Mar. Mar 19th, 2024

ROMA- Dall’inizio di settembre del 2016 fino al 31 gennaio di quest’anno gli italiani hanno versato all’erario 1,8 miliardi di euro interamente ascrivibili alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione di 5 aree colpite da altrettanti terremoti avvenuti in Italia in questi ultimi 50 anni.

Accise, ricordano dalla CGIA, che ancora adesso, sebbene siano state rese permanenti, paghiamo perché dovrebbero finanziare i lavori del dopo-sisma del Belice (avvenuto nel 1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980), dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012).

Visto che buona parte di queste ricostruzioni sono terminate da molti anni: “almeno in linea puramente teorica – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – possiamo affermare che per i primi interventi di messa in sicurezza e di avvio dei lavori di ricostruzione nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto scorso e dalle scosse che si sono abbattute successivamente, in soli 5 mesi gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro. Pertanto, sostenere che non è facile trovare le risorse economiche per affrontare queste emergenze non corrisponde al vero. Pur sapendo che queste entrate provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche, resta il fatto che gli italiani continuano a pagare delle imposte che sono state introdotte per fronteggiare gli effetti negativi provocati da calamità naturali che, in massima parte, sono stati risolti. Preso atto di ciò, correttezza vorrebbe che queste risorse, che continuiamo a pagare ogni qual volta ci rechiamo ad una stazione di servizio con la nostra auto, fossero utilizzate per fronteggiare le nuove emergenze come quelle che hanno colpito il centro Italia a partire dal 24 agosto scorso e non voci di spesa che nulla hanno a che vedere con le finalità per cui sono state introdotte”….