Lun. Giu 5th, 2023

Primavera 2023. Napoli, Riviera di Chiaia. All’interno della Villa Comunale, una comitiva di studentesse  e studenti liceali, uscita da scuola, terminate le ore di lezione, passeggia per lo storico giardino partenopeo, abbronzandosi  al primo sole quasi estivo, quando una ragazza della compagnia chiede agli altri di fermarsi per riposare su di una panchina.

“Raga’, scusate, ma io non  ce la faccio più!…stiamo camminando da un’ora…sono le due di pomeriggio e il sole scotta…io mi fermo su una panchina…voi continuate pure, poi ci vediamo all’uscita!…”, saluta il gruppo la ragazza , appoggiando lo zaino sul sedile di marmo, dopo aver respinto l’ennesima richiesta di non abbandonare la comitiva.

Quindi, sedutasi sulla panchina, sicura che il gruppo si sia allontanato, estrae dallo zaino il suo diario per cominciare a scrivere, mentre una lacrima , scendendo silenziosa su una gota, le riga il volto.

Proprio alla panchina accanto, una signora, intenta a rilassarsi, inspirando un refolo di vento carico di salsedine, proveniente dal lungomare, si accorge del pianto della ragazza e, indecisa se rivolgerle o meno la parola, per accertarsi delle sue condizioni, decide di intervenire, esclamando: “Signori’… Scusate se mi permetto di chiedervelo: tutto bene?…pure io all’età vostra piangevo sempre…ogni occasione era buona per versare certi lacrimoni!…ora era la scuola, ora il rimprovero dei genitori, ora il fidanzatino che mi aveva tradito…Eh, signorina mia, l’adolescenza è una palestra per la vita!…Ogni delusione è come un esercizio di preparazione alle sfide dell’età adulta…ma voi non dovete avere paura: è tutto normale, poi vedrete che, crescendo e, soprattutto vivendo, le cose si aggiusteranno!…”.

“Eh, grazie, signora!…Grazie per l’interessamento e per il vostro tentativo di consolarmi…Il fatto è che all’uscita da scuola ho scoperto una cosa brutta….che mi ha fatto dispiacere e , non volendo rovinare la passeggiata agli altri del gruppo, ho preferito fermarmi, perché mi veniva da piangere e volevo stare sola con me stessa, per non farmi vedere così triste!…”, spiega l’adolescente, rivelando alla signora: “Il fatto è che ho scoperto che il ragazzo di cui mi sono innamorata si è fidanzato…Insomma, il mio è un amore non corrisposto e lui mi considera solo un’amica…Io, non vi so spiegare come mi sento, posso solo dirvi che è una sensazione brutta…brutta assaje!…”.

“Eh, lo so , lo so , signori’!…sapeste quante volte alla vostra  età è capitato anche a me di provare una simpatia per un ragazzo e di non essere ricambiata…Però, mi vedete, no?…sto qua, viva e vegeta…sopravvissuta al dispiacere!…”, racconta la signora , cercando di rincuorare la ragazza, “Signori’, vedrete che, con il tempo, il dispiacere passerà e, prima o poi incontrerete  il ragazzo giusto, quello che non vi farà più soffrire , quello che ricambierà i vostri sentimenti…Ora fa male, lo so!…ma vi posso assicurare , signori’, che non è  altro che un momento della vostra vita, che per la sensibilità che avete e che dimostrate di avere, sono sicura, sarà piena d’amore!, quello vero, quello di una persona che saprà apprezzare il vostro cuore così puro!…Mo’, se posso darvi un consiglio, prima di andare via, che ho parlato già troppo e non voglio scocciarvi ancora: piangete, piangete tutte le lacrime che tenete dentro, tirate fuori la vostra delusione, confidatela a vostra madre, a vostro padre, a un’amica o amico e poi, asciugatevi il pianto e ricominciate a sognare!…Leggete un libro, ascoltate una canzone , guardatevi un film…Io ho scoperto da poco, da quando ho più tempo , perché sono andata in pensione, i film di Charlie Chaplin e del cinema muto…Signori’ , mi dovete credere : quell’attore è straordinario , possiede l’Arte, la capacità  di farvi emozionare anche senza usare le parole, solo attraverso  le espressioni degli occhi, del viso, solo attraverso la mimica e i gesti…Quindi, sentite a me, signori’, a un certo punto non pensateci  più a quel doloretto che tenete nel cuore!…guardatevi pure voi i film di Chaplin  e sorridete, sorridete alla vita…perché la vita, nonostante tutto è bella e perché lo diceva pure lui, Chaplin , intendo: “Non bisogna mai smettere di sorridere, perché un giorno senza sorriso è un giorno perso!…”.

