I buoni pasto erano troppo poco: il tuo titolare ora deve pagarti anche il mutuo | Lo obbliga la legge
Niente più mutuo - quotidianoitalia.it
Arrivano buone notizie per i lavoratori. Se hai un mutuo puoi chiedere al tuo capo di rimborsartelo. Tutto legale
Tra le piccole ma importanti conquiste del mondo del lavoro ci sono i cosiddetti benefit aziendali, strumenti che rendono l’attività professionale un po’ più sostenibile, premiando chi ogni giorno contribuisce alla crescita di un’impresa o di un ente pubblico.
Tra questi, i buoni pasto rappresentano sicuramente il vantaggio più diffuso e riconoscibile. Si tratta di un contributo giornaliero che il datore di lavoro offre ai dipendenti per coprire, in tutto o in parte, il costo dei pasti durante l’orario di lavoro.
I buoni pasto possono essere cartacei o elettronici e sono utilizzabili in bar, ristoranti, supermercati e negozi convenzionati. In pratica, rappresentano una moneta parallela, pensata per alleggerire la spesa quotidiana e garantire ai lavoratori un pranzo dignitoso senza pesare troppo sul portafoglio.
La normativa fiscale li agevola, fino a una certa soglia non concorrono a formare reddito, quindi non vengono tassati. Ecco perché per molte aziende si tratta anche di uno strumento utile per fidelizzare i dipendenti e migliorare il clima interno, offrendo un piccolo ma significativo segnale di attenzione.
Altri benefit per i dipendenti
Ma i buoni pasto sono solo la punta dell’iceberg. I benefit aziendali oggi comprendono una gamma sempre più ampia di agevolazioni: buoni carburante, buoni spesa, corsi di formazione, polizze sanitarie, fino ai rimborsi per asili nido e spese scolastiche.
Nel settore pubblico, tuttavia, questi vantaggi sono spesso garantiti in modo più strutturato e uniforme. È uno dei motivi per cui molti lavoratori preferiscono il pubblico impiego al settore privato. Oltre alla sicurezza del posto fisso e agli orari più regolari, infatti, nel pubblico è più facile avere diritto ai buoni pasto, ai permessi retribuiti, ai congedi parentali e ad altre tutele previste per legge. Nel privato, invece, tutto dipende dal tipo di contratto, dalle dimensioni dell’azienda e dalle scelte del datore di lavoro, che può decidere liberamente se e come offrire questi vantaggi.
Questa differenza pesa, e non poco, quando si sceglie una carriera. Perché, se è vero che il privato può offrire stipendi più alti, è altrettanto vero che il pubblico garantisce una rete di tutele e piccoli sostegni quotidiani che migliorano la qualità della vita.

Addio mutuo
Eppure, la vera sorpresa arriva dalle ultime novità in tema di welfare aziendale. A quanto pare, è possibile chiedere al proprio datore di lavoro anche il rimborso parziale del mutuo della casa. Sembra incredibile, ma alcune aziende lo stanno già applicando, sfruttando i margini fiscali previsti dalla legge. In pratica, il dipendente riceve un aiuto concreto per sostenere una delle spese più gravose della vita, mentre l’azienda ottiene un vantaggio fiscale perché riduce il proprio monte tasse.
Un equilibrio che accontenta tutti, e che apre scenari interessanti per il futuro del lavoro. In un’epoca in cui la retribuzione economica non basta più, il vero valore aggiunto sta proprio in questi strumenti di sostegno: piccoli gesti che migliorano la vita delle persone e, di riflesso, la produttività delle imprese.
