Sgravi pubblicità, esclusi i giornali online, siamo giornalisti di serie B
ROMA- La maggior parte dei giornali online vive uno stato di sofferenza enorme, dove la legge li equipara a quelli cartacei e maggiori, che ottengono i lauti contributi di stato, ma vengono esclusi da tutto e tutti.

ROMA- La maggior parte dei giornali online vive uno stato di sofferenza enorme, dove la legge li equipara a quelli cartacei e maggiori, che ottengono i lauti contributi di stato, ma vengono esclusi da tutto e tutti. Eppure negli ultimi anni i giornali online sono aumentati a dismisura, ma a nessuno importa che questi soggetti sono comunque dei contenitori d’informazione che andrebbero tutelati alla pari di quelli cartacei.
Internet è diventato il motore dell’informazione. Negli ultimi dieci anni, i quotidiani a stampa perdevano il 25,6% di utenza, i quotidiani online ne acquistavano solo il 4,1% (oggi l’utenza complessiva è al 25,2%). Al contrario nel campo dei periodici, si è registrata nell’ultimo anno una ripresa sia dei settimanali (il 31% di utenza, +1,8%), sia dei mensili (il 26,8% di utenza, +2,1%). Sono alcune delle tendenze fotografate nello studio su “I media e il nuovo immaginario collettivo” condotto dal Censis e contenute nel 14° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, promosso da Facebook, Mediaset, Rai, Tv2000 e Wind Tre, presentato oggi a Roma in sala Zuccari al Senato.
Nonostante ciò, i giornali online sono diventati un passatempo e non più un lavoro per le migliaia di giornalisti che per ovviare alla carenza occupazionale cercano in un giornale online di propria costruzione di continuare a fare il mestiere di giornalista. Chiaramente non è tutto oro che luccica, anzi, è proprio miseria per chi si cimenta ad aprire un giornale online. Viene da chiedersi se le testate online fanno parte dell’editoria? Della stampa quotidiana e periodica? Per il Governo italiano sembrerebbe di no: il mondo del web sarebbe infatti completamente tagliato fuori dal bonus pubblicità: l’agevolazione introdotta dall’articolo 57-bis del decreto-legge n. 50 del 2017 per favorire il rilancio del settore editoriale. Il credito funziona così: attraverso il riconoscimento di un credito d’imposta al 75% per le imprese e i lavoratori autonomi che investono in campagne pubblicitarie su quotidiani e periodici, emittenti TV e radio locali. Agevolazione che arriva al 90% se a investire sono piccole e medie imprese, microimprese e start-up innovative. Un’agevolazione importante dalla quale sarebbero esclusi gli investimenti sul web. Di conseguenza le aziende che investono sulle testate online non potranno beneficiare del contributo e saranno quindi orientate a spendere sui concorrenti cartacei. Mettendo in piedi uno scenario di concorrenza a dir poco sleale. Eppure il decreto legge fa espresso riferimento alla “stampa quotidiana e periodica” ed è ormai pacifico che le testate online, registrate in Tribunale, iscritte al ROC, con un direttore responsabile, siano completamente parificate dalla legge e dalla giurisprudenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione alle testate cartacee.
Ancora una volta nessuno vuole riconoscere il lavoro dei giornalisti online che passano ore ore a fare informazione che, purtroppo, si rivela gratis non solo per chi la legge, ma anche per i giornalisti che devono farla. Disgraziatamente per fare questo lavoro i giornalisti online devono fare un altro lavoro per vivere, a volte di notte, per poi fare i giornalisti di giorno. Se questa è l’attività di giornalista, visto che non c’è nemmeno lavoro nei grandi giornali e questo lavoro è anche sottopagato, forse è meglio cambiare mestiere perchè ogni nostro sforzo è reso vano.