Mentre puntavo al guardaroba , pensai di mettermi un paio di calzoni sformati , due scarpe troppo grandi , senza dimenticare il bastone  e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata , il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da anziano o da giovane, poi ricordai che Sennett mi aveva creduto un uomo assai più maturo e così aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo, e quando m’incamminai verso l’enorme pedana di legno era già venuto al mondo”. Così, l’attore, regista , sceneggiatore e produttore Charlie Chaplin, descriveva nel suo libro “La mia autobiografia”, edito nel 1964 da Mondadori, la nascita del personaggio di Charlot.

Nato a Londra , a East Street, nel sobborgo londinese di Walaorth, il 16 aprile 1889, da Charles Chaplin Senior, attore di varietà, e da Hannah Harriette Hill, attrice e cantante meglio nota come “Lily Harley”,  Charles Spencer  Chaplin, questo il vero nome dell’artista , per via di un’intricata vicenda familiare e della separazione dei genitori, trascorre l’infanzia insieme con il fratello maggiore Sidney,che la madre aveva avuto da una precedente relazione, tra collegi e istituti a Lambeth.

Rivelato sin da bambino un talento per la recitazione  , anche grazie agli insegnamenti materni e alla frequentazione di teatri al seguito dei genitori, debutta sul palcoscenico nel 1896, a soli sette anni, quando la madre Hannah, per via di un calo di voce, fischiata  dal pubblico e, costretta ad abbandonare il palcoscenico, è sostituita ,per volere dell’impresario, proprio da lui.

Trasferitosi con la madre e il fratello a Manchester, nelle vicinanze di Belle Vue, frequenta la scuola per tre anni, per poi, grazie a conoscenti del padre, entrare in una vera compagnia teatrale, composta da giovani talenti: la “Eight Lancashire Lads”, guidata da William Jackson, nella quale, tra le altre cose, si esibisce in una danza tipica dell’Irlanda , che si balla calzando zoccoli.

Poi, nel 1900, compiuti undici anni, grazie al fratello Sidney, viene scritturato per un ruolo comico, quello di un gatto nella pantomima “Cinderella” (“Cenerentola”), messa in scena all’Hyppodrome di Londra,  nella  cui compagnia impersona il famoso clown Marceline.

Rimasto solo a occuparsi della madre, in precarie condizioni di salute, dopo la decisione del fratello Sydney di imbarcarsi per suonare come trombettista a bordo di una nave, affronta il ricovero di quest’ultima  e la morte del padre. Tuttavia, nel 1903, ottiene un ruolo in “Jim, the Romance of a Cockney”,e la sua prima recensione positiva da parte dei critici, cui segue l’ingaggio per il primo ruolo fisso in teatro, nella pièce “Sherlock Holmes”, diretta da Quentin McPherson.

Ricongiuntosi al fratello Sydney, tornato a Londra per dedicarsi anch’egli al teatro, con il suo aiuto, riesce a far dimettere la madre dall’ospedale e a prendersene cura  per un periodo , finché una ricaduta  non la costringe a un nuovo ricovero, cui seguono nuove dimissioni e gli ultimi anni di vita trascorsi con i figli in una villa in California.

Fra il 1906 e il 1907, cimentatosi insieme con in fratello nell’esperienza del Circo di Casey , che realizza un misto di varietà e numeri circensi, entra con lui  nella compagnia di Fred Karno , interpretando pantomime ideate da quest’ultimo , come : “L’incontro di calcio”, in cui interpreta un individuo senza scrupoli che tenta di narcotizzare il portiere della squadra avversaria prima della partita. Così , attraverso la mimica e la cura della gestualità , impara l’arte di esprimersi senza parole.

Divenuto, insieme con Stanley Jefferson (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Stan Laurel del duo comico “Stanlio  e Ollio”),  tra gli attori migliori della compagnia, pratica il podismo, cui si appassiona al punto da iscriversi a un club di Kennington e di pensare di partecipare alla maratona delle Olimpiadi di Londra, cui non concorre però, perché ammalatosi.

Nel 1909, partito con la compagnia di Karno per una  tournée all’estero, in giro per le principali capitali d’Europa e per gli USA, ricopre il ruolo di capocomico nell’atto unico della pantomima “A Night in an English Music Hall”, che non riscuote un largo consenso in America. Nonostante ciò, la compagnia fa ritorno negli Stati Uniti l’anno successivo, ottenendo, questa volta, un grande successo: quindi, viene notato dal produttore Mack Sennett e scritturato dalla  casa di produzione cinematografica Keystone per il suo primo contratto per il Cinema

Esordito nel 1914 con il cortometraggio “Charlot giornalista”,  su richiesta del produttore Mack Sennett, che gli chiede di inventarsi una  gag tramite trucco e acconciatura, dà vita al personaggio di Charlot nei due film successivi : “Charlot ingombrante” e “Charlot all’hotel”, caratterizzandolo con accessori quali: la bombetta, i baffetti , il bastone da passeggio, i pantaloni e le scarpe consunti e sformati.

