I grandi amori non vanno via
Ero reduce dall’ennesimo tentativo di farla finita con la vita. Combattevo e cercavo ogni appiglio per dire basta e finirla con un tormento che mi accompag

Ero reduce dall’ennesimo tentativo di farla finita con la vita. Combattevo e cercavo ogni appiglio per dire basta e finirla con un tormento che mi accompagnava da cinque anni, e Dio invece trovava sempre la strada per farmi rimanere. Dell’amore conoscevo ben poco. Delle atrocità e menzogne, tanto. Ma poi una luce divina, bianca, lucente, da ragione a Dio.
Antonio dopo anni di gavetta, studi faticosi, ottiene il posto da primario nel reparto di medicina generale. Anche la sua vita non è stata di quelle brillanti. L’amore? Beh, quello ha tradito entrambi, a me in un modo, a lui in un altro. “Dottore, buongiorno”, saluta l’infermiera Antonio. “Buongiorno,com’è andata la notte?”, chiede Antonio. “Bene, solo un ricovero. Una ragazza che ha tentato il suicidio, e non è la prima volta, comunque adesso sta bene”. L’infermiera dà il resoconto della notte appena trascorsa. “Va bene, tra poco la visito, cerco di capire cosa l’ha spinta al suicidio”, ordina Antonio.
Antonio, chi se lo aspettava, quando è arrivato nella mia stanza, l’aspirante suicida ero io, gli ho tirato in faccia il bicchiere d’acqua che avevo in mano. Che strana la vita!!!
<<Allora signorina, vuole continuare a tentare pur sapendo che noi la fermiamo ugualmente>>.
<<Infatti, perché non imparate a farvi gli affari vostri e mi lasciate morire>>.
<<Davvero, se ci facciamo gli affari nostri non ci pagano>>.
<<Vi pago io se mi lasciate morire>>.
<<Proposta non valida, appena sarai morta non ci paghi più!!!>>
Ed era proprio il suo modo di fare che lo rende un medico capace di sollevare il morale degli ammalati. Con me però non c’era riuscito nell’immediato, ma dopo pochi minuti: “Hai impegni questa mattina?”, mi chiede. “Dovrei andare dal parrucchiere, poi a pranzo in un ristorante alla moda, se mi resta del tempo non so. Fa anche lo spiritoso, non vede che ho le vene tagliate?”, rispondo. “Appunto, visto che è roba da niente, mi serve una aiutante, quindi si smuova dal letto e si guadagni qualcosa per sostenere la sua degenza in ospedale, non vede che c’è crisi”, brontola. “Non me ne ero accorta che stavamo in crisi, ero presa dal suicidio”.
“Passo tra dieci minuti a prenderti, e non obiettare”, mi disse Antonio con quel tono serioso.
Puntuale come un orologio svizzero dopo dieci minuti si presenta in camera.
<<Allora siamo pronti per il giro?>>
<<Ma lei veramente è impazzito>>.
<<Può darsi. Però adesso andiamo, non ho tempo da perdere>>.
