Paragone (M5S): “Vivo il Palazzo come se fosse una grande redazione”
ROMA – Dal giornalismo al Palazzo. “Io vivo il Palazzo come se fosse una grande redazione –ha affermato Paragone in una intervista Radio Cusano Campus-. La mia curiosità resta la stessa.

ROMA – Dal giornalismo al Palazzo. “Io vivo il Palazzo come se fosse una grande redazione –ha affermato Paragone in una intervista Radio Cusano Campus-. La mia curiosità resta la stessa. M’aspettavo la ritualità di alcuni riti istituzionali, quella fretta di dare delle risposte che io pretendevo in termini giornalistici, mi sono accorto che è difficile calendarizzare con la stessa velocità che vorresti. E’ la dannazione di tutti quelli che debuttano nelle istituzioni. Ieri pomeriggio ero con Sergio Bramini, io vorrei già partire con la commissione d’inchiesta sulle banche, lui vorrebbe già partire con la legge Bramini per aiutare gli imprenditori in difficoltà, però c’è tutto un processo istituzionale da rispettare. Ognuno di noi pensa che quello che sta proponendo sia prioritario. Il problema è che devi cominciare la partita. La commissione d’inchiesta sulle banche penso possa essere incamerata verso settembre ma essendo bicamerale avrà bisogno di passare sia alla Camera che al Senato, mi auguro che a novembre possa partire”.
Sul governo M5S-Lega. “Fiducioso lo devo essere perché mi accorgo che c’è una grande aspettativa nel Paese, soprattutto in quei ceti fortemente toccati dalla crisi. Ci si aspetta un cambiamento sul lavoro, sui diritti fondamentali. Tutti ci stiamo accorgendo che al di fuori della politica c’è un potere che ancora oggi non si rassegna al fatto che ci sono persone nuove che loro non conoscono, che si sono messe in testa l’idea di partire dal basso. Guardate l’attacco di Confindustria al decreto dignità, è un attacco che viene da una confederazione che evidentemente ha paura del cambiamento. Quando sento il presidente di Confindustria Boccia dire che bisogna tenere i conti in ordine, vorrei dirgli: tu sei lo stesso che non è riuscito a controllare nemmeno i conti de Il sole 24 ore? La Confindustria che dal Veneto fa partire il canto di dolore, la protesta contro il governo, ha dentro il signor Zoppas che forse ha delle responsabilità quantomeno relazione rispetto a Consoli di Banca Veneto. Quando io dico Zoppas vi vengono in mente gli elettrodomestici, invece non fa questo, fa acque minerali. Ormai il business di uno come Zoppas è Acqua San Benedetto, siamo dentro ancora alle concessioni. Dismettono la parte imprenditoriale dove c’è il rischio d’impresa e poi si fanno forti di questa politica imprenditoriale che si regge sulle concessioni con rischio pari a zero. Ogni tanto a questi imprenditori bisogna ricordare la loro carta d’identità, chi sei signor Zoppas e cosa hai fatto prima? Quando sono venute giù le banche venete, tu Zoppas hai preso o no dei prestiti a condizioni di vantaggio? Te ne sei andato via prima sì o no? E’ vero o no che sei tra i multati da Banca d’Italia. Ci sono tutta una serie di relazioni per cui tu capisci che hanno paura del cambiamento. Dicono che la politica del governo è para marxista? E’ la classica cretinata che sparano per difendersi. Il più marxista sono loro che ormai si sono dimenticati del rischio d’impresa, fanno pagare il rischio ai cittadini”.
Su Ponte Morandi. “La vicenda giudiziaria riguarda il crollo del ponte. La vicenda politica su un tagliando alla concessione è una valutazione politica. E allora facciamo questa valutazione politica: perché devi aumentare tutti gli anni il pedaggio? Poi dopo un po’ capisci, una volta che le carte vengono desecretate, che nel gioco il croupier era sempre la società Autostrade. Io penso che si debba rivedere tutto nello spirito in cui le liberalizzazioni erano state vendute in termini politici: più mercato quindi il cittadino ci guadagna. Vi risulta che il cittadino ci abbia guadagnato? Quando c’era il cattivissimo Stato imprenditore noi abbiamo ricevuto dalle reti idriche a quelle autostradali ciò che adesso stiamo vivendo, un servizio per i cittadini. Tutto a un tratto, in nome delle liberalizzazioni, si sono inventati la storia dei capitani coraggiosi, degli imprenditori che si mettevano al servizio del Paese, tutto con la leva del debito. Il debito è mai stato onorato? Oppure c’è stata una partita di giro finanziario per cui sono sempre riusciti a farla franca? A me piacerebbe con la commissione banche fare un check su questo”.