Al sud si muore di lavoro, ma per Renzi tutto va bene
ROMA- L’unico posto dove la crisi lavorativa non ha colpito notevolmente l’occupazione è il Lazio, che fa registrare 116mila posti di lavoro in più, per il resto, al Sud, è una mannaia.

ROMA- L’unico posto dove la crisi lavorativa non ha colpito notevolmente l’occupazione è il Lazio, che fa registrare 116mila posti di lavoro in più, per il resto, al Sud, è una mannaia. Secondo i dati Istat, Nel periodo 2008-2015 il numero dei lavoratori occupati in Italia è complessivamente calato di 656.911 unità: ben 486mila posti di lavoro sono stati persi al Sud e nelle Isole. Il Sud rimane la maglia nera di un fenomeno mai emarginato. Al sud il lavoro non c’è mai stato, e grazie all’assistenzialismo costruito ad arte dalla vecchia Democrazia Cristiana con la netta complicità dell’allora Partito Comunista Italiano, hanno fatto sì che il sud restasse isolato dal mondo produttivo italiano.
In termini percentuali ad aver risentito maggiormente della crisi è stata la Calabria, dove sono andati in fumo il 12,92% dei posti di lavoro. A seguire il Molise (-9,52%) e la Sicilia (-9,27%). Al Nord la regione che ha sofferto di più in questi anni è il Friuli Venezia Giulia (-4,32%), seguita dal Veneto (-4,06%) e dalla Liguria (-3,86%). La Lombardia (-0,66%) è sostanzialmente ai livelli di occupazione fatti riscontrare prima della crisi, mentre il Trentino Alto Adige riesce addirittura a far crescere del 4,37% i propri occupati. Un dato in controtendenza rispetto al trend nazionale e più in particolare rispetto alla condizione del resto del nordest del Paese.
Il gap tra le due parte del paese rimane alto. Al sud le politiche lavorative o non sono state messe in campo o non hanno mai funzionato. Nel tempo al sud si è parlato molto di formazione, ahimè, sempre in mano a partiti e sindacati di sinistra, non ha mai formato nessuno e non ha prodotto nessun posto di lavoro. Oltretutto al sud, dove la situazione è veramente drammatica, si continua a fare leggi solo in grado di continuare ad elargire clientelismo politico ma, nel concreto, di lavoro vero zero. I giovani non vengono nemmeno aiutati quando, coraggiosamente, tentano la strada autonoma per crearsi un lavoro. Infatti le imprese giovanili dopo due anni chiudono i battenti trascinandosi dietro enormi problemi che ci vorranno anni per rimettere a posto. Grazie ad uno stato e enti locali che bloccano sul nascere la volontà di aprirsi un’attività con una burocrazia asfissiante e una tassazione insostenibile.
Il sud continua a morire, ma per gli attori dei palazzi romani e delle maggiori istituzioni locali, poco importa. Il sud non decolla perché a girare intorno ai palazzi del potere sono sempre gli stessi uomini. Non cambia mai nulla, e le idee rimangono arrugginite e per i giovani e i cinquantenni non c’è speranza di vita dignitosa.