Lavoro: cristo si è fermato in Campania
Povera regione Campania, dal 1960 tenta di risalire la china, ma sistematicamente gli viene mozzata la testa. Non c’è verso, siamo destinati a rimanere a vita ostaggi, visto che non cambiano mai, di una classe dirigente che finora non ha migliorato di un centimetro la sorti della Campania.

Povera regione Campania, dal 1960 tenta di risalire la china, ma sistematicamente gli viene mozzata la testa. Non c’è verso, siamo destinati a rimanere a vita ostaggi, visto che non cambiano mai, di una classe dirigente che finora non ha migliorato di un centimetro la sorti della Campania.
Stamattina l’Istat ha dato i dati dell’occupazione, ebbene, ad essere sempre gli ultimi è il sud e la Campania. Infatti, dice il rapporto, la flessione dell’occupazione è stato più accentuata nel Mezzogiorno (-5,3%) rispetto al Nord (-3,0%) e al Centro (-2,9%). A sfavore delle regioni meridionali incide il maggior peso dei dipendenti a termine (13,9% rispetto a 9,7% nel Centro-nord) e la minore presenza dell’industria, comparto che ha mostrato una maggiore tenuta occupazionale.
Lavoro, quella parola che da ben 70 anni circola in tutte le campagne elettorali. Ci vogliono idee sane, fattibili, per costruire la macchina lavorativa. Purtroppo anche cristo si è fermato in Campania. La sua presenza, purtroppo, non giova al tessuto sociale della regione. Siamo figli di un dio minore, o forse siamo stati mandati qui come il popolo d’Israele fu messo a dura prova nel deserto. Mosè impiegò quarant’anni di dura marcia per liberare il suo popolo. I campani hanno superato di lungo la marcia di Mosè: sono settant’anni che vivono girovagando per il mondo in cerca di un lavoro che la sua terra non offre.