Luigi Tenco : “Ciao amore ,ciao”In evidenza

Sanremo , 27 gennaio 1967 . Alle 2:00 , nella stanza numero 219 dell’ Hotel Savoy , venne rinvenuto il corpo senza

Luigi  Tenco : “Ciao amore ,ciao”In evidenza

Sanremo , 27 gennaio 1967 . Alle 2:00 , nella stanza numero 219 dell’ Hotel Savoy , venne rinvenuto il corpo senza vita del cantautore Luigi Tenco . Un ‘ultima foto ,scattata dal giornalista Renato Corsari , ritraeva il cantante riverso su un tappeto di tessuto pregiato , con in pugno la pistola da cui , verosimilmente , partì il colpo che , forandogli una tempia, lo uccise . Su un tavolo , non lontano dall’ingresso , giaceva un biglietto con su scritte parole lapidarie : “ Io ho voluto bene al pubblico e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia esistenza . Faccio questo non perché sia stanco di vivere ( tutt’altro ) , ma come atto di protesta contro una commissione che manda in finale la canzone “Io , tu e le rose “ di Orietta Berti e seleziona per il ripescaggio il brano “La rivoluzione” di Gianni Pettenati . Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno . Ciao . Luigi “ . Quella sera stessa , infatti , esibitosi sul palcoscenico del salone delle feste del casinò di Sanremo , scenario della tenzone canora , meglio conosciuta come “Festival della musica italiana “ , si era classificato al dodicesimo posto con il brano : “Ciao amore , ciao “ , uscendo definitivamente dalla competizione , per volere concorde d’ inesperti ascoltatori e di critici edotti . Ma lo sconforto per un insuccesso basta a spiegare il suicidio di Tenco , artista intelligente , colto , raffinato o , forse , i motivi di un gesto tanto definitivo devono essere ricercati nel vissuto più profondo e tormentato dell’uomo , Luigi ? . E ‘ lo stesso “compositore “ , come amava definirsi , a rispondere a tale interrogativo : “Io sono uno che sorride di rado , è vero ! ; ma in giro ci sono tante persone che ridono e sorridono di continuo e , poi, non dicono mai cosa provano dentro “ . Occhi neri sempre bassi , sguardo torvo , atteggiamento schivo , defilato , circospetto , cauto , di chi diffida degli uomini e del mondo ; di chi reca sulle spalle il peso dell’ adulterio materno ed è perciò costretto a rivestire il ruolo di figlio illegittimo , di “figlio di nessuno “ . Il suo sconforto , quindi, aveva radici antiche , che affondavano nel terreno di un concepimento clandestino . La madre , Teresa, originaria di Cassine ( Alessandria ) , dopo essersi sposata all’età di vent’anni con Giuseppe Tenco e aver dato alla luce Valentino , suo primogenito , nel 1937 , prese servizio come cameriera presso una famiglia benestante di Torino . Lusingata dalla corte di Ferdinando , sedicenne rampollo dell’illustre casata dei “ Micca “ , si lasciò sedurre da quest’ultimo e , dopo pochi mesi , scoperta la gravidanza indesiderata , per evitare lo scandalo , si licenziò e tornò dal marito , a Cassine . Nato il bambino , il 21 marzo 1938 , la donna convinse il consorte a riconoscerlo ,e a dargli il proprio cognome . Rimasta vedova nel 1948 , decise di trasferirsi a Genova , dove Luigi , adolescente ribelle e inquieto , frequentò il “Liceo-Ginnasio Andrea Doria “ . La musica jazz di Natking Cole e Kid Ory sembrava essere l’unico rimedio al malessere che lo turbava e nel 1953 , affinato lo studio del clarinetto, fondò la “Jelly Roll Boys Jazz band “ ( Danilo Dèpigo alla batteria , Bruno Lauzi al banjo , Alfred Gerard alla chitarra ) . Tralasciato il clarinetto per il sax , nel 1957 , creò con Marcello Minerbi il “Trio Garibaldi “ ( Ruggero Coppola alla batteria e Minerbi al pianoforte ) e compose la sua prima canzone , sigla d’apertura dell’orchestra . Nel 1958 , fu la volta della formazione : “I diavoli del rock “ ( Graziano Grassi , detto “Roy” , alla batteria e Gino Paoli alla chitarra ) . Iscrittosi alla facoltà di Scienze politiche , nel 1958 , partì per Milano alla ricerca di un contratto discografico , che ottenne grazie agli amici Gino Paoli e Gianfranco Riverberi , arrangiatori della “ Dischi Ricordi “ . Come “session man “ incise: “La tua mano “ , brano di Gino Paoli ( con cui fondò “la scuola genovese dei cantautori “ ) e “Se qualcuno ti dirà “, canzone interpretata da una sconosciuta Ornella Vanoni . La condizione di bohemien , condivisa con i coinquilini della “Pensione Del Corso “( Sergio Endrigo , Bruno Lauzi ) , ebbe fine nel 1959 , quando l’etichetta musicale “Tavola rotonda “ , satellite della “Ricordi “ , lo scritturò come cantante della band : “I cavalieri “( Gianfranco Reverberi , Paolo Tomelleri , Enzo Jannacci , Nando de Luca ) con cui pubblicò due EP ( “Mai / Giurami tu “ e “Mi chiami solo amore / Senza parole “ ) . L’impegno politico avvinse il giovane Tenco e , per non danneggiare la sua reputazione di “uomo di partito “ , incise dischi , ricorrendo a pseudonimi ( Gigi Mai ,Dick Ventuno , Gordon Cliff ) , fino a che , nel 1961, uscì dall’anonimato per firmare il quarantacinque giri : “I giorni perduti “. Intrapresa la carriera di cantante e attore , nel 1962 , partecipò al film del regista Luciano Salce : “La cuccagna “ ( in cui cantò il brano “La ballata dell’eroe “, scritto dal cantautore -amico Fabrizio De Andrè ) e registrò il trentatré giri “Mi sono innamorato di te “ , con le canzoni “Angela “ e “Cara maestra “, censurate dalla Rai . La sfida alle convenzioni e la determinazione nell’opporsi alle autorità , lo spinsero ad assumere posizioni eversive e ad avvicinarsi al poeta anarchico Riccardo Mannerini , la cui influenza fu riscontrata nei quarantacinque giri : “Io sì “ e “Una brava ragazza” , sottoposti a veti censori dalla nuova casa discografica “Jolly “ . Così , i testi persero gradualmente il loro connotato polemico e assunsero un ‘impronta malinconica , centrandosi su tematiche sentimentali con piglio disincantato e sofferto ( “Ho capito che ti amo “ , 1964 ) . Nel 1965 , dopo una “comparsata “ nella pellicola : “008 . Operazione ritmo “di Tullio Piacentini e il congedo dal servizio militare , concessogli in seguito a numerosi ricoveri ospedalieri , siglò un contratto con l’ “RCA Italiana “ per cui registrò : “ Un giorno dopo l’altro “ , colonna sonora dello sceneggiato televisivo “Il commissario Maigret “ e i brani “ Lontano , Lontano “ (Disco per l’estate ) , “Vedrai , Vedrai “ , “Uno di questi giorni ti sposerò “ , “Se stasera sono qui “ ( affidato alla debuttante Wilma Goich ) , “ E se ci diranno “ e “Ognuno è libero “ ( forieri di fervore sessantottino ) . Approdato a Roma nel 1966 , collaborò con il gruppo beat inglese “The Primitives “ per cui scrisse , insieme con l’autore Sergio Bardotti, le canzoni : “Yeeeeh! “ ( traduzione in lingua italiana del loro brano “ I ain’t gonna eat my heart anymore “) e “Johnny no ! “ (cover della canzone “ Thunder ‘n Lightnin “ ) e duettò con la cantante e attrice francese Dalida . I due , legati da un temperamento umbratile affine, instaurarono ben presto una relazione amorosa complessa , culminata in un sodalizio artistico . Infatti , il cantautore genovese la scelse come interprete della canzone “Ciao amore , ciao “ , presentata al Festival di Sanremo in versione rimaneggiata ( la prima versione del testo ,che delineava lo stato d’animo dei soldati in partenza per la guerra durante il Risorgimento , fu oggetto di ostracismo da parte della commissione selezionatrice e , quindi, trasformata nel monologo disperato di un contadino emigrato in città e divenuto vittima dell’alienazione industriale ) . La notte del 27 gennaio fu lei a trovarlo morto e a tentare , invano , di prestargli soccorso . Da quel momento Iolanda Cristina Gigliotti , la “vedette “ italo egiziana , d’adozione francese ,con il nome d’arte ispirato al personaggio biblico di Dalila , smise di cantare e rinunciò a vivere ( tentò il suicidio nel 1967 e nel 1977 ) . Tornata alla ribalta, verso la metà degli anni Ottanta pubblicò numerosi album in Italia e in Francia : per lo più riedizioni dei successi anni Cinquanta / Sessanta ( “Bambino “ , italianizzazione della canzone partenopea “Guaglione “ , “ ’O sole mio “ , “I ragazzi del Pireo “ , “Gli zingari “ , “La vie en rose “ , “Chiudi il ballo con me “ , “ La danza di Zorba “ ) . Il 3 maggio del 1987 , nella camera da letto della sua casa in Rue d’Orchampt ,sulla Butte di Montmartre , a Parigi , “Mademoiselle Bambino “ , ingerendo barbiturici , riuscì finalmente nel suo proposito . Prima di avvelenarsi , pose a vista sul comodino un foglietto sul quale appuntò una frase indirizzata al fratello Bruno , unico affetto rimastole : “Pardonnez moi ; la vie m’est insupportable “ ( “Perdonami ; la vita mi è insopportabile “ ) . Così , gli “ amanti infelici “ , gli “spiriti liberi” , le “voci fuori dal coro della canzone “ si ricongiunsero e lasciarono in eredità agli ascoltatori strofe e ritornelli struggenti , senza tempo . In quella circostanza , il cantautore Fabrizio De Andrè li ricordò entrambi , citando i versi di “Preghiera in gennaio “, brano composto per celebrare l ‘ “amico fragile “ , all’indomani della sua tragica dipartita : “ Signori benpensanti , spero non vi dispiaccia se in cielo , in mezzo ai Santi , Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte , che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte”.