Crash del sistema di erogazione delle pensioni: l’INPS collassa e non paga più | Una vita di lavoro andata in fumo

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Inps agli sgoccioli - quotidianoitalia.it

L’Inps crolla e nessuno paga più le pensioni. Se pensavi di goderti la vecchiaia ti sbagli di grosso

Il sistema pensionistico italiano è da decenni uno dei temi più dibattuti nel panorama politico ed economico nazionale. Ogni governo ne parla, ogni riforma lo sfiora, ogni generazione lo osserva con crescente preoccupazione.

In Italia, le pensioni rappresentano non solo un diritto conquistato con anni di lavoro, ma anche uno dei pilastri più complessi e costosi dello Stato sociale. Il meccanismo, almeno in teoria, è semplice: si versano contributi durante la vita lavorativa e, al termine, si riceve una rendita proporzionata a quanto accumulato.

Dunque i lavoratori che per tutta la loro carriera hanno versato contributi escono dal mondo del lavoro e percepiscono un indennizzo mensile per poter vivere il resto dei loro anni senza più lavorare.

L’indennizzo in questione è un assegno di pensione che avrà importi diversi in base alla situazione reddituale del cittadino, gli anni di contributi e il tipo di lavoro svolto.

Discussioni e riforme pensionistiche

In Italia però la popolazione invecchia, la natalità crolla, e le nuove generazioni entrano nel mondo del lavoro tardi e spesso con contratti precari. Ogni anno aumentano gli assegni da pagare e diminuiscono i contributi che entrano nelle casse dell’Inps. È una dinamica che, negli ultimi vent’anni, ha messo a dura prova la sostenibilità del sistema, spingendo governi di ogni colore politico a intervenire con riforme, correttivi e sperimentazioni.

Non a caso, il tema delle pensioni è diventato terreno di scontro costante. Si discute di età pensionistica, di finestre di uscita, di formule di calcolo e di regole transitorie. La riforma Fornero, nel 2011, ha segnato uno spartiacque, innalzando bruscamente l’età per l’accesso alla pensione e introducendo criteri più rigidi. Da allora, ogni tentativo di ammorbidire il sistema, da Quota 100 a Quota 103 , ha sollevato entusiasmi e polemiche.

Da un lato, c’è chi sostiene che si debba garantire flessibilità in uscita, permettendo ai lavoratori anziani di lasciare il posto a nuove generazioni. Dall’altro, chi ricorda che ogni anticipo pensionistico grava sul bilancio pubblico e mette ulteriormente sotto pressione le finanze dello Stato.

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Cosa accade alle pensioni – quotidianoitalia.it

Il crash definitivo

La realtà italiana è molto intricata. Il sistema italiano è a ripartizione, cioè le pensioni erogate oggi non sono pagate con i risparmi individuali dei lavoratori, ma con i contributi versati dai lavoratori attivi di oggi. È un flusso continuo di risorse che richiede un equilibrio delicato tra chi lavora e chi è già in pensione. Finché la popolazione cresce e il mercato del lavoro è solido, il meccanismo regge. Ma quando il numero dei pensionati supera quello dei contribuenti, il sistema inizia a scricchiolare.

Le previsioni più pessimistiche parlano apertamente di un possibile crash dell’Inps, non per mancanza di risorse immediate, ma per la natura stessa del meccanismo che lo sostiene. L’istituto, infatti, non accumula un capitale reale da distribuire, ma utilizza i contributi dei lavoratori di oggi per pagare le pensioni dei pensionati di oggi. Un sistema che, per molti esperti, somiglia a un gigantesco schema Ponzi legale, sostenibile solo finché ci saranno abbastanza nuovi contributori a finanziare le uscite. Il rischio è che, in un paese dove la popolazione attiva continua a diminuire e la longevità aumenta, quel fragile equilibrio possa crollare.