Negli ultimi trent’anni abbiamo dovuto subirci le politiche ambientaliste che hanno detto sempre no a tutto senza offrire alternative per soddisfare concretamente il fabbisogno nazionale. Sull’energia elettrica tocchiamo un tasto delicato. L’Enel fu istituita come ente pubblico a fine 1962, originariamente acronimo di Ente nazionale per l’energia elettrica sostituendo la vecchia Sedac. Si è trasformata nel 1992 in società per azioni e nel 1999, in seguito alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Italia, quotata in borsa. Lo Stato italiano, tramite il Ministero dell’economia e delle finanze, rimane comunque il principale azionista col 23,6% del capitale sociale, al 1º aprile 2016.
La società ha subito una seria di cambiamenti, prima la privatizzazione, poi lo spacchettamento della società in diversi tronconi. Non solo, noi Italia acquistiamo il 76% di energia elettrica. Il nostro maggior fornitore e la Francia. L’energia elettrica compie un percorso enorme prima di toccare il nostro paese, con costi di trasporto elevati in bolletta. Questa energia è prodotta dal nucleare francese. Molte delle centrali sono sulla costa francese che guarda il nostro paese. Se una di esse esplodesse i primi a pagarne le spese siamo noi.
Il punto è un altro, che deve farci riflettere tantissimo. In questo momento delicato, dove tutti i paesi sono coinvolti nell’epidemia, ognuno pensa a salvare i propri cittadini, giustamente. Immaginate per un attimo se la situazione peggiorasse e la Francia fosse costretta a staccarci la fornitura di energia elettrica per fabbisogni nazionali, ebbene, noi saremo un paese morto. Senza energia elettrica non potrebbero nemmeno curarci, oltre ai fabbisogni di produzione e personali. Finora non ci siamo spaventati perché tutto andava bene, ma ora che l’epidamia ha mostrato i muscoli facendoci capire che tutto può succedere, dobbiamo comprendere tutte le nostre debolezze. Dopo la tempesta va ricostruito il sistema energetico italiano. Non può continuare cosi. Tutti vogliamo un mondo pulito, ma ho rinunciamo a molte cose o ci adattiamo a quello che ci vuole. Ora stiamo capendo cosa significa rinunciare, quindi riflettiamo per il dopo. Dopo, ognuno di noi, dobbiamo chiedere che il nostro paesi impari a diventare autonomo e non dipendere dagli altri. Finora si è sbagliato quasi tutto. Dobbiamo rimboccarci le maniche e ricostruire questa meravigliosa nazione secondo le nostre esigenze di vita.
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