Ricky Memphis: “Il poeta metropolitano”

Primavera 1989. Roma, quartiere Montemario. In un ristorante-cabaret sulla via Trionfale, gli avventori consumano la loro cena in attesa dell’inizio dello spettacolo previsto per le ore 21:00. In scena, Riccardo Fortunati, ventenne, muratore di giorno e poeta  di notte.

Ricky Memphis: “Il poeta metropolitano”

Primavera 1989. Roma, quartiere Montemario. In un ristorante-cabaret sulla via Trionfale, gli avventori consumano la loro cena in attesa dell’inizio dello spettacolo previsto per le ore 21:00. In scena, Riccardo Fortunati, ventenne, muratore di giorno e poeta di notte. Seduti a un tavolo, Alberto Silvestri, uno degli autori del “Maurizio Costanzo Show”, e un giornalista-critico teatrale discutono della prossima edizione della trasmissione. “Guarda, secondo me, il ragazzo che vedrai esibisrsi fra poco, è perfetto!… Io son già venuto qui la settimana scorsa e devo dire che mi ha stupito!…E’ forte, Albe’, fortissimo!…”, perora, concitato, il giornalista, la causa del giovane esordiente. “Signore e signori, lo abbiamo aspettato con tanta pazienza e adesso, anche se con un po’ di ritardo, è arrivato e ci farà sorridere e riflettere con le sue poesie!…Signore e signori, ecco a voi , il “poeta metropolitano”!…”, annuncia il proprietario del locale. “Buonasera a tutti!, scusate per il ritardo, ma non è colpa mia!…Stasera, mezza Primavalle s’è riversata sulla Trionfale…Comunque, ora ce semo e se po’ pure comincia’…Prima de’ tutto, me presento per chi non mi conoscesse, mi chiamo Riccardo Fortunati, ma pe’ li amici so’ Ricky…De mestiere, dall’età di quattordici anni, faccio er manovale, ma la passione mia è la poesia…Io scrivo, ma…soprattutto leggo…leggo ‘n’sacco de’ libri!…tutti quelli che non ho letto a scola!…Nei libri, ce so’ tante risposte, tutte quelle che la vita non te dà!…E allora, pure la poesia, per me, è un rifugio…un rifugio dove trovà tanta bellezza, quella che un mestiere come er mio fa scorda’!…Ma , nella poesia, c’è anche tanta verità, perché la mia non è la poesia dei grandi…che so: Gioacchino Belli, Trilussa!…Capirai, io non so’ manco diplomato!…No, la mia è ‘na poesia de strada, ‘na poesia metropolitana!, quella de’ la gente qualunque!…Mò, fateme er piacere, stateme a senti’!…Sentite, sentite, com’è la vita mia, la vita de ‘n’manovale: “Spegni, gira, impasta,smura, nun gliela faccio più sta vita è troppo dura/Alle sei de la matina me comincia la giornata, alle sette sto al cantiere con la schiena già piegata/’Mpasta un po’ de roba, sposta le saccocce, mo arriva lo stagnaro, valli a fa le tracce/ Me incollo sulle spalle 50 chili a volta, me se incarchiano le vertebre e me vie’ la schiena storta/Poi pe’ fa’ le tracce me faccio proprio male, mi sa che qualche volta finisco all’ospedale/De 10 mazzettate so quattro sulle dita/Te pare giusto che me tocca fa sta vita?/ Nun gliela faccio più ,quanno è il venerdì sera me pare de sorti’ fora dalla galera/ Nun me pare vero due giorni senza lavora’, alzamme a mezzogiorno e la notte anda’ a balla’/Però so troppo poche solo quarantotto ore/ la sera de domenica me viene mal de core…”. Quindi, finita l’esibizione, uno scroscio di applausi attesta al debuttante-fine dicitore il gradimento del pubblico, inducendo Silvestri, favorevolmente impressionato, a richiamarlo con un cenno, affinché si avvicini al tavolo per parlare. “Salve giovanotto!…Io mi chiamo Albero Silvestri e sono un autore televisivo…. quello che vede accanto a me è un noto critico teatrale, che ha tanto insistito perché venissi qui, stasera, a vederla…Senta, le capita qualche volta di vedere il “Maurizio Costanzo show”?…No, perché io collaboro a quel programa e lei sarebbe perfetto come nuovo personaggio!…Lei, ha del talento, sa?…funziona, convince…le sue poesie sono convincenti, uno spaccato di umanità semplice, senza artificiosità…Bravo, davvero, bravo!…”, si complimenta, entusiasta, il noto autore televisivo. “Grazie!…co’ tutti ‘sti apprezzamenti me sta a’ gira’ la capoccia!…Certo che lo vedo er “Costanzo show”!…ma non ho capito che dovrei veni’ a fa’…”, esprime le sue perplessità il ventenne. “Ma come?…mi sembra chiaro, no!…Scusi, lei recita o no poesie metropolitane?…”, domanda l’autore al ragazzo, chiosando: “E allora, lei sarà il nostro “poeta metropolitano”!…”.