Mi alzo dal letto e lo seguo. Entriamo in una prima stanza, ci sono tre letti con altrettante donne nel pieno della sofferenza. Antonio si avvicina ad una di esse, giovane, aveva appena 42 anni, si vedeva dal volto che aveva una sofferenza atroce che lascia presagire a qualcosa di grave. Non appena Antonio si avvicina, la donna gli stringe la mano: “Dottore non mi lasci sola, la prego, mi aiuti, non voglio morire”. Antonio con un fare veramente professionale e umano: “Ma che dice, lei ritornerà più pimpante e forte di prima, stia tranquilla. Dalle analisi risulta che le cose stanno migliorando notevolmente”. L’incoraggiamento rincuora la donna. Quando usciamo dalla stanza chiedo ad Antonio di cosa soffrisse la donna: “Un tumore, sto facendo il possibile per ottenere risultati, ma contro questa malattia spesso siamo sconfitti”. Capisco, rispondo io. Entriamo in un’altra stanza dove troviamo una bella nonnina, non appena vede Antonio: “Dottore, allora, mi mandate a casa. Tra qualche settimana ho la gita dei pensionati, si va in vacanza”. Anche in questo caso Antonio è sorridente, il sorriso non gli manca mai. Rincuora anche la nonna promettendogli di mandarla in vacanza. Il giro dura più di un’ora. Scopro che in quel reparto c’è tanta sofferenza. Mi rendo conto che ognuno di loro è aggrappato alla vita e non vuole perderla in nessun modo, mentre io tento quotidianamente di morire. Appena finito il giro mi rivolgo ad Antonio: “ Grazie dottore”. “Di cosa”, risponde. “Per avermi fatto capire com’è importante la vita. Ho capito che c’è chi lotta per non perderla, e chi come me invece tenta di togliersela. Adesso capisco perché ha voluto portarmi con lei, per farmi capire l’importanza della vita”. “Spero che tu l’hai capito, e che non ci provi più. Qualsiasi cosa ti è successo, il rimedio si trova sempre, ma con la morte non si ottiene niente”, mi risponde Antonio. “Sì, l’ho capito”, annuisco. “Ok, stasera ho il turno di notte, arrivo verso le dieci, che ne dici se porto una pizza e la mangiamo insieme, così mi racconti qualcosa di te?” “Non è facile raccontare la mia vita, però voglio tentarci, forse può cambiare qualcosa”.
La sera Antonio si presenta con due pizze, mi porta nel suo studio, e incomincia a parlarmi di lui: “ Sai, ho fatto tanta gavetta prima di arrivare fin qui. Tanti anni a subire umiliazioni: ho fatto tanti di quei mestieri per mantenermi all’università, la mia famiglia a malapena poteva sfamarmi. Ho lottato con tutte le mie forze per riuscire. Anche l’amore mi ha tradito, avevo tanta voglia di costruirmi una famiglia, ma poi, tutto è finito con la donna che ritenevo quella della mia vita. Non ho rimpianti, adesso mi godo il successo professionale e guardo al domani con ottimismo in attesa d’incontrare la donna giusta che possa regalarmi quello che desidero. Ormai l’apice della mia carriera, a 40 anni, l’ho ottenuto, adesso devo solo attendere l’amore vero, se verrà”. Ascolto Antonio con tanta partecipazione, mi rendo conto che per arrivare al successo bisogna lottare. Lo fisso, quasi non gli do i suoi quarant’anni. Con i miei trentatre anni mi sento una ragazzina.
Adesso tocca a me raccontare la mia vita. Da dove inizio, mi chiedo?
“Sai, Antonio – esordisco – per me è complicato raccontare la mia vita. Tutto mi sembrava rosa fino a cinque anni fa. Tutto ciò che mi girava intorno faceva di me una ragazza felice. A volte non credo a come sono adesso. Ero piena di vita. Sorridevo sempre, e l’ironia era il mio forte. Poi ad un tratto, senza volerlo, la mia vita si spezza in due. La parte migliore va via, resta solo una parte desolante e dolorosa. Non avrei mai pensato di uccidermi cinque anni fa, adesso è il mio chiodo fisso. Ti chiederai perché? Una sera stavo tornando da una serata passata insieme alle amiche. Niente di che. Avevamo trascorso una serata in una trattoria. Ricordo perfettamente quella cena: “pennette all’arrabbiata, con un secondo ricco di cacciagione arrosto, come dolce una torta di mele e ricotta. Tutto era stato armonioso. Non avrei pensato che pochi istanti dopo la mia vita si trasformasse in un inferno. Ero a pochi metri da casa, camminavo sul marciapiede, quando ad un tratto un’auto si accosta, scendono due persone, mi caricano sull’auto e si dirigono verso una stradina isolata a un chilometro da casa mia. Subisco l’infamia più terribile per una donna. Pochi istanti dopo non ero più io. Quei tre maledetti, con il loro essere stupratori, trafiggono il mio intimo con la più barbara delle violenze. Fanno i loro comodi con una ragazza indifesa e scappano via. Anche con il dolore che avevo dentro riesco a memorizzare il volto di uno di loro. Chiamo col cellulare le mie amiche per farmi soccorrere. Mi portano in ospedale, dove ci resto per tre giorni. Quando esco la vita era diventata già un’altra. Nei mesi successivi il mio cuore divenne di ghiaccio. Quando dentro ti senti vuota, e la freddezza s’impadronisce della reazione, allora ti accorgi che ti stai spegnendo. Tre mesi dopo tentati il primo suicidio, poi un altro, poi un altro ancora, fino all’ultimo di ieri sera. Ecco, Antonio, questa ragazza che vedi davanti a te è una donna spenta che, però, oggi ha capito che la vita è preziosa. Io ce l’ho, e non voglio più buttarla via. Sei stato tu a farmi capire tante cose in un solo giorno. Forse ho una speranza”.
