Promuovitalia in Fallimento, un altro giocattolo dell’inefficienza politica
ROMA- Promuovitalia è stata fondata nel 2004 dal governo Berlusconi con lo scopo di favorire “l’occupazione e lo sviluppo dell’industria turistica”.

ROMA- Promuovitalia è stata fondata nel 2004 dal governo Berlusconi con lo scopo di favorire “l’occupazione e lo sviluppo dell’industria turistica”. Sino al 2013 tutto è filato liscio, con la società che – nonostante fosse di proprietà del Mibact attraverso l’Enit– lavorava, con bilancio in attivo, per l’80% con il Mise. Poi la situazione è precipitata: nel 2014 e nel 2015 sono stati accumulati i debiti che hanno portato il ministero l’Enit, a nominare un liquidatore per attuare la procedura di autofallimento. Questa è la storia di una società che doveva garantire sviluppo turistico al paese, ma come avviene in tutte le società costruite dalla politica, dopo pochi anni ci sono buchi nei bilanci che alla fine portano al fallimento. L’ennesima storia di ordinario disastro italiano per il turismo. Purtroppo a farne le spese della cattiva gestione ci sono i 50 lavoratori, che attendono di essere ricollocati in Invitalia. Per ora hanno ricevuto le lettere di licenziamento.
La società si proponeva come ente assistenziale per realizzare progetti finanziati dal Ministero dello Sviluppo economico e dal dipartimento del Turismo, anche se con un raggio d’azione poco definito e per questo soggetto a stanziamenti di risorse messi dapprima in discussione, come quelli destinati alla formazione dei vigili urbani. Responsabile di ulteriori corsi di formazione per disoccupati meridionali, con il progetto “Lavoro e Sviluppo”, ha realizzato 6 mila tirocini formativi al costo di 10 mila euro l’uno (per 60 milioni di euro) con un tasso di occupazione del 25% ma che, secondo le denunce, sarebbero stati incassati parzialmente e in via indiretta da un dirigente della stessa Promuovitalia .
Promuovitalia è presto diventata nota per l’aumento di dipendenti e consulenti, per gli “stipendi d’oro” di manager e dirigenti e per le liti interne, che hanno portato a problemi legali e ad una gestione insostenibile, fino alla chiusura dell’azienda. La decisione di chiudere la società è stata del Ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini che ne ha deciso la liquidazione con Lg. 106/2014. Il danno complessivo non è facile da quantificare, anche perché negli ultimi anni di gestione è venuta meno anche la trasparenza sui conti dell’azienda. La gestione è divenuta insostenibile quando sono terminati i fondi per pagare stipendi e creditori, situazione verificatasi nonostante il tentativo di riportare ordine tentato durante il governo Letta da un delegato dell’ex ministro Bray.