Categories: Cronaca

Convegno medico di Sabaudia: “Ridurre la spesa sanitaria per la vitamina D”

ROMA -Solo nel Lazio nel 2016 sono stati spesi poco meno di 20 milioni di euro per la prescrizione di vitamina D che è quindi uno dei farmaci più prescritti in Italia. Per quanto il suo costo sia basso, il costo cumulativo di milioni di prescrizioni raggiunge cifre importanti. A questo si deve aggiungere il costo del dosaggio dei suoi livelli plasmatici, entrato ormai nella routine di molti percorsi diagnostici, anche senza una chiara validazione. In questo mese sono state pubblicate le linee guida nazionali degli endocrinologi italiani dell’AME (Associazione Medici Endocrinologi) su una prestigiosa rivista internazionale, Nutrients, il corretto approccio diagnostico e terapeutico nei pazienti con carenza di vitamina D. Ecco i valenti ricercatori da tutta Italia: Roberto Cesareo (Latina), Roberto Attanasio (Milano), Marco Caputo (Venezia Mestre), Roberto Castello (Verona), Iacopo Chiodini (Milano), Alberto Falchetti (Firenze), Rinaldo Guglielmi (Albano Laziale), Enrico Papini (Albano Laziale), Assunta Santonati (Roma), Alfredo Scillitani (San Giovanni Rotondo), Vincenzo Toscano (Roma), Vincenzo Triggiani (Bari), Fabio Vescini (Udine), Michele Zini (Reggio Emilia).
Il dottor Roberto Cesareo, specialista endocrinologo, è stato il primo coordinatore di questo gruppo di esperti e ha appunto illustrato tali linee guida nell’evento scientifico di Sabaudia promosso dalla MyTime, alla presenza di più di 100 medici specialisti di patologie dell’osso.
Il dottor Cesareo ha fatto rilevare per l’appunto i costi rilevanti correlati alla eccessiva prescrizione che ha caratterizzato gli ultimi anni la spesa sanitaria. La vitamina D, riportano queste linee guida, è sicuramente altamente efficace nei pazienti con osteoporosi o in determinate categorie di soggetti a rischio (pazienti con osteopenia o osteoporosi, in trattamento con farmaci per la cura dell’osteoporosi, affetti da fratture da fragilità ossea, con storia di ripetute cadute, in gravidanza o nel periodo dell’allattamento, obesi, affetti da sindromi da malassorbimento, iperparatiroidei, con patologie epatiche con disfunzione di organo, o coloro che assumono determinati farmaci che riducono la sintesi e l’assorbimento della vitamina D), quindi il suo dosaggio come semplice screening non è necessario in misura indiscriminata a tutta la popolazione normale, ovvero non a rischio di patologie, ed inoltre i valori soglia per definire un individuo come “carente di vitamina D” sono stati rimodulati in quanto anche questo, a detta di questi esperti, può costituire motivo di una incongrua prescrizione.

Redazione

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