Cosa voglia fare il governo Meloni ancora non si sa. Tutt’oggi circola ancora tanta propaganda come se la campagna elettorale non fosse ancora finita. Cose concrete ancora non sono state fatte. Lunedì è il primo maggio, festa del lavoro, ma ancora una volta gli italiani guardano al lavoro come un sogno irraggiungibile. Non un giorno di festa, semmai un giorno di lutto, perché in questo paese c’è chi sta bene, specialmente i tutelati della pubblica amministrazione, e chi invece deve lottare quotidianamente per difendere un lavoro. Inoltre in questo paese c’è ancora una disparità salariale impressionante, dove alcuni lavoratori ricevono retribuzioni da fame in cambio di tante ore di lavoro. Ormai in questo paese chi lavora è precario e poco retribuito.
Al sud la situazione è molto più difficile. I giovani faticano a trovare un lavoro vero. Rimane il nodo del lavoro nero come unica soluzione per poter lavorare. I giovani continuano a partire scappando da un meridione che offre scarse opportunità lavorative. La fetta più grossa del precariato sta proprio nel meridione e non risparmia il Lazio. Sono le leggi costruite negli ultimi anni che hanno tolto stabilità al lavoro. Le troppe riforme hanno causato un corto circuito che non offre risposte concrete al dramma lavorativo. Troppa precarietà e poca certezza. Ai giovani servono garanzie per costruirsi il futuro, garanzie che non arrivano dalle attuali leggi. Ci vuole una buona riforma del lavoro, seria e corretta, che miri a ristabilire regole diverse da quelle attuali per garantire certezze a tutti. Finora di tutto questo non se ne parla convintamente negli ambienti governativi, ma finché non si fa una riforma incisiva, il mondo del lavoro continuerà a precipitare.