Arnoldo Foà: “Da questa sera , Puccio Gamma!”
Autunno 1938. Roma, via Nazionale. A pochi passi dalle Scuderie del Quirinale , passanti camminano freneticamente lambendo l’ingresso del Teatro Eliseo, al cui interno la compagnia Cervi-Pagnani-Stoppa-Morelli, coordinata dal regista Pietro Sharoff, sta effettuando le prove dello spettacolo del dram…

Autunno 1938. Roma, via Nazionale. A pochi passi dalle Scuderie del Quirinale , passanti camminano freneticamente lambendo l’ingresso del Teatro Eliseo, al cui interno la compagnia Cervi-Pagnani-Stoppa-Morelli, coordinata dal regista Pietro Sharoff, sta effettuando le prove dello spettacolo del drammaturgo William Shakespeare “La dodicesima notte” quando , d’un tratto, irrompe nella sala l’attore comprimario Arnoldo Foà, visibilmente agitato. “Non posso crederci… non è possibile…e adesso ?…le hanno emanate…Mussolini, le ha promulgate…lo hanno annunciato alla radio!…”, esclama a perdifiato il giovanotto. “Cosa dite , Arnoldo?… non capiamo!…”, cerca di calmarlo il regista. “Le leggi razziali, dico…Mussolini, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, le ha promulgate…Gli ebrei e chiunque non appartenga alla razza ariana o professi la religione ebraica deve andar via dall’Italia…non ha più la cittadinanza e , in virtù di ciò , non ha diritto a un lavoro , ad essere assunto alle dipendenze pubbliche, ad avere beni propri, a sposarsi con un italiano/a , a svolgere professioni intellettuali e ,financo, il servizio militare…” , si spiega concitato l’attore, continuando, “Voi capite, signor Sharoff, cosa significhi questo per me che sono un ebreo?…vuol dire che non posso più reciatare nel vostro spettacolo!…Immagino , quindi, comprendiate sin troppo bene, cosa potrebbe accadere se una pattuglia fascista leggesse il mio nome sulla locandina…No, non c’è altro tempo da perdere, devo andar via da Roma assolutamente, prima che mi trovino qui e siate compromessi anche voi per causa mia!…” . “Oh, suvvia, Foà, non dite sciocchezze!…potrei mai lasciarmi scappare un giovane talento come il vostro?…non sia mai detto!… perderei la mia credibilità di regista!…” , sentenzia convinto Sharoff. “Allora, come intendete fare?… cosa avete in mente?…” , chiede il giovane artista; “Cosa penso di fare , mi chiedete?…”, ribadisce con aria misteriosa il regista , aggiungendo : “Caro Foà, se è vero, com’è vero, che non potrete più recitare con il vostro nome e cognome , nulla vieta , invece, che lo facciate con uno pseudonimo…Che ne direste , allora, di chiamarvi ,da questa sera in poi, “Puccio Gamma”?…” .
“Le sue interpretazioni sono memorabili, incisive , esito di un attento studio, di passione e misura drammatica”. Così, un critico teatrale plaudiva alle capacità artistiche dell’attore Arnoldo Foà, recensendo un suo spettacolo del 1960. Nato a Ferrara il 24 gennaio del 1916 da Valentino e Dirce Levi , entrambi di famiglia e religione ebraica, si trasferì con i genitori a Firenze, dove, conseguito il diploma, intraprese gli studi universitari. Studente di Economia poco attratto dai calcoli e dalle statistiche, mostrò invece un vivo interesse per il teatro. Iscrittosi, quindi, ai corsi di recitazione di Raffaello Melani , presso la scuola “Luigi Rasi”, poco più che ventenne decise di abbandonare l’università e di spostarsi a Roma per poter frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1938, in seguito alla promulgazione da parte di Mussolini delle Leggi razziali, che gli impedivano in quanto ebreo di studiare e lavorare, interruppe la sua formazione artistica , ma continuò ad essere scritturato per piccoli ruoli da svariate compagnie (“Ferrati-Cortese-Scelso“, “Ferrati-Cortese-Cimara”, “Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa”, “Ninchi-Barnabò”, “Adani-Cimara”, “Maltagliati-Cimara”) , ricorrendo , però, all’uso di pseudonimi tra i quali “Puccio Gamma”. Poi, rifugiatosi a Napoli, nel 1943 divenne capo-annunciatore e scrittore della Radio Alleata PWB , annunciando l’Armistizio dell’ 8 settembre del 1943. Terminata , dunque, la seconda guerra