“Mario Merola : nel ventre di Napoli”In evidenza
Napoli. Una mattina di febbraio mi aggiro , indisturbata , per le vie del centro storico : via Tribunali , via S. Gregorio Armeno , via S. Biagio Dei Librai . Lontano dal fervore e dalla sfrenatezza consumistica del Natale , una fitta coltre di malinconia e indolenza si posa sui negozi ,

Napoli. Una mattina di febbraio mi aggiro , indisturbata , per le vie del centro storico : via Tribunali , via S. Gregorio Armeno , via S. Biagio Dei Librai . Lontano dal fervore e dalla sfrenatezza consumistica del Natale , una fitta coltre di malinconia e indolenza si posa sui negozi , sulle bancarelle , sui palazzi e gli abitanti che popolano queste strade e , un silenzio , carico di attese e di nuove speranze , avvolge le poche botteghe artigiane rimaste aperte : veglia sui pastori , sulle lavandaie , sulle Madonne , i SS. Giuseppe e i bambini Gesù dormienti , riposti in scaffali umidi , pronti al risveglio , una volta all’anno , per mostrarsi alla curiosità ruffiana di turisti in cerca di un souvenir “made in Italy” . Cammino spedita , cercando di raggiungere in fretta il Duomo , quando la mia attenzione viene carpita da un vicoletto angusto e profondo , dove la luce filtra a malapena e , lambisce una serie di piccole abitazioni in fila , l’una dopo l’altra . Lenzuola bianche su stenditoi penzolano, cullate dal vento ; cardellini in gabbia intonano una melodia che inneggia alla primavera ; trecce d’aglio , appese ad un chiodo e , dimenticate in un angolo , piangono la loro inutilità ; un ‘edicola votiva , scavata nel mattone , accoglie , nel mezzo, l’effigie di un santo a cui affidare , in preghiera , confidenze e pene quotidiane. Non mi accorgo del tempo che passa : i minuti corrono come cavalli imbizzarriti, lanciati al galoppo , senza che possa far niente per fermarli ; la mia città si sta spogliando degli orpelli e delle vesti lussuose per esibire una nudità esigua ; si sta togliendo la maschera di porcellana pregiata per rivelare il suo volto di carne viva ed io, voglio restare a osservarla . Affacciato alla finestra di un bilocale al pian terreno , un anziano e calvo signore , intento a fumare una sigaretta , vedendomi , esclama : “ Signorì , cercate qualcuno ? “ , “ No ! “ , rispondo intimidita ; “ La verità è che mi sono persa ! ; sa , non sono pratica del luogo ! “ ; “ Vabbuò , ma non c’è problema ; vi aiuto io ! ; dove dovete andare ? “ ; “ Dovrei arrivare in via Duomo ….” ; “ Eh, via Duomo ! ….. quanti ricordi …! …. . Da giovane , andavo con gli amici miei a fare le poste alle ragazze che uscivano dalla chiesa . Ci passavo le ore ! ; io , all’epoca , negli anni Sessanta , facevo il posteggiatore e mi arrangiavo , cantando nei ristoranti e nelle pizzerie di Mergellina !…. ; ma voi siete stanca ? , Signorì, mi dovete fare l’onore : venite , entrate in casa mia , così mia moglie vi prepara un caffè , eh? “ . Travolta da un ‘umanità generosa e dirompente ,che credevo appartenesse a un mito , a una leggenda o a un banale luogo comune partenopeo , non oppongo resistenza e visito la modesta , ma dignitosa magione . All’ ingresso , una donna sulla settantina , con i capelli neri , color pece ,raccolti in uno chignon , cinta da uno scialle di lana , mi sorride , indicando la cucina . Mi siedo al tavolo di legno , imbandito , al centro , con un vaso di fiori freschi ; dinanzi a me un anacronistico televisore Grunding e , in alto, alle pareti , una teca di vetro con dentro un gagliardetto della squadra di calcio del Napoli ; lo fisso e ,il signore , mi riprende : “Signorì , lo scudetto del 1987 ! …. E chi se lo scorda più ?! ; quanti eravamo ? ….. una folla ….. un ‘ammuina ; nessuno ci capiva niente ! … ; almeno una cosa , qua a Napoli , l’abbiamo vinta ! . Signorì , credetemi è uno schifo ! , lo Stato non ci viene nemmeno per sbaglio in questo rione : d’inverno si gela e, d’estate il calore c’avvampa !. E la puzza… , la puzza dell’immondizia , quando non la ritirano , c’asfissia ; ce la sentiamo pure nei capelli ! . I soldi non bastano mai ! ; a noi pensionati ci uccidono di tasse !. Lo vedete ? , qui si campa illudendosi di campare !. Scusate lo sfogo ! , voi siete giovane e non ci dovete pensare , come non ci pensavo io all’età vostra ! . La vita è amara e il lavoro onesto è doloroso ! ; la mia unica consolazione : è la musica ! . Le vedete quelle pile di dischi là ? ; Marì , per piacere , piglia un momento quei dischi di Mario Merola ! . Ah !, Merola era un amico d’infanzia , siamo cresciuti insieme ! ; poi , ci siamo persi di vista , ma io l’ho seguito anche dopo che è diventato famoso ! . Oh , ma voi , forse , non sapete neppure chi è Mario Merola ? ; Signorì , la tenete un po’ di pazienza ? . Fatemi compagnia e sentite questa storia ! “ . Annuisco , preda dell’entusiasmo del signor Gaetano . “Mario Merola nacque alle ore 19:00, del 9 aprile del 1934 , nel quartiere S. Erasmo ; il padre faceva il ciabattino e , povero in canna, lo mandò a fare un provino per le giovanili del Napoli , ma lo bocciarono e , siccome non teneva voglia di studiare , si mise a fare lo scaricatore di porto . Per stare in allegria e non sentire la fatica cantava le canzoni classiche napoletane : un giorno , durante una pausa dal lavoro , se ne andò con i colleghi in piazzetta S. Anna alle Paludi a vedere la processione della Madonna ; il cantante che doveva presenziare , Mario Trevi , non arrivò puntuale e , un amico , Salvatore De Lillo , lo convinse a prenderne il posto . Era il 1961 e l’anno successivo , Merola incise il suo primo disco : – Malufiglio – , con i testi di Alfonso Chiarazzo e le musiche di Renato Matassa ; questo qua , lo vedete? . Il brano diventò una sceneggiata , rappresentata al Teatro Sirena ; ma voi lo sapete, vero , cos’è la sceneggiata ? ; mo’ ve lo spiego io : è uno spettacolo che appartiene alla tradizione napoletana , in cui i protagonisti sono sempre isso , essa e o’ malamento ( scusate il napoletano !) , volevo dire lui , lei e il mascalzone ! . Nel 1963 , poi , incise un altro capolavoro : “Sono nato carcerato” , di Sciotti , Cardinale , Mallozzi , con cui vinse il premio Pulcinella d’oro . Dicono che il fatto raccontato nella canzone fosse accaduto veramente : una donna incinta uccise , per vendetta , l’assassino del marito e , andò in carcere , dove partorì il bambino. Presto , Merola la trasformò in una sceneggiata in cinque quadri , interpretata al fianco di Enzo Vitale , Tecla Scarano e Liliana Cannio , figlia del noto musicista . Io, Merola , lo andai a vedere , spesso, al Festival di Napoli : dall’esordio , nel 1964-65 , con “Doce e’ o’ silenzio “ e “T’aspetto a maggio “ all’ultima partecipazione , nel 1970 , con “ ‘Nnammurato ‘e te ! “ e “Chitarra rossa “. Con i soldi guadagnati , grazie alla vendita dei dischi , pagò il ricevimento del matrimonio con Rosa Serrapiglia , celebrato il 5 aprile del 1964 : unione fortunata che generò tre figli : Roberto, Loredana e Francesco . Negli anni Settanta / Ottanta , avendo avuto la felice intuizione di portare la sceneggiata sul grande schermo, girò , diretto dai registi Alfonso Brescia , Ciro Ippolito e Stelvio Massi , pellicole ispirate agli scritti di Libero Bovio ( compositore , poeta, drammaturgo e giornalista napoletano) , quali : “Zappatore” (1980) , storia di un figlio che , affermatosi socialmente , dimostra indifferenza e ingratitudine nei confronti dei genitori contadini ; “Lacreme napulitane “ ( 1981) , tragica vicenda d’ immigrazione e disgregazione familiare e “ Guapparia “ ( 1984 ) , intrigo di passione e di coltelli . Successivamente , inventò un genere cinematografico nuovo : il poliziesco alla napoletana , impersonando spietati boss della camorra , carcerati redenti o recidivi , padri modello e mariti feriti nell’onore da mogli bellissime e infedeli ( le attrici Rosa Miranda , Ida Di Benedetto , Angela Luce e la cantante Gloriana ) . Potrei fare un lungo elenco , ma citerò solo alcuni titoli : “Sgarro alla camorra” (1973) , del regista Ettore Maria Fizzarotti ; “ Napoli … la camorra sfida e la città risponde “ e “ I contrabbandieri di