Gio. Mar 23rd, 2023

La fotografia dei danni del Covid è sempre impietosa, sia da un punto di vista sociale che economico, è quanto emerge dall’ultimo report di Confcommercio su “La regionalizzazione dei consumi: stime per il 2020 e previsioni per il 2021” e la consueta rilevazione mensile su Pil e consumi (Congiuntura Confcommercio). 

Con un calo complessivo dei consumi dell’11,7%, pari ad oltre 126 miliardi di euro, il 2020 ha registrato il peggior dato dal secondo dopoguerra; un dato su cui pesa la riduzione del 60,4% della spesa dei turisti stranieri, pari ad una perdita di circa 27 miliardi di cui 23 concentrati prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord (Lazio e Toscana in testa); quanto alla spesa pro capite, il crollo della domanda ha comportato, mediamente, una riduzione di oltre 2.000 euro rispetto al 2019 riportando i consumi ai livelli del 1995; ma la perdita di consumi ha avuto andamenti differenziati sul territorio: il Nord e il Centro risultano le aree più penalizzate (Veneto e Valle d’Aosta le regioni con le maggiori perdite di consumi pari ad oltre il 15%), mentre il Sud ha registrato un andamento leggermente meno; in questi ultimi due mesi del 2021, tuttavia, le riaperture delle attività e il ritorno alla mobilità hanno determinato un incremento dei consumi (+14,2% a maggio) consolidando il recupero del Pil (+2,9 a giugno). 

Commentando i dati dell’Ufficio Studi, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “l’economia italiana si è rimessa in moto ma a velocità differenti“. “Ci sono regioni e settori come il turismo e la cultura che torneranno ai livelli pre-covid solo nel 2023 e molte imprese sono a rischio“. Secondo Sangalli è dunque necessario proseguire nella politica dei sostegni “mentre il piano di ripresa deve risolvere i problemi strutturali e favorire la crescita più robusta del nostro Paese“.  

In linea generale le regione che hanno avuto al peggio sono Lazio, Toscana, Campania, Sicilia, Veneto e Lombardia, dove il turismo è mancato. In termini percentuali la caduta più significativa si è registrata nel Lazio (-75,2%) a cui si contrappone la quasi tenuta della Valle d’Aosta (-6,9%).