Primavera 1987. Roma,Via Teulada. Quartiere della Vittoria. Nel suo studio al quarto piano, il neo direttore di Rai Tre,il critico letterario, saggista e giornalista, Angelo Guglielmi, è intento a lavorare alla nuova linea editoriale della rete, quando la sua segretaria lo interrompe, bussando alla porta, per annunciargli l’arrivo del giornalista e scrittore Corrado Augias.
“Grazie per avermi informato, lo faccia entrare!…”, esclama Guglielmi che, messi via i documenti fino a quel momento consultati, accoglie il giornalista.
“Buongiorno, Dottor Guglielmi!…Finalmente, dopo tanti rinvii, ci incontriamo!…E’un piacere per me conoscerla!…”, si presenta il giornalista, subito incalzato da Guglielmi a mettere da parte i convenevoli e a sedersi per parlare di un nuovo progetto lavorativo.
“Mi scusi, Augias, se sono un po’ sbrigativo con lei, ma il fatto è che il tempo stringe , perché entro la fine del mese bisogna chiudere il palinsesto per la prossima stagione…Dunque, prima di farle la mia proposta ,vorrei che lei mi esponesse la sua, visto che, l’altro giorno, al telefono, mi ha accennato qualcosa…Allora, su, la prego, mi dica: qual è il suo progetto, non abbia remore!…”, lo esorta con tono pacato, il direttore del terzo canale.
“Dottor Guglielmi, lei è stato, è, un critico letterario…sa bene qual sia l’importanza della Letteratura, dei libri…quindi, siccome sono un giornalista, uno scrittore…”, si interrompe Augias, fermato con un gesto dal direttore di rete: “Alt!…No no, Augias, così non va, non va proprio bene!…Scommetto che lei vuole dirmi che non è un presentatore, che non si intende di Televisione e che, per questo, vorrebbe propormi di condurre una rubrica dedicata ai libri…ecco, le dico subito che si tratta di un’impresa ardua , perché parlare di libri in Tv, per carità, sarebbe una bella cosa, ma purtroppo, non è un’idea che funziona!…Il fatto è che si tratta di un altro linguaggio…Nooo, per lei ci vuole dell’altro!…A tal proposito, io avrei buttato giù qualche idea: che ne direbbe di un programma nel quale far luce sui casi di cronaca nera irrisolti?…La trasmissione sarebbe suddivisa in due parti: nella prima, andrebbe in onda una ricostruzione del caso, sottoforma di sceneggiato, interpretato da attori e, nella seconda, avremmo invece delle interviste ai protagonisti della vicenda: familiari della vittima, magistrati che seguirono o che magari seguono ancora il caso…Vede, io vorrei che nella Televisione entrasse il quotidiano, la vita vera, la realtà delle persone… Dopo la “Tv maestra” del Dopoguerra, che ha insegnato agli italiani a leggere e a scrivere in italiano, la nostra dovrà essere la “Tv della realtà”, che parlerà alla gente e che dovrà essere al servizio della gente, in una parola dovrà essere “utile”!…Ah!, dimenticavo che si tratterebbe di sei puntate e che nella conduzione sarebbe affiancato da una giornalista molto in gamba e preparata: Donatella Raffai…”.
“Mi scusi, dottor Guglielmi, apprezzo il suo intento di voler portare la realtà in televisione, ma non le sembra ardito accostare fatti di cronaca nera, per giunta irrisolti, allo spettacolo e agli sceneggiati?…Insomma, i telespettatori non capiranno più qual è il confine tra realtà e finzione!…”,fa le sue rimostranze Augias.
“E’ proprio questo che voglio,che finzione e realtà si sovrappongano!…”, chiosa Guglielmi, sentenziando,”I telespettatori, così, diventeranno i protagonisti delle trasmissioni, perché si ricordi Augias: “La cultura, non è una cosa, ma un modo di fare le cose!…”.
“Come critico letterario rifiutò il Neorealismo, come direttore di Rai Tre cambiò il servizio pubblico. Sia in Letteratura che sul piccolo schermo ha soprattutto cercato e trovato linguaggi nuovi, lontani dall’ovvio e dalla retorica”. Così, il giornalista, saggista Filippo La Porta, ha ricordato Angelo Guglielmi, critico , esperto di Letteratura, saggista e giornalista, scomparso lo scorso 11 luglio.
Nato ad Arona, in provincia di Novara (Piemonte), il 2 aprile del 1929, da genitori pugliesi, dopo il diploma, si trasferisce a Bologna dove nel 1951 si laurea in Lettere presso l’Università Alma Mater, così come i fratelli Giuseppe e Guido, per poi intraprendere la carriera di insegnante nelle scuole Medie di Cento e Ferrara.
