Categories: Cronaca

C’è urgente bisogno di lavoro e consumi

ROMA – Sia il caso che i partiti tradizionali finiti all’opposizione prendano atto che gli italiani non li hanno votati perché non hanno saputo governare. È un dato di fatto. A parte la crisi economica, in Italia non si sono fatte quelle riforme necessarie per contrastare il livello di inferiorità in cui stava precipitando la nazione. Tutti i governi venuti dalla fine della seconda Repubblica non hanno preso a cuore le problematiche dei cittadini, concentrando le attenzioni su livelli politici che non hanno dato la certezza che qualcosa potesse cambiare.
Ora il governo guidato da Giuseppe Conte deve concentrare l’attenzione sulle riforme. Il nostro Paese ha urgente bisogno di misure in campo economico a cominciare da una rapida riduzione del carico fiscale sia sulle famiglie sia sulle imprese. Questo paese vive di piccole imprese e media impresa, è qui che nessuno ha voluto concentrare le giuste attenzioni. Negli ultimi anni queste realtà produttive, che sono l’ossatura dell’economia italiana, sono state letteralmente abbandonate. Su di loro è piovuto lo tsunami delle tasse, tanto da renderle impotenti e doppiamente afflitte visto il perdurare della crisi dei consumi interni.
Il dato chiaro è che le piccole imprese, come anche il commercio e l’artigianato, continuano a chiudere. Significa minori partite iva, tradotto in minori incassi per lo stato, oltre a un minor numero di occupati. È urgente intervenire sulla tassazione, che non deve superare il 20% in tutti gli ambiti. Altro intervento necessario è quello sulla burocrazia, che impedisce alle imprese di operare in tranquillità.
Oggi in Italia esiste il timore di aprire una partita Iva, poiché i guai che ne derivano sono molteplici. Lo stato non guarda seriamente alle difficoltà dei soggetti dopo che intendono avviare un’attività. L’unico ideale dello stato centrale è pressare chi si mette in gioco, impedendogli di poter superare perlomeno i primi cinque anni senza correre dietro a tasse e cavilli burocratici. Infatti le nuove partite Iva chiudono in meno di due anni, segno che le difficoltà sono talmente tante, che la ragione migliore diventa la resa.
Il problema non cambia per quelle già in attività. Anche in questo caso le difficoltà sono enormi e la sopravvivenza diventa ogni giorno asfissiante. È tutto il sistema produttivo italiano che vive una sorta di difficoltà permanente che, poi, diventa difficoltà lavorativa per tutti. Un sistema che inevitabilmente si trascina dietro anche le famiglie. Quindi il lavoro, snellito nelle sue procedure, è il punto su cui il nuovo governo deve concentrare la massima attenzione. Per farlo è urgente modificare la macchina infernale delle tasse e della burocrazia. Se parte la produzione a livelli pre-crisi, l’Italia può farcela. Senza il lavoro non si cantano messe.

Redazione

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