Stop congedo parentale: all’uomo non è concesso più nulla | Non potrai stare vicino a tuo figlio

La verità sul congedo - pexel - quotidianoitalia.it
Sei padre e vuoi passare del tempo con moglie e figlia? Mi dispiace, non ti è concesso nulla
Il congedo parentale rappresenta uno degli strumenti più importanti del welfare moderno, pensato per consentire ai genitori di prendersi cura dei figli nei primi mesi e anni di vita.
Si tratta di un diritto che accompagna la nascita o l’adozione di un bambino e che consente di sospendere l’attività lavorativa per dedicarsi alla famiglia senza perdere la tutela del posto di lavoro.
La sua esistenza non è recente, perché già dagli anni Settanta in Italia si sono introdotte le prime norme a sostegno della maternità, evolutesi poi in un sistema più articolato che comprende sia la madre che il padre.
Col tempo la nozione di congedo si è estesa, riconoscendo che la cura dei figli non è un compito esclusivamente materno ma un impegno condiviso.
Come funziona la norma
Il funzionamento del congedo parentale è piuttosto chiaro, ma non sempre conosciuto a fondo. La madre ha diritto a periodi di astensione obbligatoria dal lavoro in prossimità del parto, a cui si aggiunge la possibilità di chiedere giorni ulteriori di congedo facoltativo nei mesi successivi.
Anche il padre, progressivamente, ha ottenuto uno spazio riconosciuto dalla legge. Oggi il congedo obbligatorio per i padri è fissato a dieci giorni, retribuiti e da utilizzare entro i primi cinque mesi di vita del bambino.
Accanto a questo esiste la facoltà di richiedere un congedo parentale più lungo e non obbligatorio, che può essere fruito da entrambi i genitori in maniera alternativa o condivisa. Il sistema permette di arrivare, nel complesso, a diversi mesi di assenza dal lavoro, con regole precise sulla retribuzione e sull’organizzazione.

Quello che spetta al papà
Negli ultimi anni la discussione si è concentrata proprio sul ruolo paterno. Se da un lato il congedo di maternità è ormai considerato un diritto irrinunciabile e consolidato, quello del padre continua a essere oggetto di dibattito. Le campagne istituzionali e le spinte sociali hanno insistito sull’importanza che anche i padri si prendano tempo per i figli, non solo per supportare la madre, ma per costruire un legame diretto con il bambino. L’esperienza dimostra infatti che una maggiore presenza paterna nei primi mesi favorisce la crescita armoniosa del minore e contribuisce a un equilibrio più sano nella vita familiare.
Il problema in Italia non è tanto la mancanza di norme, perché i congedi esistono e sono regolati con chiarezza. Il punto è che nel 2025 molti padri ancora rinunciano a esercitare questo diritto. La paura di essere giudicati dai colleghi, di essere penalizzati dai datori di lavoro o di compromettere la propria carriera pesa più della possibilità di trascorrere tempo con i propri figli. La legge prevede i dieci giorni obbligatori, ma è sul fronte del congedo facoltativo che la resistenza culturale si manifesta in tutta la sua forza.