L’Italia dell’assistenzialismo non finisce mai
ROMA- Siamo alla soglia della terza repubblica, e quelle che sono state le precedenti trasmettono alla nuova lo stesso stile di continuità. Con la seconda repubblica la corruzione è aumentata, il lavoro manca lo stesso, le politiche sociali sono andate a farsi benedire, la classe dirigente è pegg…

ROMA- Siamo alla soglia della terza repubblica, e quelle che sono state le precedenti trasmettono alla nuova lo stesso stile di continuità. Con la seconda repubblica la corruzione è aumentata, il lavoro manca lo stesso, le politiche sociali sono andate a farsi benedire, la classe dirigente è peggiorata, insomma, nulla è cambiato.
L’Italia ha sempre tenuto il passo con se stessa, a partire dal popolo, che ha scelto sempre la stessa classe dirigente per convenienza. Il popolo ha scelto in base al grado di inattendibilità e non certamente guardando ai suoi interessi. Se voti sempre le stesse persone, diventi complice del maltolto, oppure ti conviene tenerli perché ti fanno comodo.
Oggi si parla di un aiutino alle persone povere. Sarà un altro flop che non risolve nulla. È giusto dare a chi ne ha bisogno in fasi di difficoltà, ma darlo attraverso una tessera che sembra uguale a quella che dava Mussolini ai tempi del fasciamo per avere il pane, è quasi una forma di offesa. Ci vogliono politiche che garantiscono il reddito a chi lo perde, ma la priorità deve rimanere sempre la costruzione di condizioni di lavoro per far diventare l’aiuto momentaneo.
Il nostro paese ha avuto anni bui perché il popolo si è abituato agli aiuti momentanei che giungevano da parte dello stato. Il sud è la dimostrazione lampante dell’assistenzialismo di stato. Intanto questi aiuti non hanno risolto il problema, anzi, lo hanno aggravato.