Dalla fine dell’era Berlusconi, da quando salì al colle per rimettere il suo mandato nelle mani del capo dello stato, e fuori dal quirinale una folla festante salutava la sua uscita da palazzo Chigi, l’Italia non ha avuto più capi di governo eletti dal popolo. Infatti in quel periodo ci fu una staffetta tra Berlusconi e Prodi: due governi Berlusconi e due governi Prodi entrambi eletti dal popolo poiché erano candidati premier.
Un’era, non tanto lontana, che ha dato perlomeno la sensazione che il popolo potesse scegliere. Finita quell’era, con l’arrivo di Mario Monti a sostituzione di Berlusconi, lo scenario politico italiano si è capovolto. I premier perlopiù sono stati scelti dal capo dello stato dopo la caduta continua delle colazioni uscite dalle urne. La legislatura in corso è l’esempio della sconfitta dei partiti.
I partiti si accodano e non hanno la capacità di reazione per costruire un futuro politico al paese. L’arrivo di Draghi ha dato il colpo di grazia, poiché oggi l’ubbidienza al Premier da parte dei partiti non ha precedenti nella storia repubblicana. Uno scenario che fa prefigurare un futuro che potrebbe vedere Draghi ancora per tantissimi anni alla guida del paese. Anche senza passare per le urne. In virtù di una caduta libera dei partiti, lo scenario non è del tutto fantasioso, poiché trovare assetti anche dopo il voto, non è facile. Siamo destinati ad avere tanti governi tecnici in sostituzione di quelli eletti, proprio perché i partiti non riescono a dare sostanza alle loro azioni politiche, ed hanno bisogno di qualcuno che agisca per conto loro.