Con la quarantena scopriamo cos’è la dittatura morbida
Ormai stiamo toccando i due mesi di misure restrittive imposte per arginare l’epidemia covid-19. Analizzando i vari provvedimenti elencati via via dal Premier Conte nelle sue conferenze stampa, e poi rispettate dal popolo, scopriamo il senso della dittatura morbida.

Ormai stiamo toccando i due mesi di misure restrittive imposte per arginare l’epidemia covid-19. Analizzando i vari provvedimenti elencati via via dal Premier Conte nelle sue conferenze stampa, e poi rispettate dal popolo, scopriamo il senso della dittatura morbida. Prima Mussolini usciva sul balcone di Piazza Venezia a Roma e ordinava al popolo cosa doveva fare. Oggi ci sono mezzi più tecnologici, ma la sostanza sembra essere uguale: il premier esce in TV e ordina al popolo cosa fare. Chiaramente non solo il premier. I sottoposti dello stato, le regioni, agiscono come i vecchi capi delle camice nere posti ovunque, e per nome e per conto di Mussolini ordinavano il da farsi.
Sembra strano, ma veramente la sostanza di questi giorni ci trascina indietro di diversi anni. Oggi le porte delle nostre case devono rimanere chiuse, le attività commerciali hanno le saracinesche abbassate, le industrie i portoni chiusi, può rimanere aperto solo quello che garantisce l’esistenza delle persone: alimentari e farmacie. Sono ordini a cui nessuno può scottarsi.
Lo scenario ci pare non del tutto rassicurante, non solo per l’economia ma anche per la democrazia, quindi questo piccolo assaggio di dittatura copre il senso della democrazia vissuta finora. Ma un timore esiste quando ritorneremo alla normalità: non è che una ampia parte degli italiani preferisca il sistema che si è affermato, con un governo più forte, meno diritti e più controlli sugli individui? In altri termini, siamo certi che questo diverso assetto di diritti e poteri non conquisti e piaccia in generale agli italiani? Questo è il vero pericolo del dopo, che potrebbe mandare a farsi benedire anni e anni di lotta per una democrazia sana e pura, sostituendola con una “democrazia moribonda”, ovvero, cittadini abituati e disponibili a cedere libertà e riservatezza per salvaguardare un bisogno di sicurezza che rischia di protrarsi anche quando il pericolo sarà passato. Il rischio di assecondare la voglia di alcuni politici di prendersi nelle mani una parte di potere riducendo in modo drastico i poteri degli organi di controllo. La nostra Italia ha avuto tanti problemi proprio perché i poteri di controllo sullo stato non hanno permesso allo stesso di potere agire liberamente rispettando, però, le regole della democrazia e della costituzione. All’orizzonte si intravede il pericolo della fine delle democrazie costituzionali. La Cina, seppur sempre condannata come regime, agli occhi di molti il regime è apparso come il salvatore dei cinesi. E da qui che è mutato il sentimento nei confronti della democrazia totale come l’abbiamo vissuta finora. La gente ha guardato l’uscita di Wuhan in tempi brevi proprio perché le condizioni del regime erano ordini che nessuno poteva trasgredire.
Noi che abbiamo vissuto il dopoguerra baciando la democrazia, ora sembra che ci piacciano le restrizioni. Un modello di civiltà nuovo, fatto di una democrazia mista. Le dittature sono sempre delle svolte che arrivano dopo momenti difficili. L’esempio lampante è la fine della prima guerra mondiale. Il dopo è stato un disastro per l’umanità.
Non bisogna cedere alla tentazione, come sta avvenendo, di zittire i contrari, i critici, coloro che sostengono tesi diversi, perché questo è l’inizio della fine per la democrazia.