mondiale, nel 1945 fece rientro nella Capitale, portando in scena presso il teatro Eliseo lo spettacolo “La brava gente” di Irwin Shaw , cui seguirono le pièce dirette da Luchino Visconti “Delitto e castigo”(adattamento dall’omonimo romanzo di Fedor Dostoevskij) , “La luna è tramontata” ed “Enrico IV” , al fianco di Ruggero Ruggeri. Interprete di testi classici e contemporanei , nel trentennio Cinquanta/ Sessanta/Settanta, calcò i palcoscenici italiani con drammi diretti da Guido Salvini( “Antigone” di Sofocle, “Medea” di Euripide,“I masnadieri” di Friedrich Schiller, “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, “Giulietta e Romeo” e “Racconto d’inverno”di William Shakespeare) , Luchino Visconti (“Parenti terribili” di Jea Cocteau , “La quinta colonna” di Ernest Hemingway, “La via del tabacco” di Jack Kirkland), Luigi Squarzina ( “I Persiani” di Eschilo, “Le Baccanti” di Euripide, “I fratelli” di Publio Terenzio Afro, “Detective story” di Sidney Kingsley, “Ma non è una cosa seria” di Luigi Pirandello, “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio) e Giorgio Strehler (“Sofonisba”di Giangiorgio Trissino). Negli stessi anni , cimentatosi nella regia, curò adattamenti di commedie classiche (“La pace” di Aristofane), drammi ( “Diana e la Tuda” di Luigi Pirandello) e di opere liriche( “Otello” di Giuseppe Verdi, “Histoire du soldat” di Igor Stravinskij e “Il pipistrello” di Strauss), presentandosi al pubblico anche in veste di drammaturgo ( “Signori buonasera”, “La corda a tre capi” e “Il testimone”). Debuttato contemporaneamente sul grande schermo( “Un giorno nella vita” di Alessandro Blasetti), prese parte, nel tempo, a più di cento pellicole di diffusione internazionale, tra le quali : “Processo” di Orson Welles (1962, tratta dal romanzo di Franz Kafka), “I cento cavalieri” di Vittorio Cottafavi (1964) e “L’uomo venuto dal Kremlino”di Michael Anderson (1968). Tuttavia, nonostante l’affermazione presso le platee teatrali e cinematografiche, conobbe la grande notorietà solo grazie alla radio (interpretò “Capitan Matamoro” e “Faust” e condusse trasmissioni di attualità come “Arcobaleno”) e alla televisione ( fu tra i protagonisti degli sceneggiati Rai “Piccole donne”, “Capitan Fracassa”, “Nicola Nikleby”, “L’isola del tesoro” e “Freccia rossa”). Attivo come attore e drammaturgo fino ai primi anni del Duemila (fra il 2003 e il 2008 portò in scena il monologo di Alessandro Baricco “Novecento” , il dramma di E.Thompson “Sul lago dorato” e la sua pièce “Amphitryon Toutjours” , presentata al Festival di Spoleto), coltivò in modo costante la sua passione per la poesia, realizzando recital (“Divina Commedia”, “Canti e poesia della libertà”) e collane cd con registrazioni di brani di letterati e filosofi e di poesie da lui composte. Autore di un romanzo(“Joanna Luzmarina”, pubblicato nel 2008 da Corbo editore) e di un’autobiografia( “Autobiografia di un artista burbero”, edito nel 2009 da Sellerio), trascorse l’ultimo periodo della sua vita tra l’Italia e le Seychelles, accompagnato nei suoi lunghi soggiorni dalla quarta moglie Annamaria Procaccini , sposata nel 2000 ( dalle precedenti consorti aveva avuto le cinque figlie : Annalisa, Valentina, Rossellina, Giulia e Orsetta). Morto a Roma l’11 gennaio del 2014, presso l’ospedale San Filippo Neri, a causa di una crisi respiratoria, alla vigilia del suo novantottesimo compleanno, fu ricordato da colleghi e autorità nel corso di una cerimonia laica , tenutasi in Campidoglio. “Figura esemplare di artista, di interprete della poesia e del teatro, animato da una straordinaria passione civile e da un forte senso di attaccamento ai valori democratici della nostra Repubblica” , lo definì , in quella circostanza,il presidente della Repubblica , Giorgio Napolitano, incalzato dalle dichiarazioni della giovane moglie: “Entusiasta e curioso più di un bambino, Arnoldo, era un fiume in piena di idee, voglia di fare, scriveva, amava la musica…La sua scomparsa è stata improvvisa : fino a ieri stava bene, se ne è andato così , serenamente…”