Categories: Cronaca

A Castel Volturno lo stato ha deposto le armi

CASTEL VOLTURNO – Siamo nel cuore della pianura casertana, a ridosso del mare, quel mare che doveva dare ricchezza all’interna provincia invece è rimasto a morire per colpa di una classe dirigente che non ha guardato con attenzione al turismo. Un territorio dove lo Stato sembra aver deposto non solo le armi, ma si è completamente arreso alla mafia «bianca» dei clan dei casalesi e a quella «nera» della mafia nigeriana. Tutto quello che di peggio poteva avvenire, a Castel Volturno è avvenuto, ad iniziare dal giorno dopo il terremoto del 1980, fino ai giorni nostri. Prima i terremotati collocati nelle villette del mare, poi l’assalto dei migranti hanno fatto il resto.
A Castel Volturno si è superato ogni numero della decenza umana, i migranti superano qualsiasi livello di tolleranza: sono circa 15mila su una popolazione residente di poco superiore ai 25mila. Cosa più grave che la maggior parte di essi sono irregolari e quindi possono fare quello che vogliono tanto nessuno li conosce.
Dopo che i terremotati sono andati via, le villette lungo il mare sono state occupate dai numerosi nigeriani che sono giunti a Castel Volturno, e si sono impossessati delle centinaia di villette abbandonate lungo il Litorale Domizio che, con questa invasione, si è messo in discussione la sicurezza lungo il litorale tanto che le persone preferiscono stare alla larga da Castel Volturno.
Anche in un’intervista al Giornale il sindaco Dimitri Russo ha evidenziato tutti gli aspetti negativi della sua cittadina. Castel Volturno è ormai diventato il simbolo di quella sconsiderata politica buonista che vuole per forza far entrare tutti. “Qui c’è uno Stato parallelo. Fatto di degrado e illegalità. È la bomba sociale evocata di recente da Berlusconi. Tutto mi separa da Berlusconi, ma su questo aspetto ha ragione. E magari si trattasse solo di bomba sociale – ha detto il sindaco nell’intervista al giornale – Esiste il rischio anche di una bomba sanitaria. Tra i migranti si registrano molti casi di tubercolosi, malaria e Aids. Ma nella comunità africana ci si cura con metodi tribali. Lungo il litorale non esistono fogne e l’inquinamento ambientale è un incubo. Le casse del Comune sono a secco. Da settimane abbiamo in ospedale un feto partorito e abbandonato da una mamma africana. Vorremmo garantirgli una onorevole sepoltura. Ma non abbiamo neppure i soldi per il funerale – ha concluso il sindaco”.

Redazione

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