Autunno 1957. Roma, accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” . Nell’aula del corso di regia , la classe di aspiranti attori si prepara all’inizio della lezione tenuta da Orazio Costa . Entrato il regista , tutti prendono posto nei loro banchi , tranne Carmelo , ragazzo pugliese dai modi bruschi e dall’atteggiamento scapigliato. “Buongiorno , Bene ! … Cosa c’è , perchè lei non si siede come i suoi compagni ? ” , domanda indispettito il professore ; “Vuole davvero che glielo dica ? …per protesta ; non mi siedo per protesta ! ; sì : ho deciso di protestare !…” , replica il giovane attore, continuando:“Protestare , perché qui non si viene ascoltati ; non si viene ascoltati affatto!” . “Non comprendo , Bene , potrebbe spiegare meglio cosa intende ?…” , chiede interdetto il professor Costa ; “Intendo dire che più volte ho chiesto a Ninchi , l’insegnante di recitazione di aggiornare il suo metodo , che è obsoleto e inconcludente …Il metodo dell’accademia Sharoff : quello è il metodo per risvegliare i sentimenti !… altro che metodo Silvio D’Amico …quello , i sentimenti , li fa addormentare !” , spiega Bene con tono sarcastico . “A, va benissimo ! , se lei non crede nel nostro metodo può anche ritirarasi , smettere di frequentare la nostra accademia e iscriversi alla Sharoff !… Stia pur certo che non la tratterremo !” ; chiosa ironico il Costa . “Lo so , lo so ! … l’unico insegnante che crede in me è la signora Morino …voi altri non vedete l’ora di sbattermi fuori !….e , allora , io vi accontento : Bene se ne va , finalmente , toglie il disturbo !” , urla il giovane attore , dirigendosi verso la porta.“Beneee! …”, lo richiama a gran voce il regista Costa , affinché si volti: “Sa d’ora innanzi come risponderò a chi mi chiederà come va?, Non c’è Bene , grazie!”.
“Carmelo Bene è un istrione , un genio oppure un mistificatore ? : questa la domanda che si poneva nel 1966 , un cronista della trasmissione televisiva Rai Avvenimenti 30. Nato a Campi Salentina (Lecce) il 1° settembre del 1937 , da Umberto ed Amelia , gestori di una fabbrica di tabacco , l’attore , “istrione del teatro italiano” trascorse un’ infanzia solitaria . Bambino gracile , timido e introverso, fu iscritto dalla madre , fervente cattolica , presso la scuola degli Scolopi di Lecce . Chierichetto nella parrocchia del paese, ben presto manifestò avversione nei riguardi delle pratiche religiose , arrivando , in età adolescenziale a contestare persino alcuni insegnanti del collegio dei Gesuiti che frequentava . Diplomatosi , si trasferì a Roma per intraprendere gli studi universitari , ai quali , però, preferì quelli teatrali . Evitata la leva , una volta ottenuto l’attestato di ridotta attitudine miliatre , nel 1957, si iscrisse all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” . In disaccordo con i professori , riguardo i metodi d’insegnamento , abbandonò la scuola di recitazione dopo appena un anno . Condotta una vita sregolata , dedita al fumo e all’alcool , più volte arrestato per atti illeciti e contrari alla morale , a soli ventidue anni debuttò in teatro con “Caligola” di Albert Camus , per la regia di Alberto Ruggiero. Sposatosi nel 1960 ,contro il volere dei genitori, con l’attrice Giuliana Rossi , da cui ebbe il figlio Alessandro , prematuramente scomparso, visse tra Firenze e Genova , città, quest’ultima, in cui portò in scena le repliche del suo spettacolo d’esordio , nella duplie veste di attore e regista . Diretto fra il 1961 e il 1962 anche l’ “Amleto” di William Shakespeare, fece ritorno a Roma , dove , in quegli stessi anni costituì, il Teatro Laboratorio , compagnia di attori con cui allestì spettacoli-happening di cabaret, come “Addio porco” o “Cristo ’63” , destando scandali e provocando tafferrugli con la polizia. Chiuso il Teatro Laboratorio , studiò le teorie sul teatro del letterato-poeta Laforgue , alla luce delle quali rivisitò l’Amleto e ideò nuove pièce , fra cui : Salomè di Oscar Wilde e l’Edoardo