Tuttavia,nel 1954, superato il concorso indetto dalla Rai, entra nell’azienda radiotelevisiva pubblica come dirigente, ideando negli anni Sessanta una trilogia televisiva dedicata alle Vite di personaggi celebri (“Vita di Michelangelo”, 1964, “Vita di Dante”, 1965, e “Vita Cavour”, 1967), cui segue, verso la fine degli anni Settanta, la designazione come “capostruttura” del primo canale, ruolo rivestito fino al 1987,che gli consente di dar vita a trasmissioni come “Bontà loro”, primo talk show della Tv italiana, in onda su Rai Uno, condotto dal giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore Maurizio Costanzo.
Nello stesso periodo, alterna alla dirigenza televisiva,la scrittura , collaborando con quotidiani e riviste, quali: “Paese Sera”, “Il Corriere della Sera”e “Il Verri”, esperienze dopo le quali, ispirato dal suo maestro Luciano Anceschi, fonda con il semiologo,filosofo, scrittore e accademico, Umberto Eco e con il poeta, scrittore e drammaturgo, critico e accademico, Edoardo Sanguineti, il collettivo neo-avanguardista “Gruppo 63” ,dando alle stampe numerose pubblicazioni , alcune scritte in collaborazione con lo scrittore, autore e produttore, Stefano Balassone.
Alla creazione di tale neo avanguardia,poi, dedica il libro “Gruppo 63.Critica e teoria”, edito da Feltrinelli.
Designato capo del Centro di produzione Rai di via Teulada, dal 1987 al 1994 ricopre la carica di secondo Direttore di Rai Tre, in quota non più DC, ma PCI, subentrando a Giuseppe Rossini, da cui eredita una rete con bassi ascolti e priva di una linea editoriale che, nel giro di pochi mesi, trasforma in un canale innovativo grazie alla teoria innovativa della “Tv della realtà” o “Tv-verità”. Così, sotto la sua direzione, nascono programmi come: “Telfono giallo”, ricostruzione mediante mini-fiction di casi di cronaca rimasti irrisolti, condotto nella prima stagione dai giornalisti Corrado Augias e Donatella Raffai e poi dal solo Augias, per il passaggio della Raffai a “Chi l’ha visto”, rubrica di servizio dedicata alla ricerca di persone scomparse, “Samarcanda”, talk show politico, presentato dal giornalista Michele Santoro, “Linea rovente”, altro talk show condotto dal giornalista Giuliano Ferrara, “Un giorno in pretura”, storie di giustizia e di processi celebri, presentato dai conduttori/autori Roberta Petrelluzzi e Nini Perno, “Mi manda Lubrano”, poi diventato “Mi manda RaiTre, trasmissione di inchiesta e denuncia a difesa dei consumatori, condotto negli anni dal 1990 al 1994 dai giornalisti Antonio Lubrano, Luigi Necco e Piero Marrazzo (e tutt’ora in onda).
Non solo talk politici e attualità, però, Guglielmi ,infatti, dà spazio anche alla satira, con i programmi: “La Tv delle ragazze”, “Tunnel” e “Avanzi”, condotti da Serena Dandini, con la partecipazione di attrici comiche e attori comici, “Blob”,assemblaggio di video tratti da altre trasmissioni o girati dagli autori , i critici cinematografici Enrico Ghezzi e Marco Giusti, allo Sport, con il programma: “Quelli che il calcio”, presentato da Fabio Fazio e passato nel 1998 su Rai Due , allo Psicodramma, con la trasmissione: “Da Storia Nasce Storia” condotta e ideata da Ottavio Rosati, con J.L. Moreno, al docu-reality “Ultimo minuto”, presentato dai giornalisti Simonetta Martone e Maurizio Mannoni, e al genere investigativo con la trasmissione “Storie maledette” , condotto e ideato dalla giornalista Franca Leosini.
Tornato a tempo pieno nella veste di critico letterario di narrativa contemporanea per L’Espresso e per “Tuttolibri-La Stampa”, fra il 1995 e il 2001 è Presidente e amministratore delegato dell’Istituto Luce, mentre dal 2004 al 2009 riveste la carica di Assessore alla Cultura nella Giunta del Comune di Bologna, guidata dal sindaco Sergio Cofferati.
Membro dal 2001 al 2004 del Comitato di consulenza dell’Enciclopedia del Cinema, edita dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, cura un Blog sul sito Internet de Il Fatto Quotidiano.
Autore di numerose pubblicazioni sulla Letteratura (“Avanguardia e sperimentalismo”, ”Vent’anni di impazienza. Antologia di narrativa italiana dal 1946 al 1964” ,“Vero e falso”,“La letteratura del risparmio” ,“Carta stampata” ,“Il piacere della letteratura. Prosa italiana dagli anni settanta ad oggi” ,“Trent’anni di intolleranza (mia)” ; “Il romanzo e la realtà. Cronaca degli ultimi sessant’anni di narrativa italiana” ) e sulla tv, alcune delle quali scritte con Stefano Balassone, suo vice alla guida di Rai Tre (“Rai-Tv: l’autarchia impossibile”, “Corsari e nobiluomini: la pubblicità in Italia”, “La brutta addormentata: tv e dopo” ; “Senza rete” e “Senza rete. Il mito di Rai Tre 1987-1994” , nel 2013/2014 pubblica i saggi: “Cinema, televisione, cinema. L’ultima volta dell’Istituto Luce” e “Finalmente la riforma della Rai!”.
Poco amante del genere autobiografie, sebbene nel 2019 pubblichi per La Nave di Teseo “Sfido a riconoscermi”, poco prima di cimentarsi nella scrittura delle sue “memorie”, scrive: “Io non ho mai scritto di me; ho in odio l’autobiografia, ritenendola il male degli ultimi trent’anni della narrativa italiana, ma sento il bisogno di esternare alcuni ricordi della mia vita di bambino e di adolescente. Giacché molte cose non tornano nella mia vita , e ciò che pare diventa pericolante. Forse, il contenuto di quei ricordi ci fornisce qualche luce di chiarimento”.
Spentosi a Roma, l’11 luglio scorso , all’età di novantatré anni, è stato ricordato con una cerimonia laica presso la Casa del Cinema.
Convinto che: “La cultura non è una cosa , ma un modo di fare le cose”, di lui e del periodo alla guida del terzo canale Rai, così ha scritto il giornalista e conduttore, direttore di Rai Radio Uno , Andrea Vianello, subentrato alla conduzione di “Mi manda Rai Tre”, uno dei programmi di punta del terzo canale: “Nei corridoi Rai, ancora trovavi l’aria delle idee, l’entusiasmo, l’intelligenza, la sua rivoluzione. Era un intellettuale che capì che la tv doveva essere alta e bassa, raccontare la realtà, vivere la contemporaneità. Un esempio inimitabile per tutti noi’’,mentre il presentatore Fabio Fazio lo ha ricordato, raccontando all’ Agenzia Ansa: “Quando Angelo Guglielmi arrivò a Rai3 ero molto giovane: facevo i programmi per ragazzi che rappresentavano la tv anni ’80, lui invece voleva fare quella del 2000 e non aveva tempo e voglia di prendere in considerazione i miei pensieri.Poi, grazie a Bruno Voglino e alla mia tenacia, quel confronto si è risolto nel migliore dei modi, è nato Quelli che il calcio e negli anni si è consolidato fra me e Guglielmi un rapporto vero, di stima e di affetto, e mi permetto di dire anche di amicizia. Prima di rivoluzionare la tv, Guglielmi aveva fondato, con Edoardo Sanguineti e Umberto Eco, il Gruppo 63, diventando un punto di riferimento per l’avanguardia letteraria italiana. Anche in quell’esperienza il tema centrale era innovare il linguaggio o meglio trovare il linguaggio più corretto per esprimere la contemporaneità, come è stato poi anche a Rai Tre. Era faticoso, anche perché Guglielmi non spiegava in modo piano le cose, eri anche tu che dovevi capirle. Io poi ero ragazzino… ma come sempre dalla fatica nascono spunti costruttivi. Guglielmi è stato l’uomo di televisione che ha avuto una vera visione delle cose, una tele-visione della rete che voleva creare, e ha costruito Rai3 letterariamente, come la costruzione di una storia, di un romanzo: per lui era imprescindibile date unità formale ed essenziale alla rete, di cui aveva appunto una visione organica, una linea editoriale declinata nei vari generi, con uno sguardo assolutamente preciso su quello che voleva raggiungere. La tv degli anni ’80 era sotto certi aspetti ancora l’erede della tv degli anni ‘60, molto didascalica, direi logica, costruita con articoli e preposizioni: Guglielmi ha fatto invece una tv analogica in cui il linguaggio era tutt’uno con il flusso di programmi che aveva varato, ed erano tantissimi. Ne è nata una rete con una personalità fortissima, all’insegna della contemporaneità, talmente forte che ancora oggi Rai Tre ha quella connotazione data da quei programmi. Una coerenza, un’unitarietà difficili da mantenere. Così facendo, Guglielmi ha svecchiato tutta la tv, perché Rai Tre ha contaminato tutto il resto, obbligando o per differenza o per emulazione a un confronto. Guardava solo al prodotto, del resto non gli importava nulla, senza accontentare questo o quello, con una lucidità e un’autorevolezza e un’onestà intellettuale, temo irripetibili”.