ROMA-“Le imprese iscritte nel registro delle imprese, a Roma, sono 250.000. Se si escludono le categorie senza sede fissa (idraulici, trasportatori, edili e così via) quelle potenzialmente soggette alla tariffa sui rifiuti (Tari) sono circa 160.000. Considerando che nel suo ultimo bilancio di previsione, l’Ama ha calcolato che a Roma le utenze “non domestiche” sono 130.000, l’evasione della Tari è riferita al 18% delle utenze. L’evasione della Tari da parte dei commercianti potrà essere al massimo del 7-8%: si tenga conto infatti che per un commerciante è più difficile evadere la Tari di un professionista, di uno studio o di un ufficio: avviando la sua attività, il commerciante richiede la Scia e finisce subito sotto l’occhio dei controlli, perché contestualmente viene iscritto all’Ama.
Inoltre facciamo presente che ci sono circa 20 milioni di euro che vengono indebitamente riscossi dall’Ama a causa del regolamento comunale difforme dalla legge nazionale su cui pende un ricorso in Commissione Tributaria.
I nostri sono dati ufficiali ricavati dal registro delle imprese e dal bilancio dell’Ama. Probabilmente nello studio grillino anticipato oggi da alcuni organi di stampa nel quale si denuncia l’evasione Tari da parte di un commerciante su tre, non si è tenuto conto delle circa 85.000 imprese che, non avendo sede fissa, non sono soggette a Tari” così Giovanna Marchese Bellaroto, presidente di Cna Commercio Roma.
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