Affermatosi nel 1915 con il cortometraggio “Il vagabondo”,  da quel momento, gira trentacinque pellicole, in cui si distingue dagli altri interpreti per la capacità  e l’abilità di esprimere le emozioni con il solo volto e i muscoli facciali, finché, passato alla casa di produzione cinematografica Essanay, si trasferisce a Chicago ,dove realizza altre quattordici film

Non si tratta , però di un passaggio definitivo, in quanto, nel 1916 approda alla Mutual Film, per la quale gira e dirige fino al 1917 altri dodici cortometraggi, nei quali racconta storie ricche di umanità e amore, nonostante le difficoltà e gli ostacoli della vita, interpretando ora un cameriere ora un milionario, accanto all’attrice Edna Purviance, protagonista di ben trentacinque delle sue pellicole fra il 1917 e il 1923.

Nel 1918, scritturato dalla First National, realizza dieci film, per poi fondare l’anno successivo, insieme a colleghi e colleghe, quali: Douglas Fairbanks, Mary Pickford e David Griffith, la casa di produzione cinematografica United Artists Corporation, occupandosi in prima persona e, con il supporto di alcuni collaboratori, tra cui il direttore di produzione Alfred Reeves, già manager della compagnia Karno, di ogni fase di realizzazione.

Dopo il breve matrimonio   con Mildred Harris, nel 1921 si consacra come icona del Cinema con la pellicola da lui diretta e interpretata “Il monello”, nella quale recita accanto al bambino prodigio ed attore esordiente Jackie Coogan.

Quindi, imbarcatosi sul transatlantico Olympic (gemello del più celebre e tristemente famoso Titanic), torna a Londra, in  Gran Bretagna, dopo undici anni di assenza. Qui, visita i quartieri di Lambeth ,Kennington ed Elephant and Castle per rivedere i luoghi della sua infanzia.

Tornato sul set  nel 1925 per dirigere e interpretare il film “La febbre dell’oro”,  poco dopo l’uscita di quest’ultimo è subito a lavoro per la realizzazione della pellicola “Il circo”, che subisce dei ritardi nella lavorazione, in quanto, durante le riprese divorzia dalla seconda moglie e madre dei suoi due figli Charles jr e Sydney, Lita Grey, sposata nel 1924.

Colto di sorpresa dall’avvento del sonoro nel 1927, decide di continuare a proporre il personaggio di Charlot e nel 1929 entra nella storia come il primo  vincitore dell’Oscar alla carriera e il più giovane regista del XX° secolo ad averlo vinto.

Scettico nei confronti del sonoro, non abbandona il cinema muto e la pantomima neppure fra il 1929 e il 1931, quando dà vita al film “Luci della città”, prima pellicola accompagnata dalla musica e in cui  la voce dei personaggi è resa con il suono degli strumenti musicali, interpretata insieme con Virginia Cherill, conosciuta nel 1928 ad un incontro di pugilato e scritturata immediatamente per il ruolo.

Ricevuta  la Legione d’onore francese, a cinque anni da uno dei suoi capolavori del cinema muto, nel 1936, ne gira un altro: “Tempi moderni”, ultimo dei film con protagonista il personaggio di Charlot, stavolta alle prese con le storture della società industrializzata, affiancato dal personaggio della “monella” Paulette Goddard, divenuta poi la sua compagna.

Nel 1940, realizzato la sua prima pellicola con il sonoro “Il grande dittatore”, girata e distribuita negli USA prima della Seconda Guerra Mondiale, in cui interpreta due personaggi: il dittatore di Tomania, “Adenoid Hynkel”, ispirato ad Adolf Hitler,  e un barbiere di origini ebraiche perseguitato dai nazisti, si aggiudica cinque candidature all’Oscar, ma senza vincerne alcuno.

Durante la lavorazione del film,  appreso della scomparsa improvvisa di Douglas Fairbanks, interrompe la sua produzione cinematografica per sette anni. Tuttavia, fra il 1942 e il 1943, conosce Oona O’Neill, diciassettenne, figlia del drammaturgo Eugene O’Neill, che sposa  dopo un breve fidanzamento , destando scandalo nell’opinione pubblica per via della differenza di età.

Divenuto padre di Geraldine, Michael, Josephine , Victoria, Eugene , Jane , Annette e Christopher, nati tra gli USA e la Svizzera, nel 1947 è nelle sale con la pellicola “Monsieur Verdoux”, ispirata alla storia di Henri Landru e, tratta da un’idea suggeritagli da Orson Welles.