<<Non abbassare la guardia. Fermati a riflettere su quello che hai visto oggi. Per me quando una persona muore, è una sconfitta. Per un medico è terribile vedere un paziente spegnersi, e come una parte di te che ti lascia, però bisogna accettarlo, perché davanti hai la possibilità di salvare altre vite. Spero di aver salvato la tua. Domani ti dimetto, mi prometti di ricominciare a guardare avanti con la consapevolezza che questo nemico invisibile può essere sconfitto. Questo è il mio numero di telefono, promettimi di chiamarmi non appena ne hai bisogno. Se mi lasci il tuo, io ti chiamo per sincerarmi dei tuoi miglioramenti>>.
Quella sera la mia vita segnò una svolta che dava il primo segnale di rivincita sulla brutalità. Il destino aveva voluto che potessi incontrare la persona a cui affidare me stessa per essere riconsegnata all’esistenza. Mi sentivo meglio, più forte e decisa, consapevole che dall’altra parte potesse esserci la vita ad attendere e la morte allontanarsi dalla mia mente. Antonio era stato il trampolino di lancio della riscossa. La mattina dopo si presenta in camera con un cornetto caldo tra le mani: “Tieni, mangia, l’ho appena preso al bar”. Il gesto mi stupì. Era la prima volta che ottenevo delle attenzioni da un uomo. O forse Antonio era un uomo speciale, mi chiesi. Prima che finisse il suo turno di lavoro, Antonio ritorna da me: “ Puoi vestirti, ti ho dimesso, mi raccomando, ricordati quello che ci siamo detti stanotte. Anzi, tra due giorni mi tocca un periodo di ferie. Ho un camper, me ne vado in giro senza una meta certa, che ne dici di venire con me, sempre che non hai impegni”. Sorrisi, impegni io. Non so spiegarmi, ma Antonio aveva conquistato tutta la mia fiducia. Dissi sì senza pensarci su due volte. Furono i dieci giorni più belli della mia vita. Antonio si dimostrò pieno di attenzione nei miei riguardi. Soprattutto non mi aveva sfiorato né con lo sguardo né con le mani: veramente una persona speciale. Finita la vacanza, la tristezza prepotentemente stava riprendendo possesso del mio essere. Ero stata bene in quei dieci giorni, ritornare alla normalità mi spaventava, tanto che rivolgendomi ad Antonio con un tono di voce bassa, prima che mi lasciasse scendere dal camper, dissi: “Restiamo amici”. Aspettavo la sua risposta che tardava ad arrivare, ero spaventata all’idea che mi dicesse di no, poi… “Vuoi sposarmi”, fu la sua richiesta. Ero incredula, colpita in pieno, in fondo anche a me era successo qualcosa, anche se non c’era stato nulla tra noi. “Mi hai spiazzato, cosa ti è successo”, chiesi. “Mi sono innamorato dell’angelo più bianco che esiste al mondo”. “Credo che anche a me è successo qualcosa. Pochi minuti fa sentivo il vuoto solo al pensiero di dover scendere da questo camper, ora..ora.. ora ti dico di sì, perché da quando sei entrato nella mia vita, essa ha avuto un cambiamento che non mi aspettavo. E se tu lo vuoi io non rinuncio più a te, e se saprai amarmi come ho sempre sognato, da me avrai in cambio l’amore più grande della tua vita”.
