Spesso capita di ascoltare i big dei partiti che parlano a nome del proprio elettorato, come se fossero una proprietà inviolabile. Sono ancora convinti che esiste un elettorato di base, di posizione ideologica, mentre fuori c’è un popolo formato di persone, con tanto di cervello che sa ragionare e valutare.
Proprio ieri Silvio Berlusconi parlava di una caduta imminente dell’attuale governo e di un probabile ritorno alle urne. Ancora una volta ha messo in campo la convinzione di essere lui il numero uno in assoluto e il centrodestra è vincente. Partiamo dal fatto che il suo partito oggi racimola una manciata di voti, e se c’è qualcuno che deve parlare, è solo Salvini che detiene il 17% dei voti del centrodestra. La Lega oggi nei sondaggi viene data quasi al 32%, significa che è la Lega l’intero centrodestra, visto anche che FI continua a essere ferma al palo.
Al di là di questa considerazione, nessuno vuole ammettere che le ideologie di centrodestra e di centrosinistra non esistono più, e gli italiani lo hanno dimostrato il 4 marzo. Hanno ottenuto voti due movimenti e non partiti consolidati. Il segnale che dovrebbe far riflettere ruota intorno al fatto che gli italiani di un tempo non esistono più, e quelle vecchie generazioni con i paraocchi che guardavano sempre nella stessa direzione, non esistono più.
Sono cambiate le generazioni, e quelle che votavano per fede di partito non ci sono più. C’è una nuova generazione di persone che non interessa il colore del partito, interessano i fatti che gli attori politici fanno per il bene del popolo. Non esiste più la gerarchia politica, esiste il bene comune, qualora viene meno, gli elettori sono propensi a cambiare.
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