Comune di Irsina (Matera)
Irsina è un comune italiano di 5.025 abitanti della provincia di Matera in Basilicata. Irsina era, un tempo, sede vescovile;

Irsina è un comune italiano di 5.025 abitanti della provincia di Matera in Basilicata. Irsina era, un tempo, sede vescovile; oggi mantiene questa prerogativa solo sulla carta poiché, sebbene esista l’arcidiocesi di Matera-Irsina, essa ha come sede effettiva Matera.
Con 262 km² di superficie territoriale, Irsina è il 59º comune più grande d’Italia per estensione, secondo in Basilicata solo a Matera. È situata ad un’altitudine di 548 m s.l.m. in posizione dominante la valle del Bradano, nell’estrema parte settentrionale della provincia al confine con la parte nord-orientale della provincia di Potenza e la parte occidentale della provincia di Bari.
Confina a nord con il comune di Genzano di Lucania (PZ) (32 km), ad est con Gravina in Puglia (BA) (25 km), a sud con Grassano (22 km) e Grottole (32 km), e ad ovest con Tricarico (32 km), Oppido Lucano (PZ) (33 km) e Tolve (PZ) (35 km). Dista 43 km da Matera e 59 km dal capoluogo di regione Potenza.
Nel suo territorio, a circa 10 km dal centro abitato, si trova il bosco di Verrutoli, area boschiva di circa 650 ettari situata ad un’altitudine di 600 m s.l.m., dotata di un’area attrezzata e riserva naturale di un gruppo di daini che vivono liberamente nel bosco. Irsina ha come frazione Borgo Taccone, situato a circa 14 km a nord-ovest del Comune.
Storia antica
Irsina è uno dei paesi più antichi della Basilicata, come testimoniano numerosi reperti archeologici risalenti ai periodi greco e romano. Dal Medioevo fino al 6 febbraio 1895 il nome del paese era Montepeloso. Per quanto riguarda l’etimologia, sembra che il nome Montepeloso derivi dal greco plusos, che vuol dire terra fertile e ricca, modificato in pilosum dai latini.
Fu assediata ed invasa nell’895 dai Saraceni, che nel 988 la distrussero; fu ricostruita dal Principe Giovanni II di Salerno e fu contesa tra i Bizantini ed i Normanni.
Storia normanna [modifica]
Il territorio di Irsina è al centro della Battaglia di Montepeloso, combattuta il 3 settembre 1041, a breve distanza dalle rive del fiume Bradano. L’esercito Bizantino è guidato da Augusto Bugiano (Boioannes); le forze Normanne sono comandate daAtenolfo, fratello del Principe di Benevento, che coordina anche i militari Longobardi. I cavalieri sono guidati da Guglielmo d’Altavilla e da Argiro. I Normanni lanciano la prima carica, mentre i Greci accusano il colpo e cadono a centinaia.
Guglielmo I d’Altavilla è infermo, ma lascia la sua tenda, posta sopra una altura, e si lancia nella mischia. Secondo il cronista Guglielmo di Puglia, i cavalieri Normanni sbaragliano le forze Bizantine e le truppe che provengono dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Macedonia ed un gruppo di mercenari Pauliciani. Secondo lo storico De Blosiis, l’eroe della battaglia è Gualtiero, figlio del Conte Amico. I bizantini vengono ricacciati dalle truppe Normanne, che risultano vincenti e, pertanto, la città passò sotto il dominio Normanno. I Normanni catturano Augusto Bugiano, lo trasferiscono a Melfiinsieme con le insegne bizantine e poi a Benevento lo consegnano ad Atenolfo.
Secondo la cronaca di Amato di Montecassino, Tristano, cavaliere al seguito della casata Altavilla nel territorio del Vulture, è il primo Conte normanno di Montepeloso, una delle dodici baronie di cui si compone la Contea di Puglia.
Nel 1059 al Concilio di Melfi I, il Pontefice Niccolò II, eleva la Contea di Puglia a Ducato di Puglia e la affida alla Casata Altavilla. Il secondo Signore della città, nel 1068, è Goffredo, conte di Conversano, un nipote di Roberto il Guiscardo.
Nel 1123 il papa Callisto II con una bolla elegge Montepeloso a sede vescovile, anche per contrastare la presenza bizantina ancora forte nel paese. Nel 1132 i cittadini aderiscono alla rivolta contro Ruggero II e Montepeloso diviene feudo di Tancredi di Conversano, conte diBrindisi, ma l’anno successivo Ruggero II la punisce per essersi schierata con i ribelli e la fa radere al suolo.
Architetture religiose
Cattedrale di Santa Maria Assunta: costruita nel XIII secolo e rifatta nel 1777, con facciata barocca e campanile a bifore di stile gotico. Al suo interno vi sono una fonte battesimale in marmo rosso e diverse tele di scuola napoletana del XVIII secolo. Sempre all’interno della cattedrale vi è inoltre la statua marmorea di Sant’Eufemia; l’opera è stata attribuita al Mantegna da Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca provinciale di Bari, con il sostegno di parte della critica tra cui Vittorio Sgarbi, ed è stata esposta alla mostra del Mantegna tenutasi nel 2006 a Mantova[2][3]. Secondo altri critici, invece, tra cui Giovanni Agosti che ha curato l’esposizione del Mantegna al Louvre, l’opera, esposta anche in quella mostra, è da attribuire a Pietro Lombardo[4]. Il dibattito tra le due correnti di pensiero è tuttora aperto[5].
Chiesa del convento di San Francesco (ex castello di Federico II): risalente al XII secolo, fu rifatta nel XVI secolo. La sua cripta conserva affreschi di scuola umbro-senese del XIV secolo raffiguranti il Redentore, l’Incoronazione, l’Annunciazione, la Crocifissione e la Resurrezione.
Chiesa di Maria Santissima del Carmine (Purgatorio): conserva una tela raffigurante San Michele Arcangelo ed una Madonna del Carmine di Andrea Miglionico, un’Annunciazione del 1622 di Pietro Antonio Ferro ed una tela del 1600 raffigurante le Nozze di Cana.
Fonte dati Wikipedia