<<Amore, ma sei ancora così, che fai, cosa pensi?>>, mi chiede Antonio.
<<Hai ragione, stavo ripercorrendo i giorni del nostro incontro>>.
<<Chi l’avrebbe mai immaginato che dopo venticinque anni saremo stati ancora insieme, ed io ti amo profondamente come allora. Adesso vestiti, i ragazzi sono già andati in chiesa, attendono gli sposi>>.
<< Antonio, sono trascorsi 25 anni, ti rendi conto>>.
<<Sì, 25 anni di estrema passione. Uniti nel bene e nel male. I grandi amori non vanno via. Noi ci abbiamo creduto sin dall’inizio, ed abbiamo avuto ragione>>.
<<Hai ragione: il nostro è un grande amore. Con te sono stata bene dal primo giorno fino ad oggi>>.
<<In 25 anni mi hai regalato tutto quello che uomo possa desiderare, soprattutto 4 figli meravigliosi, l’ultima ormai è il nostro giocattolo, già mi manca>>.
<<Vero, laura è la nostra mascotte, è la bambolina della casa, guai chi la tocca. Averla inaspettatamente è stato ancora più bello>>.
<<Vado a vestirmi, preparati anche tu, oggi rinnovo il mio amore per te>>.
<<Anch’io. Ti amo Antonio>>.
Non è facile non pensare al passato. Quelle vili mani mi spezzarono la giovinezza. Poi la tristezza della vita è stata sanata dall’incontro con Antonio. Ricordo perfettamente il nostro primo rapporto. Ero certa di deluderlo, di non riuscirci. Sentivo la tristezza nel cuore solo al pensiero di non riuscirci, di non essere capace di donarle il mio amore. Erano anni che non mi accostavo più ad un uomo. Certo, Antonio era il mio uomo, il mio grande amore, ma avevo ugualmente tanta paura, tra noi c’era stato solamente un timido bacio. Mancava un mese dal matrimonio. Antonio una sera mi porta a cena fuori. Tutto intorno era romantico e surreale. Incantata dall’atmosfera mi avvicino al mio amore, gli do un bacio che sapeva tanto di desiderio. Antonio catturò immediatamente il mio istinto di essere donna. Una volta a casa non mi diede nemmeno il tempo di respirare, mi riempì di baci passionali che sciolsero il ghiaccio che ancora si impadroniva di me. Sentivo morbosamente il desiderio di regalarmi all’uomo che stavo per sposare. Fu un attimo, la passione che sentivo addosso rese possibile il primo rapporto. Versai tante lacrime di liberazione. Mi sentivo di nuovo donna, capace di amare e di donare amore. Sentire l’amore scatenante sprigionato dalla passione di Antonio, mi fece capire che avevo superato il tunnel buio ed avevo finalmente riafferrato la luce. Fino a pochi mesi prima l’unico desiderio era la morte, adesso l’unico desiderio era amare Antonio con tutta la passione che sentivo. Da quel giorno non ho più smesso di amarlo. Mezza vita trascorsa ad amarci senza smettere mai. Forse non smetteremo mai fino alla morte. A volte penso cosa sarà quando la vita ci separerà. Spero di andarmene prima di lui. Non voglio vivere il vuoto che può lasciarmi la sua assenza. Ho percorso un tunnel buio, dove il puntino bianco alla sua estremità sembrava irraggiungibile, ma l’amore sana ogni ferita, e quel puntino è diventato luce immensa illuminandomi col bagliore dell’amore vero. Non ho più tempo di pensare al passato, sono troppa assorbita dall’amore che sento ogni giorno penetrare dentro il mio animo dettato dall’amore dei figli e dell’uomo che ha saputo restituirmi alla vita. Sono trascorsi tanti anni, ma niente ha sradicato la passione del primo incontro, e quando gli amori sono unici, come dice sempre Antonio, non vanno via per nessun motivo. Il nostro è stato e continua ad essere unico in tutto.
I fatti narrati sono frutto della fantasia dell’autore, ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale.