ROMA- L’Istat certifica che la tassazione è al 50,2%. Nonostante i nostri dubbi sono forti, siccome riteniamo che la tassazione reale, sommando tutte le istituzioni in gioco, si aggiri intorno al 70%. Ma prendiamo per buono i dati forniti dall’Istat, riteniamo che con una tassazione al 50,2% bisogna dividere con lo stato e con le tante istituzioni, il 50% di ciò che si guadagna. Una situazione insostenibile se si considera che prima dell’euro la tassazione non arrivava al 30%. C’è qualcosa che non torna.
Quindi, con questi numeri, significa che in Italia è impossibile produrre. Oggi aprire una partita IVA, specialmente per i giovani. È un pericolo da non sottovalutare. Fare impresa significa dare allo stato il 50% di ciò che si dichiara. Con la restante parte del 50% un’impresa deve mantenere l’attività, vivere per se o con la sua famiglia, e pagare tutte le conseguenze del rischio d’impresa. Un pericolo che si apre non tanto quando ci si iscrive alla camera di commercio o si apre la partita iva, è semplice, il problema è quanto ti accorgi che quell’attività, data la crisi, non va. Tutele non ce ne sono, anzi, c’è uno stato e le sue istituzioni, che fanno diventare i coraggiosi senza lavoro, delle vittime del sistema fino a spingerle alla pazzia.
Infatti, chiudere un’attività si incombe in conseguenze pericolose che determinano di fatto una situazione di enorme difficoltà. Comporta una serie di vincoli burocratici da adempiere nonostante tu abbia cessato l’attività. Mentre negli altri paesi europei c’è tutela nei confronti di chi perde un lavoro dipendente o autonomo, in Italia chi lo perde viene massacrato dalla camicia nera italiana, equitalia, che pretende tutto indipendentemente dal fatto se tu lavori o non. In altri paesi europei c’è il reddito di cittadinanza che mette a riparo chi non ha più un lavoro, in Italia non c’è, e quindi lo stato diventa forte con i deboli e debole con i forti.
Il rischio pericolosissimo per chi apre una partita iva e poi la chiude, perché non ci sono commesse, è trovarsi in un vortice senza via di uscita. Lo stato, o chi per esso demandato, si arrende solamente quando all’ex partita Iva ha tolto tutto, anche le mutande. Quindi, ritornando al discorso di prima: nessuno può reggere un peso di tassazione che ha superato il 50%. Comporta un’impossibilità di mantenere famiglie e impresa, e ciò determina un arretramento dei consumi interni che portano al rallentamento dell’economia e la chiusura di tantissime piccole attività imprenditoriali e commerciali. Ma allo stato e equitalia, non interessa, tu hai aperto un’impresa, l’hai chiusa, sono problemi tuoi, a noi, dice lo stato, servono i soldi. Il fisco non perdona nessuno.