Uno vale uno: tempi che non ci sono più nel M5S
Le polemiche che sono sorte per la scelta dei candidati alle europee non hanno per niente giovato l’intero assetto del M5S. Le polemiche si sommano quotidianamente e non saranno certamente utili in vista del prossimo appuntamento elettorale del 26 maggio. Cade il mito grillino dell’uno vale uno.

Le polemiche che sono sorte per la scelta dei candidati alle europee non hanno per niente giovato l’intero assetto del M5S. Le polemiche si sommano quotidianamente e non saranno certamente utili in vista del prossimo appuntamento elettorale del 26 maggio. Cade il mito grillino dell’uno vale uno. Caput.
Le polemiche interne sono tante, si parte per le restituzioni con importo forfettario degli stipendi, «donazione» mensile alla piattaforma Rousseau e periodici contributi per eventi e campagne elettorali, oltre a un mal di pancia contro la piattaforma. Tutti malesseri che serpeggiano nei gruppi su quello che una volta era il modello a Cinque Stelle.
A risvegliare le proteste, seppure anonime, sono state le voci di un nuovo «prelievo» dagli stipendi; 2mila euro da versare al comitato per le elezioni europee 2019 per il finanziamento della campagna elettorale. Poi ci sono le spese fisse, tolte dallo stipendio ogni mese. Si tratta dei famosi e contestati «2mila e 300 euro mensili», comprensivi di bonifico di restituzione e 300 euro da versare all’Associazione Rousseau «per il mantenimento della piattaforma».
Un insieme di fattori, partendo anche dalle politiche troppe spostate a sinistra, portano l’elettorato che ha votato cinque stelle il quattro marzo, a prendere le distanze dal movimento. A beneficiarne sono partiti nazionalisti come la Lega e Fratelli d’Italia. Le prossime europee possono disegnare un nuovo scenario politico con un movimento indebolito e non più quello uscito dalle politiche.