C’è poco da gioire, sono debiti e vanno restituiti massimo in 6 anni

Ogni volta che esce Conte in TV i “galoppini” dei partiti che formano il governo, esultano, fanno applausi, e cercano di confondere l’opinione pubblica con poche verità. Ma cerchiamo di capire cos’è questo pacchetto di misure destinate alle imprese.

C’è poco da gioire, sono debiti e vanno restituiti massimo in 6 anni

Ogni volta che esce Conte in TV i “galoppini” dei partiti che formano il governo, esultano, fanno applausi, e cercano di confondere l’opinione pubblica con poche verità. Ma cerchiamo di capire cos’è questo pacchetto di misure destinate alle imprese. Il pacchetto delle garanzie per le imprese, come hanno spiegato i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico, si divide in due grandi capitoli: il rafforzamento del Fondo di garanzia per le Pmi, cui potranno accedere le imprese fino a 499 dipendenti e l’intervento di Sace per la copertura dei prestiti alle grandi imprese. Per professionisti, negozianti, autonomi e piccoli imprenditori le banche potranno erogare subito i prestiti fino a 25mila euro praticamente in automatico, senza aspettare l’ok del Fondo. Questi saranno garantiti al 100% e senza controlli preventivi sul merito del credito.
Cosa significa? Semplice: i soldi non ce li mette lo stato, ha solamente creato un fondo di garanzia di 400 miliardi, saranno le banche a sborsare i soldini alle imprese. Non sono soldi a fondo perduto, sono soldi che le imprese devono restituire alle banche, solo in caso di insolvenze con la banca interviene la garanzia dello stato nei confronti della banca. È chiaro che se poi l’impresa non paga, la stessa ha un debito nei confronti dello stato e sarà attaccato con i metodi che ben conosciamo. Sarà il Mef a ricoprire ruolo di indirizzo e coordinamento, che potrà arrivare al 90% senza limiti di fatturato. Le garanzie di Sace, come quelli per le Pmi, si applicheranno su prestiti che andranno restituiti al massimo in 6 anni, con tassi quasi zero. Quindi, ricapitolando, sono prestiti alle imprese erogati dalle banche. Alla fine chi ci guadagna saranno solo le banche e non certamente le imprese, che si ritroveranno a coprire il debito con le banche. La garanzia dello Stato utile per ottenere ora il finanziamento, ma fra circa cinque anni, sarà lo stesso Stato a proporre decreti ingiuntivi per avere indietro le risorse concesse in prestito alle imprese finanziate, ora in grave crisi per assenza di ricavi. Non è il metodo giusto per aiutare le imprese, e solo un’apertura al credito. I ricavi azzerati per le chiusure obbligatorie si sostituiscono con contributi in conto capitale a fondo perduto, se veramente si vogliono aiutare le imprese ferme per legge.