“Se non fosse stato per un giornalista che una sera, in un locale underground, mi ascoltò recitare le mie poesie metropolitane in romanesco, probabilmente, oggi, sarei ancora un manovale, senza diploma, ma appassionato di lettura e scrittura”. Così, l’attore Ricky Memphis, si raccontava qualche tempo fa, in un’intervista. Nato a Roma, il 29 agosto del 1968, “Riccardo Fortunati”, questo il vero nome dell’artista, all’età di quattro anni rimane orfano del padre, morto in un incidente stradale. Tirato su dalla madre, con l’aiuto della numerosa famiglia di quest’ultima (dodici fratelli), cresce insieme con la sorella più piccola e con i cugini nel quartiere Montemario. Poco incline agli studi, ma appassionato di lettura e di poesia, non ancora maggiorenne lavora come manovale in un cantiere edile, esibendosi la sera in diversi locali della Capitale nelle vesti di “poeta metropolitano”. E proprio nel corso di una di queste serate viene notato da un cronista assiduo frequenatore del salotto televisivo del “Maurizio Costanzo Show”, che lo propone al noto conduttore, autore e giornalista Maurizio Costanzo. Quindi, ospite fisso della seguitissima trasmissione Mediaset dal 1989 al 1990, nel corso della quale recita le sue poesie con il nome d’arte di “Ricky Memphis”(in omaggio al suo mito, il cantante Elvis Presley) , conquista la simpatia del pubblico al punto da decidere di intraprendere la carriera di attore. Nel 1991, allora, avvicinatosi all’ambiente del Cinema, ottiene, appena ventitreenne, il suo primo ruolo nel film “Ultrà”, diretto dal regista e attore Ricky Tognazzi, in cui rivela intense doti di interprete drammatico, grazie alle quali si aggiudica il premio come “miglior attore non protagonista”alla quarta edizione dell’European Film Awards. Divenuto nella prima metà degli anni Novanta il volto di pellicole incentrate su tematiche sociali, come il disagio delle periferie, la violenza giovanile e la lotta alla criminalità organizzata (“Pugni di rabbia” di Claudio Risi, “La scorta” e “Vite strozzate”di Ricky Tognazzi, “Il branco” di Marco Risi e “Palermo Milano-Solo andata” di Claudio Fragasso), tuttavia, si concede qualche incusione nell’ambito della commedia, ritrovando la vena ironica e la comicità spontanea degli esordi nei film: “I mitici-Colpo gobbo a Milano”di Carlo Vanzina, girato in coppia con l’amico Valerio Mastandrea e “Le faremo tanto male” di Pino Quartullo. In seguito, debuttato anche sul piccolo schermo nelle serie Mediaset “Ultimo” di Stefano Reali e “Ultimo-La sfida” di Michele Soavi e, conquistata una vasta popolarità, recitando per sei edizioni (dal 2000 al 2006), il ruolo dell’ipsettore ” Mauro Belli”, nella fiction Distretto di Polizia”, alterna i set televisivi a quelli cinematografici. Fra il 2002 e il 2017, infatti, prende parte a commedie (“Paz!” di Renato De Maria, “Immaturi” e “Immaturi-Il viaggio” di Paolo Genovese, “Ex-Amici come prima!”, “Mai Stati Uniti”, “Un matrimonio da favola”, “Torno indietro e cambio vita”e “Miami Beach” di Carlo Vanzina, “Vacanze di Natale a Cortina” e “Ma tu di che segno sei?” di Neri Parenti, “L’ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi, “Soap opera” di Alessandro Genovesi) e a pellicole impegnate ( “Milano Palermo-Il ritorno” di Claudio Fragasso, “La mossa del pinguino” di Claudio Amendola e “Ovunque tu sarai” di Roberto Capucci), partecipando contemporaneamente a serie Tv Rai e Mediaset di genere drammatico, poliziesco e comico quali : “Crimini bianchi”, diretta da Alberto Ferrari, “Caccia al Re-La narcotici” di Michele Soavi e “Come un delfino”, fiction diretta da Stefano Reali e prodotta dall’attore Raul Bova, ispirata alla storia del nuotatore Domenico Fioravanti, costretto a ritirrasi per una ipertrofia cardiaca , “Notte prima degli esami ’82” , trasposizione televisiva dell’omonimo film di Fausto Brizzi, diretta da Elisabetta Marchetti, “Tutti pazzi per amore” di Laura Muscardin e “Immaturi-La serie” di Rolando Ravello. Sposato con Alessia Cerasaro e padre di Francesco e Maria, nel 2018/2019 interpreta le pellicole “Loro” di Paolo Sorrentino e “Ma cosa ci dice il cervello” di Riccardo Milani, rivelando : “La mia vita è stata segnata dalla precoce morte di mio padre, ma la mia infanzia è stata ugualmente felice , rumorosa, divertente e piena di bambini poiché sono cresciuto con tanti zii e cugini che abitavano quasi tutti nello stesso quartiere romano. Naturalmente i problemi si scoprono crescendo: mia mamma è stata sempre molto presente, ma è molto difficile non avere un padre ed una relazione maschile, soprattutto in un ambiente sociale alquanto duro come quello dei sobborghi della Capitale. Solo con il tempo mi sono reso conto di quanto questo dolore e questa mancanza mi abbiano segnato. Però, dentro di me, ho sempre sentito la presenza di Dio ed ho sperimentato un continuo scambio con Gesù. Con Lui ho sempre avuto una relazione personale che mi ha allevato e fatto crescere: Gesù è stato il mio vero Padre”.