Ci sono errori che arrivano dai mesi precedenti, su questo non ci piove, ma ora sembra che siamo giunti ad un passo dalle riaperture nonostante in media si registrano dai 15-18mila contagi giornalieri. Una situazione imbarazzante per chi deve decidere di far ripartire tutti quei settori che hanno pagato da soli il prezzo più alto dell’epidemia. “Fallite le zone”, i contagi dal mese di ottobre non si sono mai attenuati, il ritmo è stato costante tanto che dopo sette mesi la somma è rimasta invariata. Come si fa ad aprire in sicurezza?
Il rebus che sta cercando di sciogliere il governo il Cts e
il ministero della salute. Non facile. Le norme che spuntano nella bozza iniziale
prevedono una serie di linee guida, a partire da quella che negli esercizi di
ristorazione che prevedono posti a sedere non si possa consumare al banco dopo
le 14.00. Nei locali al chiuso vanno rispettati i due metri di distanza,
all’aperto si riduce a un metro: in entrambi i casi va tenuta la
mascherina quando non si è seduti. Tutto sommato sono regole che forse già c’erano.
Con l’aggiunta della consultazione
online del menu, il contingentamento degli ingressi in modo che la capienza del
locale assicuri il
mantenimento di almeno due metri di distanza. La distanza di almeno due metri
tra i clienti è prevista anche al banco. le indicazioni valgono per ristoranti,
trattorie, pizzerie, self-service, bar, pub, pasticcerie, gelaterie,
rosticcerie (anche all’interno di stabilimenti balneari e centri
commerciali) e per l’attività di catering.
Una bozza che dovrebbe riportare i locali a riaprire. Ma la domanda è sempre la stessa? Chi controlla? Infatti le zone sono fallite perché i controlli non ci sono stati o sono stati scarsi, quindi significa che anche nel nuovo caso di riaperture il denominatore non dovrebbe cambiare. Il nodo cruciale, infatti, restano i controlli, poiché riaprire con una circolazione del virus in corso, significa riportare il paese ad una situazione di stallo già ampiamente vissuta dopo il liberi tutti dell’estate scorsa. La scorsa estate fu riaperto con un numero di contagi irrisori, oggi la situazione se non è al punto di partenza della seconda ondata, manca poco. Poi bisogna essere chiari e onesti intellettualmente: se con le zone le persone hanno fatto quello che volevano, figuriamoci con una riapertura che avrà il sapore del “siamo liberi” cosa può succedere.