“Io,Paola Borboni , la commediante”
Febbraio 1994 , Roma . Sul palcoscenico del teatro Valle , gli attori di una compagnia alle prime armi si accingono ad iniziare le prove di uno spettacolo che debutterà in primavera : “Il berretto a sonagli “ , commedia in due atti , capolavoro del grottesco pirandelliano .

Febbraio 1994 , Roma . Sul palcoscenico del teatro Valle , gli attori di una compagnia alle prime armi si accingono ad iniziare le prove di uno spettacolo che debutterà in primavera : “Il berretto a sonagli “ , commedia in due atti , capolavoro del grottesco pirandelliano . Il regista , seduto in platea , agita concitatamente il copione che ha tra le mani , fornendo agli astanti , protagonisti e coprotagonisti , delle indicazioni sul testo da rappresentare e sul modo di porgere , al pubblico, le battute. “Veniamo a lei , signora Borboni ! ; il suo è un ruolo –di carattere – : una cameriera , all’apparenza, rispettosa dell’intimità familiare dei coniugi presso cui è a servizio, ma , in realtà ,indiscreta e pettegola , pronta, a rivelarne i segreti e a giudicarne la condotta , emettendo sentenze inappellabili “ . L’attrice novantaquattrenne , comodamente adagiata sulla poltrona di un elegante salotto , risultato, di una minuziosa ricostruzione scenografica , brandisce il bastone che tiene riposto accanto a sé , puntandolo, minacciosa, verso l’incauto e irrispettoso esordiente : “Senta , giovanotto ! ; frequento i palcoscenici grandi e piccoli d’Italia da ottant’anni ; non crederà mica che in tutto questo tempo non abbia imparato nulla ?. Lo saprò fare o no , il mio mestiere ? . Non si preoccupi …… stia tranquillo e mi lasci lavorare ! . Sì, lavorare !….. se potessimo farlo…! ; sbaglio o manca qualcuno all’appello ? ; sono inopportuna se insinuo che, lei, signor regista , abbia deciso di impartirmi una lezione di recitazione, per attendere l’arrivo della prima attrice , come al solito, in ritardo ?. No, perché se proprio dobbiamo ingannare i minuti , una buona lezione di teatro potrei dargliela io ? ; stia attento, però, non si distragga ! ; sto per raccontarle una storia fatta d’impegno , sacrificio, rigore e tanta , tanta umiltà ; una storia , lunga una vita : la mia ! . Tutto ebbe inizio il 1 gennaio del 1900 , a Golese, in provincia di Parma , quando venni al mondo , tra le urla di mia madre e gli strepitii confusi di mio padre, Giuseppe, impresario lirico. Il profumo dell’arte , lo respirai dacché, bambina , assistevo , con i miei genitori, alla messa in scena di opere e melodrammi dei più noti compositori italiani : Verdi , Puccini , Leoncavallo….. . Sedicenne (allora mi facevo chiamare Paolina ) , entrai nella Compagnia De Sanctis e, grazie ad una piccola parte ,recitata nel : “Dio della vendetta “ di Sholem Asch , misi in luce le mie qualità artistiche , conquistando così , il ruolo di –prima attrice- nella Compagnia di R. Calò che , per il mio aspetto gradevole e la naturalezza del portamento , mi assegnò interpretazioni brillanti . Nel 1925 , in piena dittatura fascista , ingaggiata dalla Compagnia Falcone , impersonai una sirena e recitai a seno scoperto nella pièce “Alga marina “ , di Carlo Veneziani : quel nudo fu il primo nella storia del teatro italiano , ma non destò scandalo nell’opinione comune , perché ,le mie, erano delle forme gentili, proposte agli spettatori e non esibite con, sfrontata e impudica ,volgarità . Poi, maturata una vera coscienza d’attrice , affrontai ruoli complessi e drammatici , diretta , tra il 1933 e il 1942 , dal regista e attore Ruggero Ruggeri , in drammi (degli scrittori italiani Marco Praga e Gabriele D’Annunzio ) e , in commedie( del tragicomico Rosso di San Secondo e del caustico , americano George Bernard Shaw ) . Durante il secondo conflitto mondiale (1943-1945) , causa la scarsità di denaro , fui disposta a vendere gioielli e oggetti personali pur di sovvenzionare la compagnia teatrale che avevo fondato : sentivo che quel gruppo di saltimbanchi era la mia famiglia e , non potevo , certo, rassegnarmi a perderla ! . Passata la burrasca , cessati gli orrori bellici , tornai in scena , cimentandomi nella commedia pirandelliana , di cui divenni volto ufficiale ; ma le grane finanziarie mi obbligarono a recitare e a riproporre spettacoli di piazza degli anni Trenta , quali : “Il carro di Tespi “ (1937) , paradigma del teatro classico e, “Mani in tasca e naso al vento “ ( 1939) , rivista scritta da Michele Galdieri e Odoardo Spadaro . Nel decennio Cinquanta-Sessanta , volli sperimentare un genere teatrale per niente praticato nel Belpaese , tantomeno dalle attrici : il monologo. Molti – soliloqui- , acuti e irriverenti , come :“Madri , zitelle e donne sole al tramonto “ , furono composti apposta per me da scrittori e intellettuali del calibro di Corrado Alvaro, Riccardo Bacchelli ( “La serpe grigia “) , Alberto Savinio , Dino Buzzati . Il riscontro fu tale che decisi di non abbandonare mai questa forma espressiva : pensi che , nel 1992, in occasione del mio novantaduesimo compleanno , recitai un monologo ( “Io, Paola , la commediante “) elaborato dal poeta Mario Luzi per celebrare la mia longeva carriera! . Tornando agli anni Sessanta , fu in quel preciso momento storico , segnato dai prodigi del –miracolo economico- e, sferzato dal vento della rivoluzione anti –borghese, che mi avvicinai a testi sovversivi, in bilico tra alienazione, contestazione e rifiuto della società , di autori stranieri , quali : Bertolt Brecht, Harold Pinter, Eugène Ionesco. Se è vero ciò che decantano i luoghi comuni , che la vita comincia a quarant’anni : la mia, è cominciata a settanta ; a settantadue , per l’esattezza! . Da giovane , non badavo –alla passione amorosa- : il teatro era la mia passione e ne ero totalmente in balìa !. Soltanto nel 1972, a settantadue anni , dunque , mi sono innamorata di un uomo : il poeta e attore trentenne Bruno Vilar e , per questo, decisi di sposarlo. Nel 1975, dopo aver chiuso la breve parentesi nell’ambito della commedia musicale , con lo spettacolo di Garinei e Giovannini : “Ciao Rudy”, producemmo e realizzammo insieme il recital “Io, Paola Borboni” , ma … il Fato fu avverso e , il 28 giugno del 1978 , in seguito ad un incidente automobilistico nel quale entrambi rimanemmo coinvolti , persi mio marito ; da allora, questo bastone mi accompagna , ricordandomi , quotidianamente, il dolore per la sua scomparsa . Quante cattiverie , quante inutili illazioni sul nostro conto ,per via della differenza d’età! : gli ipocriti benpensanti ritenevano che io fossi una vecchia patetica e ridicola e , Bruno , un aitante ragazzotto in cerca di dote e popolarità ! . Non so come , ma , riuscii a riprendermi e , ad ottant’ anni , tornai a calcare il palcoscenico con le tragedie di Eschilo , di Shakespeare (“Re Lear “, 1985 ) e , con le declamazioni poetiche ( “La notte dei poeti “ , nella suggestiva cornice del teatro romano di Nora ) . All’arte teatrale , ho dedicato la vita , indagando sulle ansie e le contraddizioni della modernità : anticonformista , qualcuno ha detto – eccentrica- , non ho mai tradito e svenduto il mio talento e la mia sensibilità . Sono stata lusingata dal cinema e , con profonda dignità e zelante professionalità , ho accettato ruoli, cosiddetti , – secondari- , senza sgomitare per ottenere primi piani o ribalte da star hollywoodiana .Troppo lontani , gli esordi nel cinema muto , con le pellicole