ROMA- Stamattina leggevo una storia interessante su “Il Giornale”, storie come tante altre di chi fa impresa in Italia che, alla fine dei conti, deve allo stato più di quello che guadagna. Insomma, per farla breve, chi ha una piccola attività deve fare debiti per pagare le richieste di pagamento da parte dello stato e tutte le istituzioni messe insieme.
Il servizio spiegava con il cucchiaino la storia di un artigiano, che a fronte di una dichiarazione di 74.964 euro, doveva ai sanguisuga 83.700 euro. Quindi significa che il cristo sulla croce del fisco, deve fare debiti per mettersi in regola col fisco. Nel frattempo per lui e la famiglia non gli resta nulla, anzi, deve indebitarsi non solo per pagare lo stato ma anche per mangiare.
Ma ecco i conti snocciolati dal Il Giornale: Il reddito lordo dichiarato, dunque, è di 74.964 euro. Con gli oneri deducibili si scende a 73.600. Su quanto dichiarato, da pagare ad agosto ci sono 24.639 euro di Irpef a saldo, l’addizionale regionale a saldo per 1179 euro, l’addizionale comunale a saldo per 589 euro. Ma anche l’Irap a saldo per 2591 euro. Non dimentichiamo, poi, i contributi (Inps) a saldo per 13.487 euro. E, in più, sempre da saldare ad agosto ci sono 9855 euro di acconto Irpef. Più il primo acconto per l’addizionale comunale di 177 euro, il primo acconto Irap di 1036 euro e il primo acconto di contributi di 6873 euro. Totale da versare in estate: 60.427 euro.
Non è finita: ci sono le scadenze di novembre, sempre in base a quanto dichiarato dal contribuente. Che tra secondo acconto Irpef di 14.783 euro, secondo acconto Irap di 1554 euro e secondo acconto contributi per 6873 a novembre dovrà versare 23.211 euro. Il totale complessivo da pagare da qui a fine anno è dunque di 83.700 , appunto a fronte di 74.964 di reddito lordo dichiarato.
Leggendo questi numeri perfetti nella loro descrizione, si capisce che in Italia stanno bene solo quelli che vivono con lo stipendio della pubblica amministrazione o quelli che hanno comunque un posto fisso. Ma chi deve pagare le tasse per mantenere la macchina pubblica, resta col cerino in mano e solo quando si scotta chiude. Sono tanti gli imprenditori che chiudono dopo appena uno, due, tre anni, come si accorgono che il lavoro non solo non consente loro di vivere ma, anzi, li sta facendo indebitare anno dopo anno trascinando nel baratro anche i loro familiari, precipitosamente si ferma con conseguenze gravi sulle spalle che ci vorranno anni di lavoro, se lo trova, per ripianare una situazione costruita con la speranza di aver realizzato un lavoro.
Questo è lo stato italiano e le sue istituzioni: uccidono chi cerca di costruirsi un lavoro che lo stato non gli dà. Quello che ci fanno sentire in TV sono solo menzogne dei politici che stanno bene economicamente, per il resto, la disperazione degli italiani che lavorano è alle stelle. Ma tanto ai politici che gliene frega: prendono stipendi da favola che un comune mortale se lo sogna.