Anche Mattarella ha beccato il governo sui tanti decreti e la mancanza di chiarezza nei provvedimenti. È un passaggio chiave nella direzione di più trasparenza nei confronti dei cittadini. Lunedì marte la cosiddetta fase due, sarà un banco di prova per capire se possiamo convivere con il virus. Il ritorno al lavoro di 4,5 milioni di persone è la chiave di lettura della ripartenza. Il pericolo sta in questo massiccio movimento di persone, qualora le cose dovessero ritornare indietro, potrebbe esserci una nuova quarantena.
Un nuovo step è atteso il 18 maggio, ma in alcune aree a basso contagio le aperture, assicura Giuseppe Conte senza indicare date, arriveranno “prima del previsto”. Non basta però ad arrestare le sortite solitarie di alcuni presidenti di Regione. Il premier prova a parlare a un Paese dove il lavoro è messo “a dura prova” e si avvertono “rabbia e angoscia” anche per le “prospettive di lavoro a rischio”. Il presidente del Consiglio ha inoltre chiesto “scusa” per i ritardi nei pagamenti di finanziamenti e fondi stanziati per l’emergenza. E ha promesso nuovi aiuti “più pesanti, più rapidi e più diretti”.
Forse da parte del governo ci dovrebbe essere non il dopo, ma l’immediato. In molte regioni i contagi sono o zero o bassi, quindi ci sono tutte le condizioni per riaprire, sempre con le dovute precauzioni, le attività che ancor oggi rimangono chiuse. Si spera che nei prossimi giorni il governo Conte faccia quel passo indietro evitando di aprire spaccature tra governo e regione.
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