quaranta . Per il teatro , invece, realizzò delle commedie ispirate ai suoi personaggi : “Gastone ” e “Il padiglione delle meraviglie ” e, nelle opere ” Benedetto tra le donne” e “Chicchignola “, dimostrò di esssere capace di opporre alla comicità irriverente una riflessione amara e compassionevole sulle debolezze umane . . La musica fu sua assidua compagna di lavoro : scrisse , infatti , molte canzoni in dialetto romano tra cui ” Una gita ai Castelli ” ovvero “Nannì” del 1926 ,( con il coautore Franco Silvestri ) e ” Tanto pe’ cantà ” del 1932 ( con il coautore Natale Alberto Simeoni ) , che portò in scena ,insieme alla forza dissacrante e all’ ironia sbeffeggiante delle sue interpretazioni ,in una tournèe nelle colonie italiane della Tripolitania e della Cirenaica e nei grandi teatri inglesi , tedeschi e francesi ( a Parigi ,venne invitato a recitare presso la “Comèdie Francaise” ,tempio del drammaturgo seicentesco Molière ) . Nel 1935 , una grave forma di angina pectoris , lo costrinse a ritirarsi prematuramente dalle scene e , il 29 Giugno del 1936 , spirò non prima di aver suscitato nei suoi congiunti e, in chi lo assisteva ,un ‘ultima risata . In punto di morte , alle parole incoraggianti del medico che, visitandolo , sosteneva di trovarlo ristabilito , rispose : ” Meno male, così moro guarito !” . Gastò ! , ma hai ascoltato o m’hai fatto parlà da solo ? ; ‘sti facchini , tra un po’, apriranno la porta e ce sposteranno ! . Dovemo tornà oggetti senza spirito ; tu sarai un frac , un paio di calzoni e un bastone con il pomello e, io , una tunica , un paio di calzari e una corona d’alloro !. Bella fine faremo ! ; se tutto va bene , ci ricicleranno in qualche sartoria o ci affitteranno come costumi per le feste in maschera di un milionario crapulone ! . Se gl’Italiani , oggi, avessero il coraggio di Petrolini nostro che , in piena dittatura fascista ,al cospetto del duce Benito Mussolini tutto proteso a conferirgli una medaglia al merito , esclamò : ” E io, me ne fregio!” , facendo il verso al motto squadrista ” Me ne frego!” , epurerebbero ‘sti politici che governano senza coscienza , che fanno morire la fantasia ,l’inventiva , i sogni per mandare al potere l’arroganza , la prepotenza , la grettezza di una finanza egoista ,insensibile ai richiami della poesia e dell’arte . Ah, potessi dare fuoco a Roma ancora una volta! . Insomma , Gastò ! ; non stare fermo , non guardarmi come se non avessi capito niente! . Fai il bravo , su , sbrigati !; prima che il tempo riprenda a scorrere e , i facchini irrompano , dimmi : hai capito , chi era Ettore Petrolini ? . Gastone , senza scomporsi e senza batter ciglio , dimostra all’ imperatore Nerone di aver imparato la lezione : ” Petrolini è quella cosa / che ti burla in ton garbato / poi ti dice : ti à piaciato ? / se ti offendi se ne freg “.
