A settembre rischio collasso dell’occupazione
Sono bastati tre mesi di epidemia per mettere in ginocchio l’Italia. La ripartenza non è tutta rosa e fiori. I consumi interni sono latitanti. La situazione già non era rosea prima della pandemia, ora il malato si è aggravato. Il conto può giungere agli inizi di settembre.

Sono bastati tre mesi di epidemia per mettere in ginocchio l’Italia. La ripartenza non è tutta rosa e fiori. I consumi interni sono latitanti. La situazione già non era rosea prima della pandemia, ora il malato si è aggravato. Il conto può giungere agli inizi di settembre. E al centro dei problemi maggiori c’è l’occupazione. Dall’inizio del 2020 si stima una perdita di posti di lavoro pari a circa 500mila unità. Ma i numeri possono essere maggiori se si guarda con attenzione alla situazione che si vive nel meridione, dove il lavoro latita già da molti anni, e la situazione si è aggravata con il coronavirus.
Ad aprile e maggio, nonostante le riaperture dopo il lockdown, le ore autorizzate dei nuovi ammortizzatori sono state ben 1,7 miliardi. Lo scrive il Sole 24 Ore. Una misura che ha salvato circa 5 milioni di posti di lavoro. Però l’occupazione, purtroppo, è ferma al palo. E non può essere altrimenti anche nel futuro, poiché sono molte le aziende in affanno: oltre il 60% delle imprese sono a rischio chiusura.
Settembre sarà il mese che darà risposte a tanti interrogativi. Il maggiore, come detto, rimane l’occupazione. A rischio c’è il futuro dei giovani e quello di tante famiglie. Senza una occupazione stabile non si può progettare il futuro. Già oggi sono tanti i padri di famiglia che si trascinano dietro anni d’instabilità lavorativa, e oggi non trovano via d’uscita poiché sono usciti dal mercato del lavoro per via dell’età avanzata, ritrovandosi ad essere vecchi per lavorare e giovani per andare in pensione. La situazione è critica e rischia di trascinare nell’inferno un numero altissimo di cittadini italiani.