Rino Gaetano: “Il genio ribelle della musica italiana”

Estate 1979. Capocotta, spiaggia del litorale romano tra Castel Porziano e Torvaianica. Il cantautore Rino Gaetano, appena rientrato da un viaggio a Città del Messico e da un soggiorno a Stromboli, reduce dal successo del singolo Nuntereggae più, sta festeggiando con gli amici il Ferragosto, qua…

Rino Gaetano: “Il genio ribelle della musica italiana”

Estate 1979. Capocotta, spiaggia del litorale romano tra Castel Porziano e Torvaianica. Il cantautore Rino Gaetano, appena rientrato da un viaggio a Città del Messico e da un soggiorno a Stromboli, reduce dal successo del singolo “Nuntereggae più“, sta festeggiando con gli amici il Ferragosto, quando la sua comitiva, riunita intorno a un falò, gli chiede di intonare il brano. “Rino…e daje, su!…che te costa…sonace ‘sta canzone!…”, lo esorta Nando, suo amico di infanzia. “‘A Nando, ma che davvero?…mo’ me voi fa’ canta’ pure ‘n’vacanza?…”, replica Gaetano, continuando: “E poi, il fatto è un altro…il fatto è che non è ‘na canzone da falò…Voi, tu, tutti, lo dovete capi’: le mie canzoni sembrano facili, ma in realtà, so’ complicate!…Sembrano facili, per il ritmo, perché so’ orecchiabili, ma poi, scava scava…e se trovano certi significati che, a un primo ascolto, uno manco ce pensava!…Prendi :”Gianna”, sembra ‘na canzone pe’ bambini e invece…parla del cambiamento dei costumi…della società…ma tanto in Italia se provi a di’ le cose serie con leggerezza te scambiano per un menestrello, pe’ ‘n’buffone!…Qua, ti prendono sul serio solo se piangi, se attacchi con il drammone, se te prendi sul serio…se canti accigliato!…Sai che c’è ,’a Nando?, c’è che delle volte me ne vorrei anna’!…Me vorrei trasferi’ dove non me conoscono…dove non c’hanno pregiudizi!…Prendi quello che è successo dopo che ho cantato “Nuntereggae più” a “Domenica in”,la trasmissione di Corrado…Tutti a critica’, a di’ che so’ stato irrispettoso, che ho attaccato la classe dirigente, i politici, ma a me, non me ne importa niente!…’A Nando, io volevo solo di’ che ‘sto Paese è vecchio, che ‘sto Paese non cambia mai…che a domina’ so’ sempre le vecchie logiche e che non cambierà se non saremo noi , gli italiani, tu, io, mi padre, tu padre, mi madre, tu madre e gli altri a cambiarlo!…Voglio di’, noi s’aspettamo sempre le cose dall’altri, ma la verità è che l’altri semo noi!…Quindi, adesso, m’hanno affibbiato l’etichetta di quello “contro”, ma io non so’ contro niente, anzi, io so’ a favore de ‘sto Paese,ma del rinnovamnento, però!…A, ma sai che tidico, a’ Na’?, che io non m’arrendo!…Loro, i discografici, quelli che contano, me vorrebbero ‘m’bavaglia’…vorrebbero che mi mettessi a scrivere le canzoni d’amore…così, in modo da sta’ tranquilli!…da non ave’ grane pe’ causa mia!…ma io , le canzoni d’amore non le so’ scrive e manco le vojo scrive’…io non voglio parla’ de me, delle mie cose,ma del mondo, delle difficoltà, ma pure delle gioie, degli entusiasmi della gente!…Insomma, a’ Nando, io vorrei lascia’ n’segno…vorrei che un giorno, quando non ce sarò più, i giovani, me conoscessero …vorrei che conoscessero le mie canzoni, che la mia musica, le mie parole me sopavvivessero…Forse sto esagerando…però, sai come me piacerebbe essere ricodato?…come “Rino Gaetano: er genio ribelle della musica italiana!”…”.
“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio!; io non lo temo, non ci riuscirà. Sento che che le mie canzoni saranno cantate dalle generazioni future che , grazie alla comunicazione di massa, capiranno e apriranno gli occhi,anziché averli pieni di sale”. Così, il cantautore Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano, in un’intervista rilasciata a una rivista musicale,nel 1979, in occasione della registrazione del brano “Nuntereggae più” e ripubblicata per il settantesimo anno dalla nascita, appena celebrato. Nato a Crotone, in Calabria, il 29 ottobre 1950 , da una famiglia di umili origini, nel 1960 si trasferisce a Roma con i genitori e la sorella maggiore Anna. Poi, frequentate le scuole Medie e le Superiori presso il collegio “Piccola Opera del Sacro Cuore” di Narni( in provincia di Terni), nel corso dell’adolescenza manifesta un’inclinazione per la scrittura,componendo poemetti (“E l’uomo volò“), e per la musica, suonando il basso e la chitarra con il suo quartetto i “Krounks“, specializzato in cover di Adriano Celentano, Fabrizio De Andrè, Bob Dylan e dei Beatles. Autore di stornelli e protagonista di spettacoli teatrali al limite del paradosso (“I poemetti” di Vladimir Majakovskij “Aspettando Godot” di Samuel Beckett e “Pinocchio” di Carmelo Bene), negli anni Settanta, decide di intraprendere la carriera di cantautore,esibendosi presso il Folkstudio, locale, tempio della militanza politica, presso cui viene notato dai già affermati: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Quindi, iscrittosi alla SIAE, malgrado il minaccioso ultimatum da parte dei genitori: “Se entro un anno non sfondi nel campo della musica, vai a lavorare”, incide il quarantacinque giri mai venduto “Jacqueline”/”La ballata di Renzo“(1972) e un anno dopo, con la casa discografica “It”, il quarantacinque giri “I love you Maryanna/ Jacqueline“, firmato per timidezza con lo pseudonimo “Kammamuri’s”, personaggio dei “Pirati della Malesia“, dello scrittore Emilio Salgari. Non troppo convinto delle sue doti vocali, tuttavia, nel 1974 pubblica il suo album d’esordio: “Ingresso libero”, contenente i brani: “Tu, forse non essenzialmente tu” e “I tuoi occhi pieni di sale“, seguito dal disco “Ma il cielo è sempre più blu“, grazie al quale riceve gli apprezzamenti lusinghieri degli esperti che lo accostano al cantautore Enzo Jannacci. Rifiutata l’etichetta di “cantante spensierato”, di “guitto dissacratore”, ritenendosi “interprete del disagio” e “solista dell’emarginazione”, nel 1976 pubblica il secondo LP “Mio fratello è figlio unico“, la cui uscita commenta così: “Ho analizzato la situazione dell’escluso, dell’emarginato dalla società e ho concluso che, in fondo, siamo tutti figli unici!. I rapporti di convivenza sono determinati dal dovere e non dal piacere d’incontrarsi e di collaborare umanamente”. Riscosso nel 1977 un nuovo successo con il singolo “Berta filava” e, scoperte le sonorità del reggae del musicista jamaicano Bob Marley, contaminate con il pop e con il rock, compone la canzone “Aida”, inno all’Italia, descritta come “donna bella, dalle molteplici facce“. Poi, nel 1978, l’apparizione nella trasmissione televisiva Rai “Domenica in “, condotta da Corrado, con indosso una muta da sub, gli spalanca le porte della ventottesima edizione del Festival di Sanremo, alla quale partecipa con il bano “Gianna”, apripista dell’album “E cantava le canzoni“, contenente “Nuntereggae più“, critica efferata ai luoghi comuni e agli status symbol dell’italiano medio, il cui testo viene censurato dalle radio e dalle Tv. In crisi creativa, inciso un quinto album “Resta vile maschio , dove vai?”, scritto a quattro mani con Mogol, si esibisce al Festivalbar e a Un Disco per l’estate, protestando contro l’esibizione in playback dei cantanti. Poco incline alla scrittura di canzoni d’amore, nel sesto album “E io ci sto“(1980), affronta i temi dell’impegno civile, in tono serio e a ritmo di rock, ritmo che , su iniziativa della casa discografica RCA, porta in giro, in promozione, nei teatri della Penisola, esibendosi con il collega Riccardo Cocciante e il gruppo emergente i “New Perigeo“. Gaetano ha ancora nelle orecchie la musica suonata durante quell’ultimo tour , quando, alle 3:55 del 2 giugno 1981, a bordo della sua utilitaria, di ritorno dalla serata in un locale, arrivato in Via Nomentana, all’incrocio con Viale Ventuno Aprile, si accascia sul volante dell’auto che, sbandando, invade la corsia opposta, dove viene travolta da un camion. Trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso del Policlinico Umberto I con una frattura al cranio e già in coma, si spegne alle 6:00 del mattino, dopo aver atteso per ore di trovare un posto nel reparto di traumatologia dei vari nosocomi della città. Salutato a distanza di qualche giorno da familiari e amici nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, la stessa presso la quale avrebbe dovuto sposarsi con la fidanzata Amalia, di sé aveva detto: “Io, come altri artisti della mia generazione, faccio musica leggera,ma questo non mi impedisce di dire cose leggere che leggere non sono. Io parlo anche d’amore,ma evito di raccontare situazioni del tipo: lei mi lascia, va dall’altro, si pente e torna da me. Anche nel linguaggio cerco di essere realista. Cioè, parlando d’amore, evito di usare le solite parole leziose e inutili. L’amore è simile all’oppio, regala uno stato di benessere e una condizione di serenità in cui è impossibile distinguere il reale dell’immaginario”.