Nel  1951, iniziato a girare il film “Luci della ribalta”, tratto da un suo romanzo “Footlights” mai pubblicato, sua ultima pellicola prodotta a Hollywood, interpretata insieme con Buster Keaton e  con la figlia Geraldine agli esordi,  in piena epoca maccartista, viene accusato di filocomunismo. Per questo, impossibilitato a tornare  a Londra, decide di stabilirsi in Europa e di fissare la propria residenza in Svizzera.

Tornato dietro la macchia da presa nel 1957 per girare e interpretare insieme con il figlio Michael il film “Un re a New York”, incentrato proprio sul maccartismo, nel 1964, scrive la propria autobiografia  e nel 1966 girà la sua ultima pellicola e la prima a colori: “La contessa di Hong Kong”, in cui dirige Marlon Brando e Sophia Loren.

Fra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta, prodotta la versione sonora di alcuni suoi capolavori , come: “Il circo”, “Il monello” e “La donna di Parigi”, ritorna negli Stati Uniti per ritirare il secondo premio Oscar alla carriera, conferitogli “per aver fatto delle immagini in movimento  una forma d’arte del XX secolo”.

Nel 1973, invece, riceve l’Oscar postumo per la migliore colonna sonora  per il film “Luci della ribalta” e nel 1975 dopo anni di lontananza da Londra, viene nominato  dalla regina Elisabetta II “Cavaliere di Sua Maestà”.

Allontanatosi dalle scene, si spegne nel sonno,  durante la notte di Natale del 1977, all’età di ottantotto anni, accompagnato dalle note di Christmas carol e con al fianco la moglie Oona.

Di lui, subito dopo la scomparsa, Laurence Olivier dice: “E’ stato probabilmente l’attore comico più grande di tutti i tempi e come tale spero e auspico sarà ricordato”, riecheggiato da Zeppo Marx, attore comico del celebre quartetto omonimo di fratelli, che lo definisce: “Il più grande mimo mai esistito”,mentre il regista , sceneggiatore, fumettista, Premio Oscar, Federico Fellini dichiara: “È scomparso nella stessa atmosfera natalizia in cui lo vidi per la prima volta. A Rimini i suoi film erano i più importanti e venivano programmati immancabilmente nel periodo natalizio. Da bambino lo vedevamo come un omino cui dovere gratitudine e lo si accettava come un fatto naturale, come la neve d’inverno, il mare d’estate, Gesù Bambino. È una specie di “Adamo” ,il progenitore da cui tutti si discende”.

A dare l’annuncio della sua morte,  il 27 dicembre del 1977, tra i giornali italiani , è  Il Corriere della Sera, con il giornalista e critico cinematografico, Giovanni Grazzini, che scrive: “Aveva nel sorriso il pianto del mondo e nelle lacrime delle cose faceva brillare la gioia della vita. Toccato dalla grazia del genio era il guanto rovesciato della nostra civiltà, il miele e lo schiaffo, lo scherno ed il singhiozzo; era il nostro rimprovero e la nostra speranza di essere uomini. Testimone universale commosse e rallegrò i cuori a tutte le latitudini, ovunque si celebrasse il processo all’iniquità, alla presunzione, al cinismo dei ricchi e dei potenti, ovunque dal dolore potesse scaturire la protesta del debole sopraffatto e il riscatto dell’ umiliato. Uomini e donne di tutte le età  si riconobbero in lui, si contorcevano dalle risa e sentivano salirsi dentro pietà per se stessi. Andavano per gioire e uscivano pieni di malinconia. Così fu, così è, così sarà sempre: il debole vilipeso, lo sconfitto irriso, la dignità dell’uomo calpestata dal soperchiatore e dall’arrogante, e il candore, l’innocenza fraintesi per ingenuità,  sono invece la forza del giusto: è qui la tragedia che si colora di comico, la farsa che si tinge di dramma. Il lungo viaggio di un pessimista carico di antichi dolori, compiuto per convincersi che tuttavia conviene credere nell’uomo; questo il transito di Chaplin, il senso della sua opera di artista universale”.

N.B. Si precisa che i fatti raccontati sono frutto di una ricostruzione fantasiosa della giornalista , pur traendo spunto da dati biografici reali.

Per la biografia, citazioni e fonti: Wikipedia, citazione dall’autobiografia dell’attore, regista , sceneggiatore e produttore Charlie Chaplin (Charles Spencer Chaplin)  “La mia autobiografia”, edita nel 1964 da Mondadori, articolo di Giovanni Grazzini sulla scomparsa dell’artista, pubblicato il 27 dicembre 1977 su Il Corriere della Sera.