Arrestata per omicidio: Giorgia Meloni, a processo arriva la sentenza | Vogliono chiuderla per sempre in carcere

Meloni sotto accusa - quotidianoitalia.it
Arrestata e processata. Nessuno lo credeva possibile in Italia, eppure proprio lei adesso è sotto accusa
Era l’autunno del 2022 quando Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, saliva ufficialmente a Palazzo Chigi come prima donna nella storia repubblicana a guidare un governo italiano.
Dopo una lunga campagna elettorale, caratterizzata da toni accesi e temi fortemente identitari, la coalizione di centrodestra, formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, ottenne la maggioranza alle urne, consegnando alla Meloni l’incarico di Presidente del Consiglio.
In quel periodo, la scena politica italiana viveva una fase di forte disorientamento. I governi tecnici e le maggioranze di unità nazionale avevano lasciato spazio a una richiesta diffusa di stabilità, ordine e rappresentanza chiara.
Giorgia Meloni, con un linguaggio diretto e un profilo politico definito, seppe intercettare quel bisogno di identità, promettendo un “governo del cambiamento” che restituisse agli italiani la sensazione di contare nelle decisioni del paese.
Il mandato governativo
Tra i temi più battuti nella campagna elettorale e nei primi mesi di mandato, spiccano la difesa dei confini, la sovranità energetica, la riduzione del carico fiscale e il sostegno alle famiglie. In politica estera, ha puntato su una linea atlantista convinta, in continuità con il sostegno all’Ucraina e il rafforzamento dei rapporti con gli Stati Uniti.
Col passare dei mesi, il governo Meloni ha dovuto affrontare sfide complesse: la crisi economica, l’aumento del costo della vita, le tensioni sociali e il dibattito sulle riforme istituzionali. Da un lato, la premier ha consolidato una base di consenso ampia e fedele, dall’altro ha suscitato critiche feroci, soprattutto sui temi della giustizia, dei diritti civili e della gestione dei flussi migratori.
La figura di Giorgia Meloni divide, ma non lascia indifferenti. In patria, è considerata da molti la leader che ha ridato stabilità al paese dopo anni di incertezze, ma per altri resta espressione di una politica rigida, più ideologica che dialogante. All’estero, il suo profilo è osservato con curiosità e prudenza. In Europa, viene percepita come interlocutrice forte ma talvolta scomoda: capace di tenere la barra dritta sui dossier economici, ma incline a una visione più sovranista dell’Unione.

Alla fine arriva la denuncia
Sul terreno della politica estera, la premier è tornata a far discutere. Ospite di Porta a Porta, in onda su Rai1, Giorgia Meloni ha rivelato che lei, insieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e all’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, è stata denunciata alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio. “Ora io credo che non esista un altro caso al mondo e nella storia di una denuncia del genere”, ha dichiarato la premier, aggiungendo: “È storia, è quello che abbiamo visto in questi anni e in questi mesi. Ora siamo arrivati alla Corte penale internazionale, non sanno più dove denunciarci per tentare di intervenire per via giudiziaria”.
La presidente del Consiglio ha poi condiviso la posizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, secondo cui la sinistra non arriva al governo tramite elezioni, di solito ci arriva o con un golpe giudiziario o finanziario. Nel corso della stessa intervista, Meloni ha anche difeso la linea italiana rispetto al conflitto in Medio Oriente, sottolineando che l’Italia non ha autorizzato nuovi invii di armi a Israele dopo il 7 ottobre. Siamo fra le nazioni europee che hanno avuto la posizione più rigida.