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Coronavirus: ora non siamo più terroni….

Quando ci sono difficoltà, problemi insormontabili, situazioni ingestibili, diventiamo tutti terroni. Per descrivere la storia della nostra Italia è del tutto difficile. Bisognerebbe partire dall’unità d’Italia, una storia scritta, come sempre, dai vincitori, che hanno stravolto la verità. Il sud ricco e potente, fu saccheggiato e derubato dei suoi avere e della sua potenza economica per poi essere trasferita in Piemonte. Da qui l’odio profondo tra il nord e il sud. Neanche le due guerre hanno corretto la stortura dell’unità d’Italia. Anzi, la fine della seconda guerra mondiale, portò alla costruzione di un’Italia a due velocità. Al nord fu costruito l’impero industriale, al sud la disperazione attraverso una forma di assistenzialismo e clientelismo per farlo stare buono. Persone intelligenti al nord, ignoranti al sud. Infatti anche la buona istruzione, dopo la fine della seconda guerra mondiali, tardò ad arrivare nella parte bassa del paese. La ricostruzione partì prima al nord e poi al sud creando un ritardo mai più assorbito. L’industrializzazione avvenuta al nord creò quello che l’impero politico democristiano e del Partito Comunista Italiano volevano, una grande emigrazione di meridionali verso il nord, lasciando al sud solo anziani. Una desertificazione meridionale che portò alla caduta della vita sociale del sud.
Questa è la piccola storia dei meridionali. Nel corso degli anni i meridionali sono stati additati di tutto, scansafatiche, mariuoli, pezzenti, epidemici. Anche il tifo calcistico nordista si è scagliato contro squadre del sud, specialmente quella del Napoli, con cori razzisti da far accapponare la pelle.
Oggi il coronavirus ha ribaltato tutto. Il nord vive la più brutta situazione dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il sud invece, in silenzio, assiste a quello che succede al nord. Se fosse successo al sud quello che sta capitando al nord, bè, lasciatemelo dire senza peli sulla lingua, ci avrebbero accusato di tutto e di più. Ci avrebbero ridotti a un cumulo di macerie umane. Chiaramente i distingui sono sempre un obbligo, perché al nord c’è gente che ama noi meridionali. Non può essere diversamente, siccome una buona parte di questo nord è di origine meridionale. Figli e nipoti di una generazione che partì nel dopoguerra ed è rimasta lì.
Ma oggi noi non siamo più terroni. Sì, perché il meridione ha un cuore nobile. È legato alle sue cose, ma non abbandona mai nessuno. Figuriamoci fratelli italiani che stanno soffrendo. Il governo ha deciso che molti malati del nord, se si saturassero le sale intensive, devono essere trasferiti negli ospedali del sud. Noi terroni abbiamo subito aperto le porte di casa, come siamo abituati a fare, poiché noi siamo ospitali, e quel poco che abbiamo lo dividiamo con chiunque ne ha bisogno. I nostri ospedali sono pronti ad accogliere chi ne ha bisogno. Per noi non sono polentoni, per noi terroni, sono i nostri fratelli italiani.

Redazione

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