Le borse accusano il peso del coronavirus. Quelle asiatiche vanno a picco, non va meglio per quella italiana. Il coronavirus, alla fine di questa tragedia, potrebbe riportarci alla fine della seconda guerra mondiale se il tutto non si ferma in poco tempo. Se la situazione dovesse perdurare ancora per molti mesi, sul serio ne usciremo con le ossa rotte.
A risentirne di tutto questo peso, sarà di sicuro la nostra economia, che già traballa da anni. Nelle ultime ore il turismo italiano fa registrare una raffica di disdette per la prossima Pasqua. All’orizzonte c’è la stagione estiva, e molte aree del bel paese sono sempre considerate mete preferite da parte dei turisti stranieri. Oltre agli stranieri, c’è il discorso della psicosi, che potrebbe creare disordini impedendo a cittadini del nord di venire a godersi il mare del sud. Sappiamo bene che le mete preferite di molti settentrionali sono la Calabria e la Puglia, come pure la Sicilia e la Campania. L’effetto trauma da coronavirus potrebbe fermare quel tessuto meridionale che vive sul turismo marino. Ma non è solo il turismo che deve impensierirci, poiché è tutta la nazione che risentirebbe di tutto ciò. È stato colpito maggiormente il tessuto produttivo del nord, la locomotiva, da sempre, dell’economia italiana. Al nord c’è la stragrande maggioranza della produzione che soddisfa l’intero paese, tenerla ferma significa far crollare il nostro già fragile Pil e creare enormi difficoltà. Al momento la situazione è sotto controllo, sperando che questa emorragia da coronavirus si attenui nel giro di qualche mese e tutto possa ritornare alla normalità.