di Giuseppe Sterni ( “Jacopo Ortis , 1918 ) e di Guerino ( “ Il bacio di un Re “ , “ Il furto del sentimeno”, 1919 ; “Gli artigli d’acciaio , 1920 ) ; attuali ,invece, le parti da –caratterista – e da – comica brillante- : la goffa attricetta veneziana ne “La locandiera “( 1944) , di Luigi Chiarini , la russa petulante ne “ Le sorelle materassi” ( 1944) , di Ferdinando M. Poggioli, la madre ne “ I vitelloni” (1953), di Federico Fellini , l’esuberante popolana ne “ L’oro di Roma “ (1961) , di Carlo Lizzani . Oggi , giro film per il puro piacere di offrire agli spettatori frammenti di una comicità , briosa , esilarante : non intendo replicare a quanti sostengono che Paola Borboni , – la leggenda del teatro italiano- , si pieghi al volere di produttori e registi di- commediacce-, trasformandosi in sterile e insulsa -macchietta- , pallida controfigura di una comprimaria , solo per necessità economiche ! ; ho vissuto e, vivo, l’esperienza cinematografica con la stessa serietà con cui ho affrontato e , affronto , quella drammaturgica !. Stimo ,sinceramente , Nino Manfredi , straordinario attore nel film “ Per grazia ricevuta “ (1970) e nutro una profonda riconoscenza nei riguardi Pietro Germi , autore , cineasta , esponente di pregio del Neorealismo , con il quale collaborai per realizzare “ Gelosia “ (1953), trasposizione del romanzo di Luigi Capuana, “ Il marchese di Roccaverdina” . Pioniera indomita , ho esplorato l’universo televisivo , prendendo parte , tra il 1957 e il 1959, agli sceneggiati del primo e, allora, unico, canale della RAI : “ Il romanzo di un maestro “ e , “Piccolo mondo antico “ , tratto dal romanzo omonimo di Antonio Fogazzaro . I giovani non sanno nulla dei miei trascorsi artistici ; nessuno l’informa , li educa alla cultura , alla memoria! : mi riconoscono ,perché , nella trasmissione televisiva di Enzo Tortora del 1982 , “Portobello”, ho realizzato l’impresa storica di far parlare un pappagallo , ostinato nel suo inspiegabile mutismo ! . Avvilente ? , lo so ! ; ma è l’ unica maniera per istaurare un dialogo con le nuove generazioni” . D’un tratto , dalle quinte ,irrompe sul proscenio l’attrice ritardataria che , avanzando con un atteggiamento da femme fatale , senza scusarsi con i colleghi , spedita, si dirige verso il regista, sussurrandogli : “ Cominciamo subito? “ . Mentre gli attori si scambiano sguardi di disappunto e , il regista , interdetto , annuisce , chinando il capo , la signora Borboni esclama , infastidita : “La qualità più importante , non di un attore , ma di un essere umano è quella di saper ridere degli altri e di sé ; tenetelo a mente , sempre ! . Non pensiate che essere riconosciuti sia lo scopo di questo nostro lavoro ! ; siate umili , perché vivrete di niente, di effimera illusione ! . Siate capaci di essere protagonisti e comparse : solo così potrete affermare di essere attori ! . Chi è l’attore ? , potrei rispondere con le parole che il futurista Aldo Palazzeschi usò per definire la figura del poeta : “ Sono forse un poeta ? ; no , certo. Non scrive che una parola , ben strana , la penna dell’anima mia : -follia- . Son dunque un pittore ? Neanche . Non ha che un colore la tavolozza dell’anima mia : -malinconia- . Un musico , allora? Nemmeno . Non c’è che una nota nella tastiera dell’anima mia : -nostalgia- . Son dunque … che cosa ? Io metto una lente davanti al mio cuore per farlo vedere alla gente . Chi sono ? Il saltimbanco dell’anima mia “.
Paola Borboni si è spenta il 9aprile del 1995 , in una casa di riposo di Bodio Lomnago (Varese) , stroncata da un ictus. Pare che , prima di morire , abbia detto : “ Non pensate a Paola Borboni come a una grande attrice , ma come a una commediante ! “ .