II di Marlowe , nelle quali ridusse l’immagine all’essenziale per lasciar spazio alla sola voce . Dedicatosi anche alla scrittura di romanzi brevi (“Nostra Signora dei Turchi” e “Credito italiano”) , poi riadattati per la messa in scena teatrale , rappresentò presso il Teatro delle Muse “La storia di Sawney BEAN” e “Il Rosa e il Nero”, rivisitazione di The Monk di Matthew G. Lewis. Legatosi all’attrice Lydia Mancinelli , stanco di un consenso elitario , raccolto solo tra gli addetti ai lavori e non tra il pubblico , lasciò temporaneamente il palcoscenico per il set , girando nel 1967 , diretto da Pier Paolo Pasolini , il film “Edipo re”. Cimentatosi con la regia cinematografica , nel 1968 vinse il Leone d’Argento al Festival di Venezia con “Nostra Signora dei Turchi” , adattamento per il grande schermo dalla sua omonima opera letteraria e teatrale . Di nuovo attore nella pellicola di Mario Schifano “Umano non umano” , fino al 1973 realizzò lungometraggi: “Capricci” , “Don Giovanni”, “Salomè” e “Un Amleto di meno”. Tornato a calcare le scene , ottenne un vero e proprio trionfo con le repliche romane di “Nostra Signora dei Turchi”. Voce radiofonica (interpretò persoanggi storici e preistorici,protagonisti della rubrica “Le interviste impossibili” ) , nel 1974 apparve per la prima volta in televisione con il programma Rai “Quattro modi di morire in versi : Majakowski, Blok, Esenin , Pasternak”, che registrò un indice di ascolto elevatissimo. Amico del poeta Eugenio Montale , del pittore Salvador Dalì e dello scultore Henry Moore , si appassionò alla storia di Lorenzo de’ Medici detto “Lorenzaccio” , non tralasciando , però, il teatro . Portò in scena , infatti , fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta : “Faust-Marlowe-Burlesque” , “Romeo e Giulietta” e “Riccardo III” , di cui propose una versione televisiva . Apprezzato anche in Francia , nell’ambito del Festival d’Automne e dell’Opèra Comique , nel decennio Ottanta teorizzò il “teatro del dire” e l’importanza dell’attore come “macchina teatrale” , ovvero “artefice” di ogni aspetto della rappresentazione , soprattutto del testo. Risultati dell’applicazione di questa teoria , le opere : “Manfred”, “Otello” , “Spettacolo-concerto Majakovskij” e “Hyperion” . Portata davanti a un pubblico di centomila persone, riunite presso la Torre degli Asinelli di Bologna , la “Lectura Dantis” , fra il 1983 e il 1986 propose agli spettatori la rappresentazione di : “Macbeth” e “Adelchi” , insieme con la lettura dei “Canti” di Giacomo Leopardi. Nominato nel 1988 direttore artistico della Biennale di Venezia , (rimise dopo pochi mesi il mandato poiché accusato di appropiazione indebita di opere d’arte) , fu nuovamente in teatro con lo spettacolo: “Cena delle beffe” . Negli anni Novanta , soggiornato per un breve periodo a Mosca , per intraprendere con Valerj Shadrin una colleborazione e una ricerca teatrale durate tre anni , ingaggiò un’aspra polemica con il Ministero dello spettacolo e con il Teatro Stabile di Roma , fecendo pubblicare reiteratamente sui quotidiani il Messaggero e La Repubblica inserzioni pubblicitarie o propagandistiche a danno di figure istituzionali. Risposatosi con la più giovane Raffaella Baracchi , da cui si separò per via dei ripetuti maltrattamenti subiti e dunciati dalla donna, nel 2000 si affermò come “poeta dell’impossibile” , componendo il poema “I mal de’ fiori” . Affidati tramite testamento pubblico i diritti delle sue opere alla fondazione l’Immemoriale di Carmelo Bene, si spense a Roma , all’età di sessantacinque anni , il 16 marzo del 2002 . “Ingannatore affabulante” o “presuntuoso massacratore di testi” , tutt’oggi viene ricoradato da amici e collaboartori come Giancarlo Dotto , che , di recente, ha dichiarato : “Non è solo l’amico che manca , ma quella voce … chissà dov’è andata , quella voce che ci dava calma e forza , quella voce che a risentirla dà nostalgia di tutto ciò che abbiamo perduto senza avere mai avuto!” .