Categories: Cronaca

CAPUA. Adinolfi: dare lustro al museo campano

CAPUA-«In questo momento il patrimonio culturale italiano non ha voce». Queste le dichiarazioni di Isabella Adinolfi, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione cultura del Parlamento europeo, in visita nel fine settimana presso il Museo Provinciale Campano di Capua.
«Sono andata al Museo campano di Capua per adottare simbolicamente una “Madre” senza bocca come esattamente il nostro patrimonio culturale – spiega Adinolfi – E’ necessario ridare la voce a tutti gli operatori dei beni culturali affinché possano riscoprire la dignità del lavoro e degli studi. In Italia abbiamo un patrimonio culturale che non ha voce, vengono valorizzarti soltanto i cinque, i sei grandi siti dell’Italia e degli altri non sappiamo nulla. Non va bene – incalza l’europarlamentare – il nostro è un patrimonio fatto di tanti piccoli angoli ciascuno dei quali potrebbe essere raccontato dai tanti operatori dei beni culturali».
Museo Provinciale Campano di Capua è di proprietà dell’Ente Provincia. Con l’entrata in vigore della riforma Delrio la delega alla Cultura è di competenza esclusiva della Regione Campania. Inoltre, essendo un museo provinciale, il Museo Campano non può rientrare nel polo riservato ai musei statali. Cosa vuol dire? Le ben note difficoltà della provincia di Caserta, così come tutti gli Enti, hanno reali scarsecoperture finanziarie tali da assicurare le attività museali. In particolare poi, per il Museo campano, risulterebbe che il personale sia stato ridotto all’osso e non siano più garantiti i servizi di manutenzione.
Attualmente la mancanza di fondi potrebbe portare non solo alla chiusura del Museo, ma anche al trasferimento delle MatresMutatae in diversi musei della Campania e dell’Italia.
Nel 2016 il Museo campano è stato inserito nella Lista Rossa di Italia Nostra. Le motivazioni: “Proprietà della provincia di Caserta, il museo sta subendo un rapido declino per la totale mancanza di governance. Con l’abolizione delle provincie il Museo Campano si trova oggi in una situazione di stallo. Il personale, dipendente della Provincia ma i cui stipendi vengono pagati dalla Regione, è sotto organico. Da tempo manca di un direttore e c’è la totale assenza di strategie di valorizzazione e la programmazione culturale è completamente mancante. Per questo museo, come per tutte le altre strutture provinciali, la situazione è poco chiara ed estremamente problematica. Da quando le provincie sono state dismesse, parte delle competenze sono passate alle Regioni che, però, fanno fronte solo ai costi delle utenze e del personale. Il Museo Campano con il suo ricchissimo archivio, la biblioteca, le numerose raccolte si presenta naturalmente come un soggetto proponente, uno spazio di ricerca, non solo un mero custode di oggetti antichi, ma un servizio al territorio. Non può essere quindi rilegato ad una semplice questione di centro di costo”.

Redazione

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