CASERTA- Un’articolata indagine coordinata dalla procura della repubblica di Napoli -direzione distrettuale antimafia ha portato i carabinieri del r.o.s. e del c.do provinciale di Caserta ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare emessa, dall’ufficio gip, nei confronti di 19 indagati gravemente indiziati di far parte di un’associazione di tipo mafioso finalizzata a commettere una pluralità di reati fine tra i quali estorsioni, sequestro di persona, detenzione e porto illegale di armi, intestazione fittizia di beni ed altro.
L’indagine, convenzionalmente denominata “azimut” ha consentito, tra l’altro, di individuare gli attuali capi e gregari del clan dei casalesi, attivo nella provincia di Caserta con ramificazioni in altre parti del territorio nazionale.
L’indagine, partita nel giugno del 2012 al maggio del 2013, attraverso tecniche investigative come videoriprese e collaborazioni di diversi pentiti ha consentito di appurare:
- Gli attuali capi e gregari del “clan dei casalesi” attivo su una buona parte del territorio della provincia di Caserta, con ramificazioni in altre parti del territorio nazionale;
- Documentare l’intesa raggiunta tra i gruppi criminali “Zagaria”, “Venosa”, “Iovine” e “Bidognetti” del clan dei casalesi (cd gruppo misto), per la gestione unitaria delle attività sul territorio e la ripartizione, mediante la gestione di un’unica “cassa” degli illeciti proventi. Questo gruppo misto, nonostante momenti di fibrillazione,ha continuato a federarsi con la fazione Schiavone, a cui viene riconosciuta la leadership dell’intera organizzazione camorristica, tanto che il vertice della medesima era rappresentato, sino al suo arresto, da Schiavone Carmine destinatario anche lui della presente ordinanza custodiale, figlio di Francesco Schiavone detto “Sandokan”;
- Certificare gli accordi sanciti tra il predetto gruppo misto ed il clan “Fragnoli”- “Pagliuca” di Mondragone, sorto sulle ceneri del dissolto clan “La Torre”, e del clan “Esposito”, detto dei “Muzzoni”, attivo sul territorio di Sessa Aurunca e zone limitrofe. Dalla presente indagine è emerso che i casalesi per la rpima volta nella loro storia hanno deciso di stipulare un patto con le famiglie mondragonesi e quelle sessane, per il passato relegate invece a ruoli minori sul territorio di riferimento. Sulla base di tale intesa, le attività illecite venivano perpetrate sotto un’unica comune direzione, impiegando affiliati delle due aggregazioni criminali nonché suddividendo gli introiti in tre quote da destinare alla federazione dei clan di Mondragone e Sessa Aurunca, al “gruppo misto” casalese ed alla “fazione schiavone”;
- Sono stati riscontrati alcuni episodi estorsivi, tra i quali quelli efferente la masseria “La Travata”, in località Casamare di Sessa Aurunca, ad opera sia dei “casalesi” sia dei “mondragonesi”;
- È stato documentato il sequestro dei figli minori dell’affiliato di spicco Alfiero Massimo, attualmente detenuto al 41 bis OP, su ordine del vertice del sodalizio casalese, al fine di farlo recedere dal proposito di intraprendere la collaborazione con le autorità giudiziarie;
- Sequestrate infine, in data 31/5/2013, una cava di inerti ubicata in territorio di Mondragone e gestita da soggetti contigui al sodalizio casalese, alle falde del monte Petrino, all’interno della quale erano stati sversati, nel corso degli anni, rifiuti tossici quale l’amianto;
Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo (art. 321 c.p.p. 12 sexies D.L. 306/92) ad oggetto società, beni mobili e immobili il cui valore ammonta a circa 34 milioni di euro.