S. Lucia “ ( 1979) , entrambi di Alfonso Brescia ; “Da Corleone a Brooklyn “ ( 1979) , di Umberto Lenzi ; “Tradimento” e “Giuramento” (1981- 1982) , ancora di Alfonso Brescia , in cui tenne a battesimo ,l’allora sconosciuto , cantante neomelodico napoletano , Nino D’Angelo e , infine, “Napoli , Palermo, New York il triangolo della camorra “ (1981) , realizzato sempre dal regista Alfonso Brescia , tra l’Italia e l’ America . Merola , non scordò le sue origini , le sue radici e il nostro legame : infatti , veniva , di frequente , a trovarmi e , se non poteva , perché era in tournèe all’ estero , mandava lettere . In una di queste , mi raccontò del concerto tenuto alla Casa Bianca , a Washington , in onore del presidente Gerald Ford e del segretario di Stato Henry Kissinger , dove incontrò il tenore Luciano Pavarotti che, complimentandosi con lui per aver portato la canzone napoletana nel mondo , lo invitò a incidere un disco insieme , poi , però ritrattò a causa di un equivoco : il maestro Pavarotti, non sapeva di aver scelto di eseguire le stesse canzoni che Merola aveva messo in repertorio per quella sera e, la cosa lo irritò al punto da decidere di non avere più contatti con lui . In un ‘altra lettera del 1981, speditami da San Remo , mi descrisse l’emozione di aver gareggiato al Festival , con il brano di Eduardo Alfieri , “ Chiamate Napoli , 081 ; ma , si sa, Dio dà e Dio toglie e ,nel 1989 , proprio quando ricorreva il trentennale della sua carriera , fu turbato da un fatto spiacevole : venne accusato dal giudice Giovanni Falcone , nell’ambito del Maxiprocesso , del reato di associazione mafiosa ,da cui , in seguito, venne completamente prosciolto . Dagli anni Novanta al Duemila , alternò ai concerti in America per le comunità italiane ( “ Viaggiare “ , diceva , “ è trovare sempre Napoli ! “) , il ritorno al Festival di San Remo (1994 ) , con il brano : “ Una vecchia canzone italiana “ , cantato con la Squadra italiana ( Nilla Pizzi , Gianni Nazzari , Manuela Villa, Wess, Tony Santagata, Jimmy Fontana, Rosanna Fratello, Wilma Goich, Lando Fiorini, Giuseppe Cionfoli ) , gli impegni televisivi ( “Fantastico Enrico , Fantastico chi ? , Fantastico 13 “ , condotto con Enrico Montesano e Milly Carlucci , nel 1997 ) e cammei cinematografici in pellicole d’autore ( “ Sud side stori” , della regista Roberta Torre , nel 2003 ) . Nel 2001 , salutò la rinascita del Festival di Napoli , vincendo con la canzone “ L’urdemo emigrante “ , cantata in coppia con il figlio Francesco , deciso a ripercorrerne le orme e , il 5 aprile del 2004 , al termine di un tour teatrale in cui portò in scena il testo di Libero Bovio , “I figli “ , festeggiò i suoi settant’anni , i quarant’ anni di matrimonio e i quarantacinque anni di carriera con due concerti napoletani , all’ Hotel Sonrisa e alla Stazione marittima ; in una di quelle circostanze disse : “ Una festa da vivo , fortunatamente , anche perché , se ero morto che sfizio c’era ? “ . Ci lasciò due anni dopo , il 12 novembre del 2006 , per arresto cardiaco, all’ ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia , dove era ricoverato da alcuni giorni . Ai funerali, eravamo in migliaia fuori dalla basilica di S. Maria del Carmine Maggiore e i muri della chiesa furono tappezzati con un grosso manifesto che diceva : – E’ morto l’artista del popolo , il grande Mario Merola ! – “ . Il rintocco improvviso di un orologio a pendolo , mi ricorda che è giunta l’ora di rimettermi in marcia ; saluto e ringrazio la signora Maria e il signor Gaetano per l’ospitalità : lascio le memorie di una Napoli di ieri , fatta di semplicità , di sogni di riscatto , affidati a una voce o alle prodezze calcistiche di un fuoriclasse . Riemergo dal ventre di una città che non riesce a trovare in sé la forza d’ indignarsi , di ribellarsi ; una città che , accontentandosi , si rassegna , perché , lo sostiene il poeta : “ Nessuno scriverà mai il romanzo di Napoli . La penna non può fermare sulla carta la sua anima che piange , ridendo ; prega , bestemmiando ; soffre , cantando “ .