Assegno unico, soldi in meno alle famiglie: la cifra cambia e non ti danno spiegazioni | Ormai sono persi per sempre

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Nessun annuncio dal governo, eppure ti tolgono soldi dal prossimo versamento. Fai bene i conti a ottobre
Negli ultimi anni l’assegno unico universale è diventato uno dei pilastri del welfare italiano.
Introdotto con l’obiettivo di semplificare e concentrare in un unico strumento i numerosi incentivi rivolti ai nuclei con figli a carico, rappresenta oggi la misura cardine del sostegno alla genitorialità.
L’assegno unico spetta a tutte le famiglie, indipendentemente dalla tipologia contrattuale o dallo stato lavorativo dei genitori, e viene modulato in base all’Isee e al numero dei figli.
Si parte da una cifra base che cresce con l’aumentare dei componenti a carico e con la presenza di figli minori, disabili o appartenenti a famiglie numerose.
Aiuti statali e difficoltà economiche
Il meccanismo è piuttosto semplice: ogni mese l’Inps accredita direttamente sul conto corrente dei beneficiari la somma spettante, che varia anche in base all’età dei figli. Rispetto al passato, non ci sono più distinzioni rigide tra lavoratori dipendenti, autonomi o disoccupati: tutti hanno diritto al sostegno, con importi che possono oscillare.
L’assegno unico ha preso il posto di una lunga serie di bonus e detrazioni fiscali, come gli assegni familiari tradizionali, le detrazioni per figli a carico, il bonus bebè e il premio alla nascita. La riforma ha voluto quindi razionalizzare la giungla di agevolazioni preesistenti. Se fino a qualche anno fa bonus e agevolazioni arrivavano frammentati e spesso disomogenei, oggi la centralità dell’assegno unico offre maggiore certezza. Allo stesso tempo, però, le famiglie si trovano a fare i conti con un contesto economico molto più difficile.
In questo scenario, l’assegno unico diventa un aiuto importante ma non risolutivo. Molti genitori raccontano di destinarlo interamente al pagamento delle bollette, o di usarlo per far fronte alle spese scolastiche dei figli: libri, trasporti, mense, attività extrascolastiche. Non si tratta dunque di un “di più”, ma spesso di una parte fondamentale del reddito familiare, senza la quale sarebbe difficile arrivare a fine mese.

Le novità in arrivo
E proprio per questo, ogni ritardo nei pagamenti genera ansia e incertezza. Per il mese di ottobre, infatti, le lavorazioni dell’Inps saranno più lente del solito. Nel fascicolo previdenziale personale, molti beneficiari hanno già notato la data del 15 ottobre come riferimento standard. Tuttavia, non bisogna farsi illusioni: quella data non corrisponde all’effettivo accredito.
Secondo le informazioni diffuse, i versamenti arriveranno solo tra il 20 e il 21 ottobre, con uno slittamento di circa una settimana rispetto alla prassi abituale. Una differenza che, per chi aspetta l’assegno per affrontare spese imminenti, può fare la differenza. Le famiglie dovranno quindi armarsi di pazienza e organizzarsi di conseguenza, consapevoli che l’accredito di ottobre arriverà con qualche giorno di ritardo rispetto alle attese.