Chiediamo al governo che si faccia carico del problema e ci dia degli
strumenti che ci consentano di andare avanti.
Abbiamo annunciato che il 19 marzo partiranno manifestazioni in tutta Italia
ma, nelle settimane precedenti, in alcune zone del nostro paese ci sono stati
dei fermi spontanei messi in atto da autotrasportatori esasperati: la Sicilia è
stata bloccata cinque giorni, e lo stesso è accaduto nella zona settentrionale
della Puglia, mentre ci sono stati blocchi a singhiozzo in Campania e si stava
bloccando la Calabria. Spiega Pasquale Russo Segr.Gen. Conftrasporto, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus.
Questo vuol dire che la situazione è già critica perché è evidente che il costo
del gasolio a queste cifre non consente alle imprese di trasporti di
sopravvivere.
Al governo, quindi, abbiamo chiesto due cose: 1) un credito d’imposta a
parziale recupero degli aumenti sul costo del gasolio, analogo all’intervento
effettuato con il Decreto Energia, in favore dell’industria pesante per
garantirgli di continuare a lavorare in un equilibrio economico. Anche le
nostre imprese vivono per il 30% di energia, quindi chiediamo un intervento
simile;
2) accanto a questi interventi di natura economica, chiediamo poi
l’introduzione di norme che consentano agli autotrasportatori, per legge, di
recuperare dalla propria committenza, attraverso le tariffe di trasporto,
l’aumento dei costi del gasolio. Sarebbe una clausola di adeguamento delle
tariffe ai costi del trasporto.
E’ un principio di correttezza nei confronti del trasporto ma anche nei
confronti della merce.
Le ricadute sulla filiera.
Tutto questo non riguarda solamente la nostra categoria ma tutta la filiera,
perché le ricadute di questa situazione potrebbero farsi sentire su alcuni
prodotti. Non su tutti perché, per alcuni di essi, il trasporto su gomma non ha
un’incidenza molto rilevante sul costo del prodotto finale.
Diventa più significativa per i prodotti ortofrutticoli, dove la nostra
produzione del sud Italia deve competere con i prodotti del nord Africa o della
Spagna. Bisogna, dunque, trovare una soluzione di mercato a questi aumenti.
Problemi con il carburante e con gli pneumatici.
Stiamo iniziando ad avere problemi molto seri nell’approvvigionamento di
carburante e questo è un altro elemento da tener presente.
In più c’è l’aumento dei pneumatici, che seguono la dinamica di aumento di
tutte le altre materie prime, come plastica e gomma o anche l’acciaio, che
hanno conosciuto un aumento vertiginoso dopo l’estate. La causa è stata la
decisione della Cina di non esportare più questi materiali per soddisfare il
proprio fabbisogno interno.
Il mea culpa dell’Italia sull’energia.
E’ un mondo fragile ma sull’energia, dal mio punto di vista, il nostro paese
deve afare un mea culpa grandissimo. Il nostro paese, nel corso degli anni, ha
rifiutato qualsiasi tipo di alternativa o di investimento che potesse
consentirci di avere maggiora autonomia energetica.
Quando abbiamo deciso di non estrarre più il gas e di non stoccarlo, ad
esempio, Se avessimo almeno due rigassificatori, potremmo far arrivare il gas
dall’America, lo potremmo stoccare e già così ridurre immediatamente la
dipendenza che abbiamo dalla Russia.