uga dall’Italia
ROMA-È una malattia che tutti sottovalutano, ma questo paese è conosciuto in tutto il mondo proprio per la sua passata

ROMA-È una malattia che tutti sottovalutano, ma questo paese è conosciuto in tutto il mondo proprio per la sua passata immigrazione, che sin dagli anni del dopoguerra, caratterizzo questa nazione. Oggi la storia si ripete. A differenza degli anni appena dopo la seconda guerra mondiale, quando a partire erano padri di famiglia in cerca di fortuna, oggi a partire sono i giovani e le imprese. Questo paese è invivibile. C’è una enorme burocrazia che non permette di poter proggettare un futuro. C’è una pressione fiscale asfissiante che fa diventare tutti degli evasori onesti.
È l’effetto della crisi, direte. No, non è colpa della crisi, forse la crisi è la miccia che si è definitivamente accesa. I giovani non hanno futuro, quindi ad un certo punto devono prendere una decisione. Tentennano per anni, ma quando l’impossibilità si fa concretezza, lasciano l’Italia in cerca di un lavoro che gli consenta di progettare il futuro. L’Italia è un paese che non permette nulla. Per un giovane aprire un impresa significa diventare un evasore in un giro di pochi anni. Significa entrare in un vortice burocratico e piombare in una situazione incresciosa causata dallo stato che soffoca chi fa impresa.
Le imprese invece non riescono più a sostenere l’asfissiante pressione fiscale, e la grande macchina burocratica costruita nel tempo dai sindacati e dalle politiche di sinistra. Una burocrazia che ha distrutto l’esistenza di migliaia e migliaia di imprese. Oggi l’Italia viaggia a 50/60 imprese alla settimana che chiudono battenti. Ci sono tante imprese che chiudono l’attività sul territorio italiano e scappano all’estero, dove non c’è questa asfissiante pressione fiscale e le condizioni sono migliori per fare impresa. Una situazione che già c’era, ma la crisi ha alimentato e costretto a fuggire via. Dietro questo fenomeno c’è silenzio, si parla solamente di chiusura di attività, ma non si parla di una vera e propria fuga per la vittoria di giovani e imprese. Ormai restare in Italia significa perdere di sicuro e essere uccisi dallo stato.