Addio ai benefit dell’invalidità: niente più assegno ai dipendenti | Cambia ufficialmente la legge

Non ti spetta nulla - pexel - quotidianoitalia.it
Sta cambiando tutto e la legge non ti aiuta. Niente assegno di invalidità per i dipendenti
Parlare di invalidità significa affrontare un tema complesso che tocca la vita quotidiana di molte persone. L’invalidità, in senso giuridico e sanitario, è la riduzione della capacità lavorativa o della possibilità di condurre una vita autonoma a causa di malattie, menomazioni o disabilità.
Non si tratta di una definizione unica e semplice, perché la realtà è fatta di tanti casi differenti, ognuno con le proprie difficoltà. Per attestare l’invalidità è necessario un percorso burocratico lungo e spesso faticoso, che però serve a garantire precisione e a evitare errori o abusi.
Non basta presentare un certificato medico, ma occorre passare attraverso una valutazione approfondita svolta da commissioni competenti che esaminano la documentazione e visitano la persona.
Il sistema italiano prevede infatti diversi gradi di invalidità che vanno da una percentuale minima fino al 100 per cento. Questo consente di modulare i diritti e le prestazioni riconosciute in base alla gravità del caso.
Accertare l’invalidità e assegno di indennità
Proprio questa necessità di classificare e rendere comparabili i casi fa sì che l’iter sia spesso percepito come macchinoso. Le persone devono raccogliere referti, certificati e relazioni mediche, presentare la domanda e poi aspettare la convocazione. L’attesa può essere lunga e pesante, soprattutto per chi già vive una condizione di fragilità. Tuttavia è proprio attraverso questo percorso che si cerca di garantire uniformità e giustizia, per evitare che due persone con situazioni simili vengano trattate in modo diverso.
Una volta accertata l’invalidità, si aprono possibilità concrete di sostegno economico e sociale. A seconda della percentuale riconosciuta, lo stato eroga un’indennità mensile che può assumere forme diverse. Nei casi più gravi esiste la pensione di inabilità, che spetta a chi non può lavorare. Per altre situazioni c’è l’assegno mensile di assistenza, destinato a chi ha una riduzione significativa della capacità lavorativa.
Ci sono poi indennità specifiche, come quella di accompagnamento, che serve a sostenere chi ha bisogno di aiuto continuo per le attività quotidiane. Queste misure rappresentano un aiuto importante, anche se non sempre sufficiente a coprire tutte le esigenze di chi vive una condizione di disabilità.

La verità sui dipendenti
Proprio in questi mesi, una notizia sta facendo il giro del web e sta alimentando discussioni e aspettative. Si legge ovunque che dal 2025 l’assegno IO potrà essere chiesto anche dai dipendenti pubblici. Una mezza verità che rischia di creare fraintendimenti. L’equivoco nasce da un provvedimento approvato a marzo 2025 che stabilisce che i dipendenti pubblici vengano valutati con i criteri della legge 222 del 1984. Molti hanno interpretato questo passaggio come un’estensione automatica del diritto all’assegno anche a loro, ma in realtà non è così semplice.
L’articolo 16 dello stesso provvedimento specifica infatti che la novità riguarda soltanto i lavoratori assunti a partire dal 15 marzo 2025. Non tutti i dipendenti pubblici, dunque, ma esclusivamente coloro che entreranno in servizio dopo quella data. Per chi è già in ruolo non cambia nulla, mentre per i nuovi assunti si applicheranno regole differenti, con la valutazione legata ai parametri della legge del 1984. Una precisazione che smentisce in parte la notizia virale e che dimostra ancora una volta come, su un tema complesso come quello dell’invalidità, sia facile che un dettaglio venga ingigantito fino a sembrare una rivoluzione che non c’è.