Approvata la tassa sul compleanno: volevi uscire a festeggiare? Ti tocca pagare | A rimetterci siamo sempre noi cittadini

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Il governo ti rovina le feste di compleanno - quotidianoitalia.it

Una nuova tassa che ti rovina la festa. Ora il governo ti fa pagare anche quando viene il tuo compleanno

Pagare le tasse è un dovere che ogni cittadino italiano conosce bene. Tra imposte dirette e indirette, balzelli locali e contributi previdenziali, il calendario degli adempimenti fiscali scandisce la vita di milioni di famiglie e imprese.

Ogni anno occorre versare l’Irpef, l’Iva, l’Imu, la Tari, oltre a una serie di addizionali regionali e comunali che variano da zona a zona. Senza dimenticare i contributi per la previdenza e le accise che gravano su carburanti ed energia.

In teoria, tutte queste entrate servono a finanziare lo stato, le regioni e i comuni, che a loro volta dovrebbero restituire servizi pubblici efficienti, dalla sanità alla scuola, dalle infrastrutture alla sicurezza. In pratica, però, il peso fiscale continua a crescere e molti contribuenti hanno la sensazione di lavorare quasi la metà dell’anno solo per pagare imposte e tributi.

La pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa, e se da un lato garantisce un sistema di welfare diffuso, dall’altro lascia poco spazio al risparmio e agli investimenti privati. A fine mese le famiglie faticano a far quadrare i conti, mentre le imprese vedono ridursi i margini di guadagno.

La pressione fiscale e la ricerca di bonus

La tassazione non è solo un concetto astratto ma una realtà che si tocca ogni giorno quando si fa benzina, quando si riceve la bolletta, quando si paga il bollo auto o ci si trova davanti al saldo dell’ennesima cartella esattoriale. Il cittadino medio vive in una continua rincorsa, tra scadenze e moduli, e spesso l’unica soluzione è affidarsi a un commercialista per non rischiare errori.

Non sorprende allora che molti cerchino un alleggerimento. I bonus, i crediti d’imposta e i sussidi diventano strumenti indispensabili per tirare avanti. Nel tempo, lo stato ha introdotto agevolazioni per ristrutturazioni edilizie, per l’efficienza energetica, per i figli, per gli abbonamenti ai trasporti, fino ad arrivare al reddito di cittadinanza. Ogni piccolo aiuto è visto come un modo per compensare il peso delle imposte, ma non sempre basta. Anzi, la proliferazione di bonus ha creato un sistema complesso e farraginoso, dove occorre districarsi tra norme e requisiti. Eppure, nonostante tutto, i cittadini continuano a sperare che qualche nuova misura possa alleggerire il fisco o almeno restituire un po’ di respiro.

Come se non bastasse, all’orizzonte si affaccia ora una nuova forma di prelievo, più sottile e meno visibile, che rischia di aggiungere un ulteriore fardello.

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Ora pagherai tantissimo – quotidianoitalia.it

La novità che ti rovina il compleanno

Non si tratta di un’imposta statale o di un balzello comunale, ma di una proposta che arriva dal mondo della ristorazione e che potrebbe presto trasformarsi in una consuetudine. La chiamano mancia obbligatoria. Funziona così: al momento del conto al ristorante, oltre al prezzo dei piatti e al tradizionale coperto, verrebbe aggiunto un 5% in più. Non per arricchire i proprietari ma, nelle intenzioni, per aumentare gli stipendi di camerieri e cuochi. L’idea è stata lanciata a Bologna con l’obiettivo dichiarato di rendere più attrattivo un settore che fatica a trovare personale.

I giovani non vogliono più accettare lavori massacranti e mal retribuiti, e i ristoratori lamentano difficoltà nel rinnovare i contratti collettivi perché gli attuali costi di gestione rendono insostenibili salari più alti. Da qui la proposta di scaricare la differenza direttamente sui clienti. In altre parole, a pagare sarebbero i consumatori, che si troverebbero un conto più salato non per scelta, ma per regola. Eppure, nonostante venga presentata come una forma di mancia, di fatto equivale a un aumento dei prezzi. Il dibattito è acceso. Da una parte c’è chi sostiene che sia giusto dare maggiore dignità economica a chi lavora nei ristoranti, dall’altra c’è chi vede in questa soluzione un modo per evitare di affrontare i problemi veri del settore.