In provincia di Caserta il lavoro non c’è, i politici chiedono solo cassa integrazione – Quotidianoitalia

Il reddito di cittadinanza in provincia di Caserta sarà un grande fallimento, poiché i presupposti di trovare lavoro a tutti i disoccupati della provincia, è un’impresa che pure il padreterno rifiuta di accettare.

In provincia di Caserta il lavoro non c’è, i politici chiedono solo cassa integrazione – Quotidianoitalia

Il reddito di cittadinanza in provincia di Caserta sarà un grande fallimento, poiché i presupposti di trovare lavoro a tutti i disoccupati della provincia, è un’impresa che pure il padreterno rifiuta di accettare. Purtroppo chi fa politica sono tutti uguali, non c’è molta distinzione tra loro, come occupano le stanze del potere iniziano a illudere chi ne ha bisogno.
Non è un’accusa infondata, rispecchia in pieno l’attività politica dei nostri politicanti, tutti, nessuno escluso. Fanno solo chiacchiere da marciapiede e bar dello sport. Sono dei veri operatori del marketing della promessa facile, ma irrealizzabile. Semplicemente perché in provincia di Caserta le cose non si sono mai mosse, e mai si muoveranno, e il reddito di cittadinanza così come scritto sarà un fak new per la provincia di Caserta.
In provincia di Caserta c’è un tasso di disoccupazione che supera abbondantemente il 40%. Un numero che è destinato a salire sempre di più, poiché nel territorio non c’è lavoro. Una provincia da cui il 41% dei giovani neo diplomati e neo laureati emigra. Dove nel 1990 l’industria contribuiva al Pil provinciale per il 27% e nel 2010 partecipava solo con un 19,5%, e oggi si può dire che il Pil è quasi morto. Un tessuto sociale e produttivo fatto fino alla fine degli anni ’80 di grandi imprese – 3M, Pierrel, Italtel, Siemens, Saint Gobain, Indesit, alcatel – hanno chiuso lasciando impianti dismessi o scarsamente produttivi e grandi masse di senza lavoro. Migliaia e migliaia di lavoratori lasciati in mezzo ad una strada e mai più hanno trovato una occupazione. I professionisti della politica non hanno fatto nulla. I politici di nuovo corso sono peggio di quelli del passato.
Nell’area tra Marcianise e Maddaloni, e in quella di San Marco, un tempo cuore pulsante dell’industria casertana, con noti marchi a farne da registi, dove dietro c’era anche un grande indotto che lavorava con la grande industria, tutto finito. È la politica che ha fatto? Nulla. Dopo che tutto ha chiuso, erano stati programmati interventi di riconversione e su cui avrebbe dovuto fungere da attrattore un accordo di programma da 100 milioni (50% Ue e 50% regione), ebbene, non è mai stato attuato nulla perché la regione non ha stanziato la sua parte. Di conseguenza, anche i fondi europei sono stati persi.
Dopo questi anni, dove qualcosa si è mosso, non è stato fatto più nulla. Nessuno è più venuto in provincia di Caserta per investire o creare nuove aziende per rimettere in piedi il tessuto industriale che era morto.
Oggi la provincia di Caserta ha solo cassi integrati, gente che non ha più speranza, e la politica tutta corre da loro solo per fargli elargire le casse integrazione, prolungando quel vizio italiano di continuare a pagare eternamente chi ha perso il lavoro senza costruire alternative alla perdita di lavoro. Lo fanno tutti i politici, vecchi e nuovi, perché quando vanno a incontri con i sindacati chiedono solo soldi per i lavoratori, ma mai chiedono il lavoro. È solo un modo dei politici per far rimanere viva la visibilità, ma il problema non si risolve, perché chi ha perso il lavoro rimane senza lavoro a vita. In provincia di Caserta, per la politica, la mancanza di occupazione è una mangiatoia sempre piena di voti, perché i disperati sono tanti e aumentano sempre di più, e continuano a credere alle chiacchiere dei politici. Se non si costruiscono imprese, il lavoro non ci sarà mai. Mai un sindacato, un partito o movimento politico ha costruito una sola ora di lavoro, hanno solo prodotto un mare di promesse per mantenersi il loro potere. Ogni volta sbandierano con successo quando riescono a far proseguire la cassa integrazione, che pagano gli italiani, ma non si impegnano a creare occupazione per far terminare le montagne di casse integrazioni.